L’idea di progetto è fondata in maniera assoluta sulla operazione di protezione degli elementi materici esistenti e all’adozione di tutte le misure che prevedano la compatibilità con la preesistente realtà materiale. La riconfigurazione dell’invaso spaziale viene immaginata non attraverso l’adozione di espedienti mimetici, magari anche con linguaggio contemporaneo; il proposito è quello di mediare quella che è stata “una” configurazione spaziale (ultima, prima del bombardamento inglese) e un’attuale e possibile realtà formativa, cercando una risposta alle istanze attuali. In tal senso il ricorso ad un materiale schiettamente moderno, ma allo stesso tempo legato all’architettura tradizionale, come il legno, serve a stabilire un forte nesso tra il preesistente e il nuovo intervento, presupposto imprescindibile per un corretto approccio ad una struttura storica e di così forti valenze architettonico-ambientali. Viene prevista nel progetto la copertura degli spazi interni, per la protezione dagli agenti atmosferici, ma rinunciando, in mancanza di certe fonti documentarie, ad una ricostruzione dell’originaria conformazione; accettando il nuovo rapporto, oramai “storico”, che il rudere ha stabilito con il paesaggio circostante e le vicine architetture del Castello, si è proposta per la navata centrale una copertura a doppia falda, sospesa al di sopra dei piani di chiusura delle navate laterali che consentirà ancora di percepire la continuità visiva e spaziale con l’intorno. Le nuove strutture sono state dunque disegnate con l’attenzione a non intaccare la percezione dei ruderi che resteranno nella loro “verità” consolidata di residui di prodotto umano, consegnato alla natura dei luoghi e del tempo. La mancanza di copertura è stata la conseguenza di un evento improvviso e violento e il luogo di rifugio, una volta sacro e concluso, è diventato aperto alle intemperie e all’azioni meteoriche. La nuova struttura è, da tale punto di vista, una protezione, reale quanto percettiva dei resti. La sagoma dell’impalcato ligneo funziona da strumento protettivo che, nella caratterizzazione cromatica, si differenzia oltremodo dalla tattilità della muratura preesistente. La scelta, dunque, di tale tipo di materiale risponde alle istanze legittimamente avanzate dal concorso, oltre che essere in sintonia con le posizioni più avvertite della cultura della conservazione in materia di progettazione. Infatti, l’aspetto più delicato e complesso di un intervento nell’esistente è quello della gestione della linea di confine tra l’istanza storica e l’istanza estetica; una linea, a nostro avviso, non sempre stabile e ferma nel tempo. L’intervento sull’esistente presuppone una gamma di scelte più complicata che vede come indirizzo il tentativo di “fondere” i due linguaggi pur con la visibilità, più o meno evidente, della linea di confine tra i due. Il confine è reso evidente dalla sagoma inclinata dell’elemento di copertura della navata principale che lascia ai ruderi una “vita propria” e la continuazione a vivere con la luce atmosferica dell’interno La gestione, dunque, della grammatica formativa considera ulteriori ed “altri” fattori che caratterizzano inderogabilmente il sito: il paesaggio, le linee di orizzonte, il punto di vista, ma anche la percezione del promontorio stesso dall’isola e dal mare. Tuttavia, il radicamento al preesistente è segnalato e vissuto anche attraverso il riprogetto del collegamento funzionale e visivo con la cripta sottostante.

Riconfigurazione spaziale della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia / Viola, Francesco; Faggiano, Beatrice; Marino, Bianca. - (2010), pp. 45-45.

Riconfigurazione spaziale della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia

VIOLA, FRANCESCO;FAGGIANO, BEATRICE;MARINO, BIANCA
2010

Abstract

L’idea di progetto è fondata in maniera assoluta sulla operazione di protezione degli elementi materici esistenti e all’adozione di tutte le misure che prevedano la compatibilità con la preesistente realtà materiale. La riconfigurazione dell’invaso spaziale viene immaginata non attraverso l’adozione di espedienti mimetici, magari anche con linguaggio contemporaneo; il proposito è quello di mediare quella che è stata “una” configurazione spaziale (ultima, prima del bombardamento inglese) e un’attuale e possibile realtà formativa, cercando una risposta alle istanze attuali. In tal senso il ricorso ad un materiale schiettamente moderno, ma allo stesso tempo legato all’architettura tradizionale, come il legno, serve a stabilire un forte nesso tra il preesistente e il nuovo intervento, presupposto imprescindibile per un corretto approccio ad una struttura storica e di così forti valenze architettonico-ambientali. Viene prevista nel progetto la copertura degli spazi interni, per la protezione dagli agenti atmosferici, ma rinunciando, in mancanza di certe fonti documentarie, ad una ricostruzione dell’originaria conformazione; accettando il nuovo rapporto, oramai “storico”, che il rudere ha stabilito con il paesaggio circostante e le vicine architetture del Castello, si è proposta per la navata centrale una copertura a doppia falda, sospesa al di sopra dei piani di chiusura delle navate laterali che consentirà ancora di percepire la continuità visiva e spaziale con l’intorno. Le nuove strutture sono state dunque disegnate con l’attenzione a non intaccare la percezione dei ruderi che resteranno nella loro “verità” consolidata di residui di prodotto umano, consegnato alla natura dei luoghi e del tempo. La mancanza di copertura è stata la conseguenza di un evento improvviso e violento e il luogo di rifugio, una volta sacro e concluso, è diventato aperto alle intemperie e all’azioni meteoriche. La nuova struttura è, da tale punto di vista, una protezione, reale quanto percettiva dei resti. La sagoma dell’impalcato ligneo funziona da strumento protettivo che, nella caratterizzazione cromatica, si differenzia oltremodo dalla tattilità della muratura preesistente. La scelta, dunque, di tale tipo di materiale risponde alle istanze legittimamente avanzate dal concorso, oltre che essere in sintonia con le posizioni più avvertite della cultura della conservazione in materia di progettazione. Infatti, l’aspetto più delicato e complesso di un intervento nell’esistente è quello della gestione della linea di confine tra l’istanza storica e l’istanza estetica; una linea, a nostro avviso, non sempre stabile e ferma nel tempo. L’intervento sull’esistente presuppone una gamma di scelte più complicata che vede come indirizzo il tentativo di “fondere” i due linguaggi pur con la visibilità, più o meno evidente, della linea di confine tra i due. Il confine è reso evidente dalla sagoma inclinata dell’elemento di copertura della navata principale che lascia ai ruderi una “vita propria” e la continuazione a vivere con la luce atmosferica dell’interno La gestione, dunque, della grammatica formativa considera ulteriori ed “altri” fattori che caratterizzano inderogabilmente il sito: il paesaggio, le linee di orizzonte, il punto di vista, ma anche la percezione del promontorio stesso dall’isola e dal mare. Tuttavia, il radicamento al preesistente è segnalato e vissuto anche attraverso il riprogetto del collegamento funzionale e visivo con la cripta sottostante.
2010
9788887111927
Riconfigurazione spaziale della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia / Viola, Francesco; Faggiano, Beatrice; Marino, Bianca. - (2010), pp. 45-45.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/379454
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