Ingegneria, architettura e arte nelle opere pubbliche: gli esiti della legge del 2% a Napoli

La legge 29 luglio 1949 n. 717, nata da un intenso dibattito culturale con l’obiettivo di contribuire all’arricchimento del patrimonio culturale nazionale e a stimolare la produzione artistica, ha stabilito il principio secondo il quale il 2% dell’impegno di spesa complessivo per la costruzione di un edificio pubblico debba essere destinato al suo “abbellimento”, attraverso la commissione di opere d’arte, da posizionarsi in loco, ad opera di artisti scelti mediante bandi di concorso a tema o tramite affidamento diretto. La cosiddetta "legge del 2%", quando è stata correttamente applicata, ha offerto l’opportunità di una stretta integrazione tra opere di pittura, di mosaico e di scultura, e l’architettura degli edifici pubblici, contribuendo in tal modo alla creazione di un moderno patrimonio artistico che segna esteticamente il territorio italiano e che documenta, a capisaldi e pur con livelli qualitativi discontinui, la storia dell’arte degli ultimi sessanta anni, con riflessi locali e nazionali che si dimostrano spesso assai interessanti. In tale ambito sono state realizzate opere d’arte in due costanti direzioni: da un lato opere d’arte scultoree e mosaici più o meno integrati all’architettura, ma ad essa volutamente legate, dall’altro opere d’arte acquistate successivamente come arredo mobile, tra le quali prevale la pittura su tela, scarsamente relazionate all’architettura degli edifici. Nel caso di Napoli, in particolare, l’intensa attività di edilizia pubblica che ha fatto seguito al piano di ricostruzione postbellica ed allo sviluppo dei quartieri periferici ha creato le condizioni per sviluppare una stimolante collaborazione fra ingegneri, architetti, artisti ed artigiani che ha prodotto interessanti integrazioni fra ingegneria, architettura ed arti figurative, rivitalizzando alcune forme di produzione artistica, come la ceramica smaltata, fortemente radicate nella tradizione locale.