La critica ha ampiamente messo a fuoco la separazione avvenuta nel progetto Moderno tra pensiero architettonico e perseguimento del comfort ambientale, affidato per lo più all’impiantistica che raggiungeva livelli di efficienza prima non contemplabili. Questo fenomeno ha consentito maggiori possibilità di espressione e sfruttamento dello spazio, ma ha generato costruzioni onerosissime sul piano ecologico ed economico (Banham, 1969). Ha inoltre indotto ad una visione parziale del comfort, non inclusiva di fattori culturali ed esistenziali. L’Architettura invece mostra che esso non è un dato puramente fisico ed oggettivo, ma è funzione variabile della cultura, segnando con la sua evoluzione i diversi modi di intendere l’abitare nel tempo e nello spazio (Rybczynski, 1986). Affidarne il perseguimento all’impiantistica o alla tecnologia dei materiali, perdendo di vista la interezza dell’Architettura, ha generato un edificare ed un abitare insostenibili, ma anche una globalizzazione indifferente ed una perdita di identità dell’espressione architettonica (Schulz, 1979) nonché la degenerazione del progetto in un agire formalistico, autoreferenziale ed a-tettonico (Maldonado, 1987). L’emergenza oggi sentita circa il tema della sostenibilità può essere intesa come occasione per il recupero della sintesi nel progetto di questioni di forma, tecnica ed uso nella loro mutua integrazione. La totalità dell’architettura può essere sostenibile nel connotarsi rispetto al contesto e reagire ad esso non solo sul piano della tecnica e dell’uso dei materiali, ma del linguaggio, della tipologia, della gestione dello spazio. Tale sostenibilità integrata è perseguibile recuperando la dimensione tettonica del progetto e l’attenzione alla cultura materiale che connette tecnologia e modi di abitare. L’architettura nella storia è stata sostenibile ante-litteram, elaborando soluzioni dettate da clima e risorse disponibili, ma anche portatrici di significati connessi alla cultura in cui nascevano, generando forme che sono divenute archetipi, figure altamente significanti dell’abitare. Lo spessore di significato di tali spazi è esso stesso fattore di sostenibilità, infatti sono sopravvissuti nei secoli “riciclandosi” in nuove funzioni con lievi adeguamenti, misura senz’altro più ecologica rispetto a progetti high tech che non resistono alla rapida obsolescenza di spazi che non riescono ad essere luoghi. La sostenibilità dello spazio è un concetto più ampio ma più fertile per l’architettura e può essere indagato attraverso una lettura del progetto moderno e contemporaneo che, con continuità metodologica rispetto alla storia, fornisce risposte spaziali e modelli significativi per l’abitare in un fertile rapporto tra fattori ambientali e tettonici, topografia, tipologia e morfologia, nell’interezza dell’architettura, nella sua sintesi vitruviana di ricerca formale e tecnologica.

Per una sostenibilità dello spazio / Cafiero, Gioconda. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 679-689.

Per una sostenibilità dello spazio

CAFIERO, GIOCONDA
2010

Abstract

La critica ha ampiamente messo a fuoco la separazione avvenuta nel progetto Moderno tra pensiero architettonico e perseguimento del comfort ambientale, affidato per lo più all’impiantistica che raggiungeva livelli di efficienza prima non contemplabili. Questo fenomeno ha consentito maggiori possibilità di espressione e sfruttamento dello spazio, ma ha generato costruzioni onerosissime sul piano ecologico ed economico (Banham, 1969). Ha inoltre indotto ad una visione parziale del comfort, non inclusiva di fattori culturali ed esistenziali. L’Architettura invece mostra che esso non è un dato puramente fisico ed oggettivo, ma è funzione variabile della cultura, segnando con la sua evoluzione i diversi modi di intendere l’abitare nel tempo e nello spazio (Rybczynski, 1986). Affidarne il perseguimento all’impiantistica o alla tecnologia dei materiali, perdendo di vista la interezza dell’Architettura, ha generato un edificare ed un abitare insostenibili, ma anche una globalizzazione indifferente ed una perdita di identità dell’espressione architettonica (Schulz, 1979) nonché la degenerazione del progetto in un agire formalistico, autoreferenziale ed a-tettonico (Maldonado, 1987). L’emergenza oggi sentita circa il tema della sostenibilità può essere intesa come occasione per il recupero della sintesi nel progetto di questioni di forma, tecnica ed uso nella loro mutua integrazione. La totalità dell’architettura può essere sostenibile nel connotarsi rispetto al contesto e reagire ad esso non solo sul piano della tecnica e dell’uso dei materiali, ma del linguaggio, della tipologia, della gestione dello spazio. Tale sostenibilità integrata è perseguibile recuperando la dimensione tettonica del progetto e l’attenzione alla cultura materiale che connette tecnologia e modi di abitare. L’architettura nella storia è stata sostenibile ante-litteram, elaborando soluzioni dettate da clima e risorse disponibili, ma anche portatrici di significati connessi alla cultura in cui nascevano, generando forme che sono divenute archetipi, figure altamente significanti dell’abitare. Lo spessore di significato di tali spazi è esso stesso fattore di sostenibilità, infatti sono sopravvissuti nei secoli “riciclandosi” in nuove funzioni con lievi adeguamenti, misura senz’altro più ecologica rispetto a progetti high tech che non resistono alla rapida obsolescenza di spazi che non riescono ad essere luoghi. La sostenibilità dello spazio è un concetto più ampio ma più fertile per l’architettura e può essere indagato attraverso una lettura del progetto moderno e contemporaneo che, con continuità metodologica rispetto alla storia, fornisce risposte spaziali e modelli significativi per l’abitare in un fertile rapporto tra fattori ambientali e tettonici, topografia, tipologia e morfologia, nell’interezza dell’architettura, nella sua sintesi vitruviana di ricerca formale e tecnologica.
2010
9788884971630
Per una sostenibilità dello spazio / Cafiero, Gioconda. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 679-689.
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