Attraverso l’analisi del lavoro di Nathalie Zaltzman, “Lo spirito del male”, viene approfondita la questione del rapporto tra il Kulturarbeit e la dimensione del male; il vertice scelto è il legame tra individuale e collettivo, con particolare riferimento ai punti di vulnerabilità dell’opera di civiltà ed alla ricerca di una leva in grado di scardinare quella resilienza della dimensione del male refrattaria ad ogni progresso di civiltà. A partire dalla disamina critica della scelta del termine spirito che designa la sfera del male oggetto del saggio e delle sue occorrenze etimologiche, e con l’ausilio della saggistica e della letteratura concentrazionaria, viene dibattuta la questione del processo di disumanizzazione in condizioni estreme e della stretta interdipendenza tra vittima e carnefice, per una prospettiva di Kulturarbeit non illusorio. In conclusione viene presentata una perplessità in ordine alla conclusione dell’analisi di Zaltzman sulla possibilità di assunzione collettiva del male estremo come canale di superamento dei punti di vulnerabilità del Kulturarbeit, richiamando la posizione di Aulagnier sulla necessità di una protezione idealizzante per il mantenimento di un investimento sulla realtà umana e dunque per la sopravvivenza del singolo e della comunità.

La dimensione del male e il Kulturarbeit. Meditando su L’esprit du mal di N. Zaltzman / DE ROSA, Barbara. - In: PSICOTERAPIA PSICOANALITICA. - ISSN 1721-0135. - STAMPA. - 2:(2009), pp. 221-235.

La dimensione del male e il Kulturarbeit. Meditando su L’esprit du mal di N. Zaltzman

DE ROSA, BARBARA
2009

Abstract

Attraverso l’analisi del lavoro di Nathalie Zaltzman, “Lo spirito del male”, viene approfondita la questione del rapporto tra il Kulturarbeit e la dimensione del male; il vertice scelto è il legame tra individuale e collettivo, con particolare riferimento ai punti di vulnerabilità dell’opera di civiltà ed alla ricerca di una leva in grado di scardinare quella resilienza della dimensione del male refrattaria ad ogni progresso di civiltà. A partire dalla disamina critica della scelta del termine spirito che designa la sfera del male oggetto del saggio e delle sue occorrenze etimologiche, e con l’ausilio della saggistica e della letteratura concentrazionaria, viene dibattuta la questione del processo di disumanizzazione in condizioni estreme e della stretta interdipendenza tra vittima e carnefice, per una prospettiva di Kulturarbeit non illusorio. In conclusione viene presentata una perplessità in ordine alla conclusione dell’analisi di Zaltzman sulla possibilità di assunzione collettiva del male estremo come canale di superamento dei punti di vulnerabilità del Kulturarbeit, richiamando la posizione di Aulagnier sulla necessità di una protezione idealizzante per il mantenimento di un investimento sulla realtà umana e dunque per la sopravvivenza del singolo e della comunità.
2009
La dimensione del male e il Kulturarbeit. Meditando su L’esprit du mal di N. Zaltzman / DE ROSA, Barbara. - In: PSICOTERAPIA PSICOANALITICA. - ISSN 1721-0135. - STAMPA. - 2:(2009), pp. 221-235.
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