Il saggio sviluppa un denso profilo storico del fenomeno camorrista, finalizzato a offrire un quadro ragionato di aspetti strutturali e culturali di questa radicata criminalità, oggetto del convegno internazionale Traffici criminali. Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità (2006, Univ. di Napoli “Federico II”). Sulla base di una ricerca di storia sociale/ politica/ giudiziaria cresciuta nel fecondo interscambio con le scienze sociali a partire dagli anni 1980, il saggio orienta il confronto tra quadro storico e contemporaneo del fenomeno camorrista lungo la complessa tematica dei confini, da quelli ben definibili dei territori urbano-rurali occupati stabilmente tra ‘800 e primo ‘900, a quelli più sfuggenti che segnano le qualità intrinsecamente ambivalenti del fenomeno (estorsione/protezione; rete articolata tra relazioni strette/ritualizzate del gruppo chiuso e network aperti a ventaglio nella vita sociale; ventaglio di reciprocità negli scambi, tra rec. reciprocità generalizzata, bilanciata e negativa; confini ambigui vs. corruzione amministrativa e politica, usura, contrabbando). La modellizzazione valorizza altresì la storia della percezione di queste problematiche rintracciabile tra fonti amministrative, pubblicistiche e letterarie coeve, mostrando come per due contesti successivi (metà ‘800, primo ‘900) si siano alternati discorsi che dilatano il fenomeno camorrista a un’ampia zona grigia, e la più acuta individuazione della rete stretta che fonda in termini essenziali il potere territoriale estorsivo. Il percorso di età liberale permette inoltre di verificare anche per la camorra i processi adattivi, nella sociologia del fenomeno e nei suoi scambi economici e politici, che accompagnano la più nota storia della mafia siciliana: l’analisi storica tende quindi a dissolvere le rigide dicotomie tra tradizione e modernità che la sociologia della c.d. mafia imprenditrice aveva fissato nei primi studi degli anni 1980. La comparazione corre analogamente circa i cicli di antimafia, che dalla prima unificazione si svolsero tra età crispina e giolittiana in processi di ampia opinione pubblica, con effetti di nazionalizzazione delle criminalità regionali meridionali, che risultano componenti tra le altre della democratizzazione politica di inizio ‘900, e ricevettero infatti specifica attenzione nella pubblicistica giudiziaria europea e statunitense. Secondo questi numerosi profili, il saggio dimostra come l’approccio di storia sociale e politica ad ampio raggio offra alle conoscenze contemporanee sui fenomeni mafiosi insieme valide ricostruzioni fattuali e metodologie di analisi aperte allo scambio interdisciplinare e alla prospettiva comparativa.
La città camorrista e i suoi confini: dall'Unità al processo Cuocolo / Marmo, Marcella. - STAMPA. - (2009), pp. 33-64.
La città camorrista e i suoi confini: dall'Unità al processo Cuocolo
MARMO, MARCELLA
2009
Abstract
Il saggio sviluppa un denso profilo storico del fenomeno camorrista, finalizzato a offrire un quadro ragionato di aspetti strutturali e culturali di questa radicata criminalità, oggetto del convegno internazionale Traffici criminali. Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità (2006, Univ. di Napoli “Federico II”). Sulla base di una ricerca di storia sociale/ politica/ giudiziaria cresciuta nel fecondo interscambio con le scienze sociali a partire dagli anni 1980, il saggio orienta il confronto tra quadro storico e contemporaneo del fenomeno camorrista lungo la complessa tematica dei confini, da quelli ben definibili dei territori urbano-rurali occupati stabilmente tra ‘800 e primo ‘900, a quelli più sfuggenti che segnano le qualità intrinsecamente ambivalenti del fenomeno (estorsione/protezione; rete articolata tra relazioni strette/ritualizzate del gruppo chiuso e network aperti a ventaglio nella vita sociale; ventaglio di reciprocità negli scambi, tra rec. reciprocità generalizzata, bilanciata e negativa; confini ambigui vs. corruzione amministrativa e politica, usura, contrabbando). La modellizzazione valorizza altresì la storia della percezione di queste problematiche rintracciabile tra fonti amministrative, pubblicistiche e letterarie coeve, mostrando come per due contesti successivi (metà ‘800, primo ‘900) si siano alternati discorsi che dilatano il fenomeno camorrista a un’ampia zona grigia, e la più acuta individuazione della rete stretta che fonda in termini essenziali il potere territoriale estorsivo. Il percorso di età liberale permette inoltre di verificare anche per la camorra i processi adattivi, nella sociologia del fenomeno e nei suoi scambi economici e politici, che accompagnano la più nota storia della mafia siciliana: l’analisi storica tende quindi a dissolvere le rigide dicotomie tra tradizione e modernità che la sociologia della c.d. mafia imprenditrice aveva fissato nei primi studi degli anni 1980. La comparazione corre analogamente circa i cicli di antimafia, che dalla prima unificazione si svolsero tra età crispina e giolittiana in processi di ampia opinione pubblica, con effetti di nazionalizzazione delle criminalità regionali meridionali, che risultano componenti tra le altre della democratizzazione politica di inizio ‘900, e ricevettero infatti specifica attenzione nella pubblicistica giudiziaria europea e statunitense. Secondo questi numerosi profili, il saggio dimostra come l’approccio di storia sociale e politica ad ampio raggio offra alle conoscenze contemporanee sui fenomeni mafiosi insieme valide ricostruzioni fattuali e metodologie di analisi aperte allo scambio interdisciplinare e alla prospettiva comparativa.File | Dimensione | Formato | |
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