Obiettivo di questo capitolo del volume è quello di valutare la situazione familiare degli immigrati presenti nella metropoli partenopea e nei paesi vesuviani allo scopo di avere indicazioni sul processo di stabilizzazione della popolazione straniera, oltre che per segnalare possibili necessità e bisogni espressamente connessi al radicamento sul territorio. Inoltre, sembra importante esaminare gli interessi che gli immigrati manifestano rispetto all’area di origine e a quella di destinazione al modificarsi della loro situazione familiare. Puntare poi la lente d’ingrandimento sulle comunità immigrate più importanti per numerosità della presenza consente di evidenziare similitudini e differenze nelle strategie migratorie e nel ruolo svolto dal nucleo familiare nel processo di stabilizzazione e di inserimento nel tessuto produttivo locale. L'indagine campionaria svolta nel 2008 nelle due realtà territoriali considerate costituisce la fonte informativa di riferimento. Dai dati risulta che due immigrati maggiorenni su tre hanno già costituito una propria famiglia. Importante è naturalmente il ruolo giocato dall’età e dalla durata della presenza in Italia, ma a parità di queste ed altre variabili, il genere continua ad essere una discriminante importante con le donne che hanno una probabilità di avere famiglia quasi due volte quella degli uomini. Significativa continua ad essere anche l’area di provenienza: a parità delle altre condizioni i Cinesi e gli Srilankesi continuano ad avere una probabilità di aver costituito una propria famiglia sensibilmente più elevata rispetto agli altri gruppi nazionali. Invece per i Polacchi e gli Ucraini la proporzione maggiore della media di persone con famiglia dipende dallo stadio più avanzato del ciclo di vita individuale. Pertanto, le caratteristiche demografiche e migratorie giocano un ruolo importante nel determinare la situazione familiare degli immigrati, con differenze per area di origine che, anche a parità di tali variabili, continuano in alcuni casi ad essere significative. Nella metropoli partenopea la più ampia presenza di immigrati meno stabili è testimoniata dal peso maggiore rispetto all’area vesuviana di quelli che vivono da soli o coabitano con amici e conoscenti. Anche la proporzione di famiglie spezzate risulta più elevata. È invece nell’entroterra vesuviano che la quota di unioni con e senza figli con tutti i componenti coabitanti risulta maggiore. A parità delle altre caratteristiche, gli immigrati che vivono nei paesi vesuviani continuano ad avere un rischio di avere una famiglia spezzata che è circa la metà rispetto al rischio di quelli insediatisi nella metropoli partenopea. Appare pertanto confermato il ruolo giocato dal contesto territoriale di insediamento, anche tenendo sotto controllo la durata della presenza, l’età, la cittadinanza e la religione. Nei comuni vesuviani sembrano più elevate le possibilità di stabilizzazione delle presenze e di (ri)composizione dei nuclei familiari. E l’interesse per le vicende italiane e per quelle del paese d’origine cambia al variare della situazione familiare degli immigrati: quelli che non hanno ancora un proprio nucleo familiare manifestano, in entrambe le aree, un minore senso di appartenenza e una meno forte attenzione verso il paese di origine. Sono invece le persone che hanno una famiglia spezzata a mostrare più spesso un legame forte con il paese d’origine e un interesse molto elevato verso le vicende che si verificano lì. La tipologia familiare in emigrazione svolge ovviamente un ruolo importante anche sull’invio dalle rimesse, visto che è la condizione stessa di separazione a spiegare e chiarire il legame di dipendenza economica tra il migrante e la propria famiglia di formazione da cui si è allontanato. In linea con quanto atteso appare anche la constatazione che tra gli immigrati con famiglia al completo è più elevata la percentuale di quelli che dichiarano di trovarsi molto bene in Italia, mentre tra le persone senza un nucleo di formazione meno trascurabile appare la quota di quelli che sostengono di trovarsi né bene né male o di non trovarsi bene. Hanno invece una posizione intermedia gli immigrati con famiglia spezzata, che più di altri si caratterizzano per una certa sospensione tra due realtà diverse.

La famiglia degli immigrati: quale e dove? / Forcellati, Linda; Nunziata, V.; Strozza, Salvatore; Truda, G.. - STAMPA. - 907.40:(2010), pp. 67-95.

La famiglia degli immigrati: quale e dove?

FORCELLATI, LINDA;STROZZA, SALVATORE;
2010

Abstract

Obiettivo di questo capitolo del volume è quello di valutare la situazione familiare degli immigrati presenti nella metropoli partenopea e nei paesi vesuviani allo scopo di avere indicazioni sul processo di stabilizzazione della popolazione straniera, oltre che per segnalare possibili necessità e bisogni espressamente connessi al radicamento sul territorio. Inoltre, sembra importante esaminare gli interessi che gli immigrati manifestano rispetto all’area di origine e a quella di destinazione al modificarsi della loro situazione familiare. Puntare poi la lente d’ingrandimento sulle comunità immigrate più importanti per numerosità della presenza consente di evidenziare similitudini e differenze nelle strategie migratorie e nel ruolo svolto dal nucleo familiare nel processo di stabilizzazione e di inserimento nel tessuto produttivo locale. L'indagine campionaria svolta nel 2008 nelle due realtà territoriali considerate costituisce la fonte informativa di riferimento. Dai dati risulta che due immigrati maggiorenni su tre hanno già costituito una propria famiglia. Importante è naturalmente il ruolo giocato dall’età e dalla durata della presenza in Italia, ma a parità di queste ed altre variabili, il genere continua ad essere una discriminante importante con le donne che hanno una probabilità di avere famiglia quasi due volte quella degli uomini. Significativa continua ad essere anche l’area di provenienza: a parità delle altre condizioni i Cinesi e gli Srilankesi continuano ad avere una probabilità di aver costituito una propria famiglia sensibilmente più elevata rispetto agli altri gruppi nazionali. Invece per i Polacchi e gli Ucraini la proporzione maggiore della media di persone con famiglia dipende dallo stadio più avanzato del ciclo di vita individuale. Pertanto, le caratteristiche demografiche e migratorie giocano un ruolo importante nel determinare la situazione familiare degli immigrati, con differenze per area di origine che, anche a parità di tali variabili, continuano in alcuni casi ad essere significative. Nella metropoli partenopea la più ampia presenza di immigrati meno stabili è testimoniata dal peso maggiore rispetto all’area vesuviana di quelli che vivono da soli o coabitano con amici e conoscenti. Anche la proporzione di famiglie spezzate risulta più elevata. È invece nell’entroterra vesuviano che la quota di unioni con e senza figli con tutti i componenti coabitanti risulta maggiore. A parità delle altre caratteristiche, gli immigrati che vivono nei paesi vesuviani continuano ad avere un rischio di avere una famiglia spezzata che è circa la metà rispetto al rischio di quelli insediatisi nella metropoli partenopea. Appare pertanto confermato il ruolo giocato dal contesto territoriale di insediamento, anche tenendo sotto controllo la durata della presenza, l’età, la cittadinanza e la religione. Nei comuni vesuviani sembrano più elevate le possibilità di stabilizzazione delle presenze e di (ri)composizione dei nuclei familiari. E l’interesse per le vicende italiane e per quelle del paese d’origine cambia al variare della situazione familiare degli immigrati: quelli che non hanno ancora un proprio nucleo familiare manifestano, in entrambe le aree, un minore senso di appartenenza e una meno forte attenzione verso il paese di origine. Sono invece le persone che hanno una famiglia spezzata a mostrare più spesso un legame forte con il paese d’origine e un interesse molto elevato verso le vicende che si verificano lì. La tipologia familiare in emigrazione svolge ovviamente un ruolo importante anche sull’invio dalle rimesse, visto che è la condizione stessa di separazione a spiegare e chiarire il legame di dipendenza economica tra il migrante e la propria famiglia di formazione da cui si è allontanato. In linea con quanto atteso appare anche la constatazione che tra gli immigrati con famiglia al completo è più elevata la percentuale di quelli che dichiarano di trovarsi molto bene in Italia, mentre tra le persone senza un nucleo di formazione meno trascurabile appare la quota di quelli che sostengono di trovarsi né bene né male o di non trovarsi bene. Hanno invece una posizione intermedia gli immigrati con famiglia spezzata, che più di altri si caratterizzano per una certa sospensione tra due realtà diverse.
2010
9788856832877
La famiglia degli immigrati: quale e dove? / Forcellati, Linda; Nunziata, V.; Strozza, Salvatore; Truda, G.. - STAMPA. - 907.40:(2010), pp. 67-95.
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