Questa riflessione accompagna un lavoro di sociologia visuale di Salvatore Esposito dedicato ai femminielli napoletani. Ma chi sono questi femminielli che il fotografo ci propone nella sua teoria variegata e suggestiva? Sono tante cose, è evidente, sono individui diversi, e come tutti gli esseri umani hanno differenti storie, culture, aspirazioni. Ma, io credo, sia utile partire dal tratto che li accomuna: questi "femminielli" sono dei maschi, fisicamente e anagraficamente. Si tratta, insomma, di uomini, biologicamente e inevitabilmente tali. Ma, per una strana e misteriosa configurazione cognitiva, per una caratteristica peculiare del loro "software", la loro identità, quella che essi percepiscono, agognano, affermano, desiderano, rivendicano, l'identità che essi si riconoscono, è radicalmente divergente da quella che dovrebbero possedere, dati gli attributi fisici di cui sono forniti. Essi si ritrovano, insomma, ad avere un'identità psicologica che è semplicemente opposta, in rapporto alla configurazione del loro corpo, all'hardware ricevuto in dote da madre natura. Si badi, questa contraddizione è e può essere solo ed esclusivamente intellettuale, umana, vorrei dire "troppo umana". In che senso? Non è forse vero che l'omosessualità, quale possibile variante del comportamento sessuale (Cfr., Celli, 1972), è largamente diffusa nel mondo animale? Non è forse vero, insomma, che l'omosessualità è un fenomeno ampiamente presente in natura, fra i mammiferi superiori e non solo? Certo, questo è assolutamente scontato, ed è chiaro agli scienziati che essa è stata, per milioni di anni, fra i più efficaci metodi di controllo demografico creati dall'evoluzione. Ciò, come vedremo, ha la sua rilevanza e un significato profondo, primigenio, ontologico, che si trascina, per strade segrete, fin dentro l'edificio sociale umano della modernità. Ma l'omosessualità, di cui stiamo parlando qui, non è solo il prodursi di un comportamento sessuale deviante, difforme dalla ordinaria, "regolare", logica riproduttiva. Qui stiamo parlando anche di un modo possibile di disegnarsi, di costruirsi, di esprimersi del sentimento dell'io. E questa è una cosa solo umana. Pure in questo senso, si rivela, in modo ancora più manifesto, il fatto che il femminiello non incarna, banalmente, l'immagine di una malattia, semmai è la rappresentazione di una sua possibile "cura". Egli si colloca sul limite estremo, sulla frontiera turbolenta, instabile e, per certi aspetti, "creativa", come spesso è il "margine del caos" (Kaufmann, 2001), di un'incoerenza, di uno scarto, di uno squilibrio, di un'asimmetria radicale, se volete di una nevrosi, che, in modi diversi, riguarda, probabilmente, pressoché ogni essere umano: la distanza, la differenza, fra quello che si è e quello che si vorrebbe essere. Il femminiello aveva un nodo di questo genere da sciogliere, o da gestire, come meglio poteva. Ha tentato di sopravvivere. Anche lui. Come facciamo tutti, del resto.

OMO E TRANS. Sociologia di un fenomeno globale / Caramiello, Luigi. - STAMPA. - (2009), pp. 80-107.

OMO E TRANS. Sociologia di un fenomeno globale

CARAMIELLO, LUIGI
2009

Abstract

Questa riflessione accompagna un lavoro di sociologia visuale di Salvatore Esposito dedicato ai femminielli napoletani. Ma chi sono questi femminielli che il fotografo ci propone nella sua teoria variegata e suggestiva? Sono tante cose, è evidente, sono individui diversi, e come tutti gli esseri umani hanno differenti storie, culture, aspirazioni. Ma, io credo, sia utile partire dal tratto che li accomuna: questi "femminielli" sono dei maschi, fisicamente e anagraficamente. Si tratta, insomma, di uomini, biologicamente e inevitabilmente tali. Ma, per una strana e misteriosa configurazione cognitiva, per una caratteristica peculiare del loro "software", la loro identità, quella che essi percepiscono, agognano, affermano, desiderano, rivendicano, l'identità che essi si riconoscono, è radicalmente divergente da quella che dovrebbero possedere, dati gli attributi fisici di cui sono forniti. Essi si ritrovano, insomma, ad avere un'identità psicologica che è semplicemente opposta, in rapporto alla configurazione del loro corpo, all'hardware ricevuto in dote da madre natura. Si badi, questa contraddizione è e può essere solo ed esclusivamente intellettuale, umana, vorrei dire "troppo umana". In che senso? Non è forse vero che l'omosessualità, quale possibile variante del comportamento sessuale (Cfr., Celli, 1972), è largamente diffusa nel mondo animale? Non è forse vero, insomma, che l'omosessualità è un fenomeno ampiamente presente in natura, fra i mammiferi superiori e non solo? Certo, questo è assolutamente scontato, ed è chiaro agli scienziati che essa è stata, per milioni di anni, fra i più efficaci metodi di controllo demografico creati dall'evoluzione. Ciò, come vedremo, ha la sua rilevanza e un significato profondo, primigenio, ontologico, che si trascina, per strade segrete, fin dentro l'edificio sociale umano della modernità. Ma l'omosessualità, di cui stiamo parlando qui, non è solo il prodursi di un comportamento sessuale deviante, difforme dalla ordinaria, "regolare", logica riproduttiva. Qui stiamo parlando anche di un modo possibile di disegnarsi, di costruirsi, di esprimersi del sentimento dell'io. E questa è una cosa solo umana. Pure in questo senso, si rivela, in modo ancora più manifesto, il fatto che il femminiello non incarna, banalmente, l'immagine di una malattia, semmai è la rappresentazione di una sua possibile "cura". Egli si colloca sul limite estremo, sulla frontiera turbolenta, instabile e, per certi aspetti, "creativa", come spesso è il "margine del caos" (Kaufmann, 2001), di un'incoerenza, di uno scarto, di uno squilibrio, di un'asimmetria radicale, se volete di una nevrosi, che, in modi diversi, riguarda, probabilmente, pressoché ogni essere umano: la distanza, la differenza, fra quello che si è e quello che si vorrebbe essere. Il femminiello aveva un nodo di questo genere da sciogliere, o da gestire, come meglio poteva. Ha tentato di sopravvivere. Anche lui. Come facciamo tutti, del resto.
2009
9788887111774
OMO E TRANS. Sociologia di un fenomeno globale / Caramiello, Luigi. - STAMPA. - (2009), pp. 80-107.
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