I nuovi mezzi di comunicazione e i minori

La ricerca dell’unità locale coordinata dalla prof. De Minico – Nuovi media e Minori - ha il suo fuoco nella posizione di vantaggio che il diritto originario - costituzionale, europeo o internazionale - riserva al minore. La domanda di fondo sarà la seguente: è una mera promessa per le generazioni future o già una tutela per i nostri ragazzi? Le cinque direttrici dell’indagine sono: le fonti e i contenuti regolatori della materia; i soggetti affidatari del valore da curare; gli interessi in gioco; il ruolo della tecnica; e, infine, lo sguardo all’Europa e alla testimonianza di chi, come gli Inglesi, non dicono di voler proteggere in una carta costituzionale, che non hanno, i minori, che invece finiscono per difendere di più di chi, pur dovendolo fare per impegno costituzionale, si esime dal farlo. Ci siamo interrogati se la sovrabbondanza di fonti, poco rispettose dei principi di gerarchia, riserva e responsabilità politica, seguita da un rincorrersi scomposto di contenuti, abbia attuato il dovere costituzionale di proteggere il minore dalle manifestazioni del pensiero hard, violente o intrusive, nonché gli obblighi educativi, informativi e di intrattenimento, funzionali alla sua maturità di giudizio; oppure abbia obbedito alle ragione commerciali delle imprese di comunicazione. Alla medesima alternativa tra la torsione egoistica della regulation e la sua vocazione al common good sottoponiamo anche l’assenza di disciplina che governa Internet. Rispetto a questi nuovi “linguaggi” della comunicazione e dell’incontro rimane ferma la domanda se affidare la difesa pro-activa dei minori all’eteronormazione, necessariamente di matrice sovranazionale, o lasciarla al dominio incontrastato della self-regulation, orientata dai padroni della rete.