La riflessività del diritto tra sistemi autopoietici e bisogni individuali

Il lavoro si pone l'obiettivo di compiere una riflessione intorno all'instabilità del diritto nella società contemporanea che si traduce in atteggiamenti, individuali e collettivi, di disobbedienza e violazione delle norme giuridiche. Il modello teorico adottato è quello della "riflessività giuridica" elaborato negli anni Ottanta dal sociologo e filosofo Gunther Teubner che propone un "diritto riflessivo", ovvero un diritto che si limita a predisporre una cornice regolativa all'interno della quale è possibile la comunicazione e l'organizzazione tra sistemi e sottosistemi sociali. La regola giuridica, quindi, non proviene dall'intervento regolativo diretto ma dalla riflessività del diritto che si rende capace di recepire e trasformare in diritto le istanze sociali aventi la forma di comunicazioni e irritazioni tra i vari sistemi sociali. Partendo da questo modello, che Teubner applica unicamente ai sistemi sociali, la tesi muove verso un obiettivo più ambizioso: verificare se la riflessività possa applicarsi anche al rapporto tra individuo e diritto e porsi come categoria di mediazione tra le due entità. La partecipazione del singolo individuo a processi comunicativi, basati sul riconoscimento dell'Alter al quale si accordano gli stessi diritti fondamentali e doveri, produce istanze normative che confluiranno in regole giuridiche le quali, lungi dal provenire dall'alto, si pongono come specchio degli individui che li hanno poste. L'individuo si riflette nella regola giuridica perché l'ha posta e la rispetta e la osserva perché può riflettere sé stesso, i suoi diritti e il suo patrimonio culturale in essa. Allo stesso modo, la regola si rifletterà nell'individuo che l'ha posta perché il suo contenuto non potrà che essere speculativo degli ideali e dei valori di coloro che hanno partecipato al processo fondativo e di costruzione normativa.