La conservazione di un alto grado di biodiversità è di fondamentale importanza per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie, poiché essa rappresenta una manifestazione della condizione di naturalità dell’ambiente in cui viviamo. Le conseguenze dell’impatto antropico spesso si ripercuotono negativamente sullanatura provocando un degrado via via sempre crescente dei paesaggi sia dal punto di vista naturalistico, sia dal punto di vista ambientale. In generale, in tutti in paesi sono stati attuati una serie di interventi e strumenti legislativi per la tutela delle specie e degli habitat naturali, anche se, generalmente, la loro applicazione, il più delle volte è ostacolata in quanto risulta in contrasto con lo sviluppo economico. Infatti, la salvaguardia della biodiversità viene considerata un elemento secondario rispetto agli interessi economici e sociali. All’interno di un territorio alcune specie si evolvono, altre si estinguono e altre ancora se ne formano seguendo le leggi naturali dell’evoluzione. La biodiversità rappresenta, pertanto, una risorsa potenzialmente rinnovabile ed è parte fondamentale del capitale naturale. Purtroppo, la forte antropizzazione di alcune aree e lo sfruttamento agricolo del territorio e le industrie influenzano in modo sensibile la diversità biologica dell’ambiente stesso. In questo lavoro di tesi sono stati effettuati studi quantitativi delle ostracofaune in aree marino costiere. Sono queste, infatti, le aree maggiormente vulnerabil conseguentemente alle attività antropiche, poiché in esse sovente si riversano scarichi di tipo industriale con conseguenze spesso irreversibili per l’ecosistema marino interessato. Nello studio complessivo delle località analizzate, gli ostracodi si sono mostrati dei buoni indicatori ambientali. La struttura delle loro popolazioni, analizzata grazie alla conta di mute giovanili e di esemplari adulti per ogni specie e allo studio degli indici di diversità, mostra una correlazione positiva con gli effetti nocivi delle attività antropiche. Le specie più comuni risultano quelle tipicamente adattate su fondi sabbiosi con un range batimetrico che trova il suo optimum nel piano infralittorale. Tali specie sono: Carinocythereis whitei, Cytheretta subradiosa, Leptocythere aff. L. ramosa, Loxoconcha affinis, Loxoconcha ovulata, Loxoconcha rubritincta, Neocytherideis muelleri, Palmoconcha turbida, Pontocythere turbida, Procytherideis retifera, Sahnicythere retroflexa, Semicytherura incongruens, Semicytherura sulcata. Queste specie sembrano essere anche quelle maggiormente tolleranti a fenomeni di stress ambientale. Le ostracofaune rinvenute presso la località tirrenica di Ischitella (CE) si sono mostrate sensibili all’intensa e indiscriminata urbanizzazione dell’area che ha eliminato anche ampi cordoni dunari provocando un arretramento della linea di costa di diverse centinaia di metri nell’ultimo decennio. La variabile che influenza maggiormente la ricchezza delle ostracofaune risulta essere la profondità alla quale ciascun campione è stato prelevato. Tuttavia, anche se maggiormente diversificate e più abbondanti rispetto a quelle rinvenute nei campioni di profondità medio-bassa, esse si mostrano comunque esigue. Inoltre, per questa località è stato possibile per alcuni campioni comparare la presenza degli ostracodi con le quantità di Cadmio presenti in eccesso rispetto alla norma e lungo i transetti, questi piccoli crostacei si sono mostrati sensibili alla presenza del metallo pesante in questione. È stato condotto uno studio di tipo semiquantitativo anche sui foraminiferi bentonici che non hanno dimostrato la stessa sensibilità degli ostracodi allo stress ambientale, in uanto, rispetto ad essi, sono risultati più abbondanti e diversificati. L’ecosistema marino di Ischitella versa in uno stato di grave crisi e necessita di essere salvaguardato, soprattutto perché l’area esaminata rientra nella Riserva Regionale denominata "Foce Volturno e costa di Ischitella-Licola". Considerazioni analoghe sono state raggiunte dallo studio quantitativo delle ostracofaune rinvenute presso Napoli nella zona antistante l’ex complesso industriale dell’Italsider. Nelle aree campionate di Bagnoli e Nisida, è stato possibile procedere con strumenti di indagine biologica attraverso la rilevazione del grado di tossicità dei sedimenti con l’ausilio dei due bioindicatori marini, Artemia salina e Paracentrotus lividus. Dal confronto dei risultati di queste analisi con lo studio quantitativo delle ostracofaune si evince che le modifiche di diverso grado dell’habitat in esame si ripercuotono sull’abbondanza e sulla diversità degli ostracodi. In realtà, tra i campioni provenienti da Nisida e quelli prelevati a Bagnoli esistono delle disparità che caratterizzano le ostracofaune, ma anche in misura minore i foraminiferi, anch’essi oggetto di analisi di tipo quantitativo. I campioni provenienti da Nisida, seppur caratterizzati da una granulometria più grossolana, hanno mostrato ostracofaune più numerose e maggiormente diversificate rispetto a quelle rinvenute a Bagnoli. Dallo studio effettuato risulta palese lo stato di degrado che Bagnoli non sembra ancora aver superato, mentre la vicina isola di Nisida, grazie alle barriere geografiche date dai pontili, risulta maggiormente protetta sotto questo punto di vista. I residui inquinanti derivanti dalla dismissione degli impianti industriali dell’ex Italsider non sono mai stati eliminati dalle spiagge di Bagnoli. Pertanto, sono necessari ulteriori e repentini interventi di bonifica che tengano conto del fatto che la presenza di metalli pesanti nell’area (As, Hg, Cu, Pb, Cd) derivi sia dalla componente antropica sia dalla componente naturale per la risalita di acque geotermiche. Probabilmente, i tentativi di bonifica di questo territorio negli ultimi anni non hanno ottenuto risultati soddisfacenti proprio per l’interazione di queste due componenti. Per ciò che concerne il campionamento effettuato presso il porto di Termoli, gli ostracodi hanno dimostrato una spiccata sensibilità rispetto allo stress ambientale che caratterizzava l’area interessata che, al momento del campionamento, subiva la messa a punto di una darsena che è andata ad ampliare il porto turistico. Infatti, rispetto alla povertà delle associazioni ad ostracodi dei campioni prelevati in prossimità della darsena in costruzione all’interno del porto, nei campioni ubicati all’esterno di esso sono state rinvenute associazioni più ricche e diversificate. Come nel caso di Bagnoli–Nisida, le barriere geografiche offerte dai pontili, sembrano aver salvaguardato la contaminazione dei residui derivanti dalle opere in costruzione. I test ecotossicologici effettuati con Artemia salina avallano questa tesi. Le tre località campionate presso il Parco marino protetto situato nel Golfo meridionale dell’isola di Zante, Agios Sostis, Baia di Kalamaki e Baia di Limni Kerì, hanno fornito un riferimento essenziale per ciò che concerne la diversità e la ricchezza delle ostracofaune. I test di tossicità eseguiti con Artemia salina hanno dato esiti negativi. Infatti, nonostante le bassissime profondità, parametro che si è rilevato fondamentale per le ostracofaune delle località di Ischitella, Napoli e Termoli, gli ostracodi prelevati dai campioni dell’isola di Zante si sono mostrati relativamente abbondanti e discretamente diversificati. Ciò, a dimostrazione del fatto che la tutela dell’ambiente e la conservazione del paesaggio aiutano a proteggere le specie ed il loro ambiente, fornendo un valido contributo alla salvaguardia della ricchezza e diversità del paesaggio stesso e degli ecosistemi che lo compongono. Considerando le deduzioni a cui si è giunti in questo lavoro di tesi, emerge che gli ostracodi si sono mostrati dei buoni indicatori ambientali. Il loro studio effettuato su campagne di monitoraggio pluriennali potrebbe permettere la verifica di eventuali variazioni faunistiche. Il controllo di questi indicatori coadiuva le informazioni sulla biodiversità, che deve essere alla base dello studio di modelli previsionali utilizzabili per la gestione e trasformazione territoriale. La visione del mondo deve trasformarsi da antropocentrica in biocentrica e l’economia e la tecnologia devono essere vissute con un maggior spirito critico, perché la Terra è un intreccio complesso di sostanze, strutture, simbiosi e adattamenti evolutivi che permettono la vita.

Le associazioni ad ostracodi come indicatori di impatto antropico in aree marino-costiere mediterranee / Barra, Diana; Guida, Marco. - (2011).

Le associazioni ad ostracodi come indicatori di impatto antropico in aree marino-costiere mediterranee

BARRA, DIANA;GUIDA, MARCO
2011

Abstract

La conservazione di un alto grado di biodiversità è di fondamentale importanza per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie, poiché essa rappresenta una manifestazione della condizione di naturalità dell’ambiente in cui viviamo. Le conseguenze dell’impatto antropico spesso si ripercuotono negativamente sullanatura provocando un degrado via via sempre crescente dei paesaggi sia dal punto di vista naturalistico, sia dal punto di vista ambientale. In generale, in tutti in paesi sono stati attuati una serie di interventi e strumenti legislativi per la tutela delle specie e degli habitat naturali, anche se, generalmente, la loro applicazione, il più delle volte è ostacolata in quanto risulta in contrasto con lo sviluppo economico. Infatti, la salvaguardia della biodiversità viene considerata un elemento secondario rispetto agli interessi economici e sociali. All’interno di un territorio alcune specie si evolvono, altre si estinguono e altre ancora se ne formano seguendo le leggi naturali dell’evoluzione. La biodiversità rappresenta, pertanto, una risorsa potenzialmente rinnovabile ed è parte fondamentale del capitale naturale. Purtroppo, la forte antropizzazione di alcune aree e lo sfruttamento agricolo del territorio e le industrie influenzano in modo sensibile la diversità biologica dell’ambiente stesso. In questo lavoro di tesi sono stati effettuati studi quantitativi delle ostracofaune in aree marino costiere. Sono queste, infatti, le aree maggiormente vulnerabil conseguentemente alle attività antropiche, poiché in esse sovente si riversano scarichi di tipo industriale con conseguenze spesso irreversibili per l’ecosistema marino interessato. Nello studio complessivo delle località analizzate, gli ostracodi si sono mostrati dei buoni indicatori ambientali. La struttura delle loro popolazioni, analizzata grazie alla conta di mute giovanili e di esemplari adulti per ogni specie e allo studio degli indici di diversità, mostra una correlazione positiva con gli effetti nocivi delle attività antropiche. Le specie più comuni risultano quelle tipicamente adattate su fondi sabbiosi con un range batimetrico che trova il suo optimum nel piano infralittorale. Tali specie sono: Carinocythereis whitei, Cytheretta subradiosa, Leptocythere aff. L. ramosa, Loxoconcha affinis, Loxoconcha ovulata, Loxoconcha rubritincta, Neocytherideis muelleri, Palmoconcha turbida, Pontocythere turbida, Procytherideis retifera, Sahnicythere retroflexa, Semicytherura incongruens, Semicytherura sulcata. Queste specie sembrano essere anche quelle maggiormente tolleranti a fenomeni di stress ambientale. Le ostracofaune rinvenute presso la località tirrenica di Ischitella (CE) si sono mostrate sensibili all’intensa e indiscriminata urbanizzazione dell’area che ha eliminato anche ampi cordoni dunari provocando un arretramento della linea di costa di diverse centinaia di metri nell’ultimo decennio. La variabile che influenza maggiormente la ricchezza delle ostracofaune risulta essere la profondità alla quale ciascun campione è stato prelevato. Tuttavia, anche se maggiormente diversificate e più abbondanti rispetto a quelle rinvenute nei campioni di profondità medio-bassa, esse si mostrano comunque esigue. Inoltre, per questa località è stato possibile per alcuni campioni comparare la presenza degli ostracodi con le quantità di Cadmio presenti in eccesso rispetto alla norma e lungo i transetti, questi piccoli crostacei si sono mostrati sensibili alla presenza del metallo pesante in questione. È stato condotto uno studio di tipo semiquantitativo anche sui foraminiferi bentonici che non hanno dimostrato la stessa sensibilità degli ostracodi allo stress ambientale, in uanto, rispetto ad essi, sono risultati più abbondanti e diversificati. L’ecosistema marino di Ischitella versa in uno stato di grave crisi e necessita di essere salvaguardato, soprattutto perché l’area esaminata rientra nella Riserva Regionale denominata "Foce Volturno e costa di Ischitella-Licola". Considerazioni analoghe sono state raggiunte dallo studio quantitativo delle ostracofaune rinvenute presso Napoli nella zona antistante l’ex complesso industriale dell’Italsider. Nelle aree campionate di Bagnoli e Nisida, è stato possibile procedere con strumenti di indagine biologica attraverso la rilevazione del grado di tossicità dei sedimenti con l’ausilio dei due bioindicatori marini, Artemia salina e Paracentrotus lividus. Dal confronto dei risultati di queste analisi con lo studio quantitativo delle ostracofaune si evince che le modifiche di diverso grado dell’habitat in esame si ripercuotono sull’abbondanza e sulla diversità degli ostracodi. In realtà, tra i campioni provenienti da Nisida e quelli prelevati a Bagnoli esistono delle disparità che caratterizzano le ostracofaune, ma anche in misura minore i foraminiferi, anch’essi oggetto di analisi di tipo quantitativo. I campioni provenienti da Nisida, seppur caratterizzati da una granulometria più grossolana, hanno mostrato ostracofaune più numerose e maggiormente diversificate rispetto a quelle rinvenute a Bagnoli. Dallo studio effettuato risulta palese lo stato di degrado che Bagnoli non sembra ancora aver superato, mentre la vicina isola di Nisida, grazie alle barriere geografiche date dai pontili, risulta maggiormente protetta sotto questo punto di vista. I residui inquinanti derivanti dalla dismissione degli impianti industriali dell’ex Italsider non sono mai stati eliminati dalle spiagge di Bagnoli. Pertanto, sono necessari ulteriori e repentini interventi di bonifica che tengano conto del fatto che la presenza di metalli pesanti nell’area (As, Hg, Cu, Pb, Cd) derivi sia dalla componente antropica sia dalla componente naturale per la risalita di acque geotermiche. Probabilmente, i tentativi di bonifica di questo territorio negli ultimi anni non hanno ottenuto risultati soddisfacenti proprio per l’interazione di queste due componenti. Per ciò che concerne il campionamento effettuato presso il porto di Termoli, gli ostracodi hanno dimostrato una spiccata sensibilità rispetto allo stress ambientale che caratterizzava l’area interessata che, al momento del campionamento, subiva la messa a punto di una darsena che è andata ad ampliare il porto turistico. Infatti, rispetto alla povertà delle associazioni ad ostracodi dei campioni prelevati in prossimità della darsena in costruzione all’interno del porto, nei campioni ubicati all’esterno di esso sono state rinvenute associazioni più ricche e diversificate. Come nel caso di Bagnoli–Nisida, le barriere geografiche offerte dai pontili, sembrano aver salvaguardato la contaminazione dei residui derivanti dalle opere in costruzione. I test ecotossicologici effettuati con Artemia salina avallano questa tesi. Le tre località campionate presso il Parco marino protetto situato nel Golfo meridionale dell’isola di Zante, Agios Sostis, Baia di Kalamaki e Baia di Limni Kerì, hanno fornito un riferimento essenziale per ciò che concerne la diversità e la ricchezza delle ostracofaune. I test di tossicità eseguiti con Artemia salina hanno dato esiti negativi. Infatti, nonostante le bassissime profondità, parametro che si è rilevato fondamentale per le ostracofaune delle località di Ischitella, Napoli e Termoli, gli ostracodi prelevati dai campioni dell’isola di Zante si sono mostrati relativamente abbondanti e discretamente diversificati. Ciò, a dimostrazione del fatto che la tutela dell’ambiente e la conservazione del paesaggio aiutano a proteggere le specie ed il loro ambiente, fornendo un valido contributo alla salvaguardia della ricchezza e diversità del paesaggio stesso e degli ecosistemi che lo compongono. Considerando le deduzioni a cui si è giunti in questo lavoro di tesi, emerge che gli ostracodi si sono mostrati dei buoni indicatori ambientali. Il loro studio effettuato su campagne di monitoraggio pluriennali potrebbe permettere la verifica di eventuali variazioni faunistiche. Il controllo di questi indicatori coadiuva le informazioni sulla biodiversità, che deve essere alla base dello studio di modelli previsionali utilizzabili per la gestione e trasformazione territoriale. La visione del mondo deve trasformarsi da antropocentrica in biocentrica e l’economia e la tecnologia devono essere vissute con un maggior spirito critico, perché la Terra è un intreccio complesso di sostanze, strutture, simbiosi e adattamenti evolutivi che permettono la vita.
2011
Le associazioni ad ostracodi come indicatori di impatto antropico in aree marino-costiere mediterranee / Barra, Diana; Guida, Marco. - (2011).
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