Il saggio è inserito in un volume che vuole definire attraverso una pluralità di casi di studio, lo stato dell’arte delle trasformazioni dei waterfront urbani in Italia. Questo si afferma come tema particolarmente efficace per mettere in relazione il quadro della pianificazione territoriale ed urbana con i grandi progetti urbani, e con gli esiti dei fenomeni di trasformazione locale. Il territorio urbano e costiero del waterfront di Napoli è il punto di frontiera di due logiche di pianificazione e programmazione differenti e istituzionalmente autonome: quella della pianificazione comunale, regolata dal Piano Urbanistico Comunale (definito dalla LUR Campania n.16 del 2004), e quella Portuale, definita dal Piano Regolatore Portuale, strumento di Pianificazione di competenza dell’Autorità Portuale, che, secondo quanto disposto dalla Legge n. 84 del 28 gennaio 1994, delimita l’ambito del porto, e ne disegna l’assetto complessivo, organizzando anche tutte le aree destinate alla produzione industriale, all’attività cantieristica, a tutte le strutture stradali e ferroviarie dedicate alla movimentazione interna. Il rapporto tra i diversi strumenti di pianificazione, spesso agiti secondo interessi divergenti e da soggetti incapaci di trovare allineamenti istituzionali, lo scontro tra logiche diverse, legate a visioni scalari differenti (le politiche regionali della portualità e le azioni strategiche di trasformazione urbana a scala comunale) sono elementi che conducono ad uno spaesante dualismo nel trattamento di questioni strutturali dalla valenza strategica come quelle della costruzione di uno spazio pubblico centrale e rilevante – definito dalla linea di costa – che rappresenta un luogo caratterizzante e identitario per la città di Napoli. Il waterfront di Napoli è un caso di studio utile ed interessante per generalizzare le tematiche del trattamento progettuale dei waterfront urbani, punto d’incontro tra logiche pianificatorie a scala ampia e luoghi di concentrazione simbolica e funzionale alla scala urbana, dello spazio pubblico e collettivo. In particolare, a Napoli, quello del waterfront è un tema su cui si è definitivamente consumata l’incapacità di utilizzare in termini innovativi il progetto urbano, come processualità in grado di mobilitare risorse e aggregare interessi e soggetti, intorno a idee innovative, progetti e azioni di riconfigurazione di una forma urbana capace di superare il dualismo storico tra città, mare e linea di costa. La pianificazione urbanistica, in una cornice istituzionale sempre più debole e meno coesa, non ha elaborato una convincente idea di waterfront come principio operativo e condiviso attorno al quale coagulare interventi a diverse scale, capaci di essere intersettoriali e al contempo attenti alla forma, ma anche interni ad un processo trasparente e condiviso di formulazione delle scelte. Senza una cultura del “progetto urbano”, quale dispositivo di coordinamento delle trasformazioni fisiche, di “mobilitazione sociale” e di innovazione dello spazio urbano, quale cornice entro cui dare coerenza alle azioni puntuali e collegare le modificazioni urbane ai principi di sviluppo economico e sociale, la modificazione del waterfront si riduce ad uno sterile esercizio incrementale di azioni puntuali e settoriali, in cui è sempre presente il rischio che approcci tradizionalisti e conservativi non vadano oltre una generica cultura del vincolo, manifestando una irrimediabile incapacità di progetto, dunque di valorizzazione, delle risorse e dell’identità del territorio.
Napoli e la sua costa. Contraddizioni di un territorio duale / Russo, Michelangelo. - STAMPA. - (2010), pp. 145-169.
Napoli e la sua costa. Contraddizioni di un territorio duale
RUSSO, MICHELANGELO
2010
Abstract
Il saggio è inserito in un volume che vuole definire attraverso una pluralità di casi di studio, lo stato dell’arte delle trasformazioni dei waterfront urbani in Italia. Questo si afferma come tema particolarmente efficace per mettere in relazione il quadro della pianificazione territoriale ed urbana con i grandi progetti urbani, e con gli esiti dei fenomeni di trasformazione locale. Il territorio urbano e costiero del waterfront di Napoli è il punto di frontiera di due logiche di pianificazione e programmazione differenti e istituzionalmente autonome: quella della pianificazione comunale, regolata dal Piano Urbanistico Comunale (definito dalla LUR Campania n.16 del 2004), e quella Portuale, definita dal Piano Regolatore Portuale, strumento di Pianificazione di competenza dell’Autorità Portuale, che, secondo quanto disposto dalla Legge n. 84 del 28 gennaio 1994, delimita l’ambito del porto, e ne disegna l’assetto complessivo, organizzando anche tutte le aree destinate alla produzione industriale, all’attività cantieristica, a tutte le strutture stradali e ferroviarie dedicate alla movimentazione interna. Il rapporto tra i diversi strumenti di pianificazione, spesso agiti secondo interessi divergenti e da soggetti incapaci di trovare allineamenti istituzionali, lo scontro tra logiche diverse, legate a visioni scalari differenti (le politiche regionali della portualità e le azioni strategiche di trasformazione urbana a scala comunale) sono elementi che conducono ad uno spaesante dualismo nel trattamento di questioni strutturali dalla valenza strategica come quelle della costruzione di uno spazio pubblico centrale e rilevante – definito dalla linea di costa – che rappresenta un luogo caratterizzante e identitario per la città di Napoli. Il waterfront di Napoli è un caso di studio utile ed interessante per generalizzare le tematiche del trattamento progettuale dei waterfront urbani, punto d’incontro tra logiche pianificatorie a scala ampia e luoghi di concentrazione simbolica e funzionale alla scala urbana, dello spazio pubblico e collettivo. In particolare, a Napoli, quello del waterfront è un tema su cui si è definitivamente consumata l’incapacità di utilizzare in termini innovativi il progetto urbano, come processualità in grado di mobilitare risorse e aggregare interessi e soggetti, intorno a idee innovative, progetti e azioni di riconfigurazione di una forma urbana capace di superare il dualismo storico tra città, mare e linea di costa. La pianificazione urbanistica, in una cornice istituzionale sempre più debole e meno coesa, non ha elaborato una convincente idea di waterfront come principio operativo e condiviso attorno al quale coagulare interventi a diverse scale, capaci di essere intersettoriali e al contempo attenti alla forma, ma anche interni ad un processo trasparente e condiviso di formulazione delle scelte. Senza una cultura del “progetto urbano”, quale dispositivo di coordinamento delle trasformazioni fisiche, di “mobilitazione sociale” e di innovazione dello spazio urbano, quale cornice entro cui dare coerenza alle azioni puntuali e collegare le modificazioni urbane ai principi di sviluppo economico e sociale, la modificazione del waterfront si riduce ad uno sterile esercizio incrementale di azioni puntuali e settoriali, in cui è sempre presente il rischio che approcci tradizionalisti e conservativi non vadano oltre una generica cultura del vincolo, manifestando una irrimediabile incapacità di progetto, dunque di valorizzazione, delle risorse e dell’identità del territorio.File | Dimensione | Formato | |
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