MANIFESTO PER LE CITTA' DELLE DONNE IN CAMPANIAScopo del manifesto per le città delle donne in Campania è quello di affermare e veicolare una diversa cultura della “città”, una nuova filosofia della pianificazione “urbana”, ovvero un diverso modo di concepire la città e il territorio.L'assenza del pensiero della differenza è dimostrata sia nella fruizione, sia nella ideazione stessa della città attuale.Il manifesto intende proporre un diverso rapporto tra le città dell'armatura urbana in particolare per quanto riguarda la regione campana: rapporto fondato su una visione concretamente democratica, congruente con gli effettivi bisogni e le tangibili istanze dei cittadini, in un sistema in cui sia garantita la parità tra uomini e donne a tutti i livelli, politici e di responsabilità collettiva e individuale. Si tratta di offrire le stesse occasioni a tutti, nessuno escluso. Esistono molti modelli che riguardano gli aspetti che dovrebbe avere lo “sviluppo” e molti differenti standard su cosa costituisce il “successo”: il modo migliore per dare una valutazione sullo sviluppo, sta nell'accertare quanto questo riesce ad aumentare e, se non altro, a garantire la libertà umana. Libertà innanzitutto intesa come partecipazione al controllo democratico del potere politico, come partecipazione paritaria di tutti ai processi decisionali delle strategie della pianificazione e della programmazione.Bisogna riconoscere che la libertà, vedi caso anche la libertà di parola, è fondamentalmente multidimensionale. Non si tratta quindi di quale tipo di libertà, ma di tutti i tipi di libertà.Libertà significa sostanzialmente libertà di azione, libertà di movimento e occorre perciò conciliare questo concetto con il concetto di sviluppo sostenibile e di strategie per la protezione e la salvaguardia dell'ambiente. E per fare questo, occorre capire quale deve essere il ruolo tangibile degli imprenditori, dei politici, degli ambientalisti e dei sindacalisti -donne e uomini- nella realizzazione dei programmi, senza vaghi richiami a una inafferrabile diversità sociale o culturale che non fornisce nessun aiuto ai fini della elaborazione di concrete strategie di intervento. Innanzitutto si tratta di analizzare i meccanismi che frenano il funzionamento del sistema: imperfezioni informative, esternalità, eccetera. E' fondamentale comunque soffermarsi sui mezzi che vengono usati per sostenere lo sviluppo. I mezzi sono di per sé importanti, ma spesso questi mezzi si rilevano coercitivi. Alcuni uomini ritengono che le misure coercitive sono indispensabili: Spesso non pochi individui, politici o studiosi che siano, con il pretesto che il fine giustifica i mezzi - in nome dello sviluppo sostenibile - raccomandano delle misure per cui si comincia con l'eliminare proprio la cosa che merita di essere sostenuta, vale a dire la libertà umana.Le donne sono consapevoli della obsolescenza del pensiero, delle teorie e dei metodi maschili nella disciplina urbanistica e devono proporre alternative per la salvezza del pianeta per ogni essere vivente.Il pensiero della differenza porta alla comprensione della sostenibilità ambientale all'impatto antropico per affermare le diverse capacità del territorio ad accogliere le differenti attività umane e culture.Il pensiero di “genere” è l'elemento innovativo e creativo per il cambiamento degli scenari urbani e territoriali. Le pari opportunità sono il presupposto essenziale per il raggiungimento della libertà di realizzare se stessi in ogni momento dell'esistenza, evitando rapporti di forza e prospettando soluzioni alternative, nel rispetto degli altri e in armonia con la natura. L'approccio femminile nel rispetto di Madre Terra, se riconosciuto come presupposto alla progettazione, potrà generare una architettura non solo sostenibile ma consapevole di essere una macchina per evolvere e non con-causa del danno biologico determinato da azioni contro natura.PIU' DONNE PER PIU' DEMOCRAZIAUna pluralita' di citta' per una moltitudine di donne e una maggiore liberta'Un nuovo “disegno” per la Campania, un diverso assetto con una nuova organizzazione della Regione Metropolitana Campana: Napoli e i Randstadt Sannita, Irpino, Cilentano, Casertano.Progetto delle nuove città in relazione alla sostenibilità ambientale all'impatto antropico: integrazione tra Natura e Architettura, tenendo nel dovuto conto densità territoriali, funzioni e destinazioni d'uso, accessibilità e mobilità, attrezzature e servizi.Distribuzione dei pesi di popolazione e delle attività produttive, delle attrezzature e dei servizi in funzione delle capacità di accoglimento del territorio ed alleggerimento dei pesi stessi a Napoli e nella sua area metropolitana.Le Ragioni: la Campania ha un'estensione di 13.600 kmq ed una popolazione di circa 5.702.000 abitanti: in Italia, per estensione, è la seconda regione dopo la Lombardia e, per densità di popolazione, con i suoi 426 abitanti per kmq è la prima. L'area metropolitana di Napoli raccoglie circa i due terzi della popolazione regionale. La Lombardia ha 11 capoluoghi con una popolazione residente relativamente ben distribuita sul territorio. La Campania ha 5 capoluoghi e parti del territorio regionale, come il Cilento e le aree interne sannite ed irpine, sono lontane o molto lontane dal capoluogo regionale. Il governo di Regione, Provincia e Comune si svolge a Napoli, tra il Centro Direzionale, P.za Matteotti e P.za Municipio.E' in fase di realizzazione la rete infrastrutturale con i corridoi trans-europeo, Berlino-Roma-Napoli-Reggio, e trans-balcanico, Napoli-Bari-Balcani. Ne deriva il ruolo di cerniera di Napoli e di piattaforma logistica del Mediterraneo di Caserta. L'alta velocità Roma-Caserta-Vesuvio est è la spina dorsale del nuovo scenario territoriale. Le aree metropolitane di Napoli-Caserta e di Roma, agganciandosi tra loro, configureranno la terza area metropolitana europea. Tale trend determinerà la crescita della “metropoli” napoletana e ineluttabilmente il progressivo cambio di destinazione d'uso dei suoli agricoli della piana campana, tra i più fertili del pianeta, che saranno destinati ad attività edilizie. L'emergenza ambientale dell'impatto antropico e del carico demografico eccessivo rispetto al territorio cittadino e provinciale di Napoli possono essere superati con il coordinamento dei piani delle altre province campane. Il ritardo della pianificazione in Campania è fondato sulla mancata costruzione della Regione metropolitana campana e del mancato riassetto equilibrato della popolazione residente. Il divario tra concentrazione senza sviluppo dell'area metropolitana di Napoli e spopolamento delle aree interne della Campania è valutato in base al deficit di popolazione nelle province di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento a confronto con il livello allarmante di popolazione della provincia di Napoli. La provincia di Salerno ha un deficit di popolazione di un milione di abitanti, quella di Avellino di 750 mila ab., quella di Benevento di 750 mila ab. e la provincia di Caserta di 237 mila ab., mentre nella provincia di Napoli il surplus di popolazione è di 2 milioni di abitanti. L'assenza di equilibrio nell'armatura urbana regionale, tra l'altro, è una delle cause che hanno provocato l'emergenza dei rifiuti in Campania. Dobbiamo correggere due errori che si stanno compiendo nelle scelte della pianificazione:1. Quello compiuto a livello regionale, con lo stabilire l'indice unico del 10% di incremento di crescita edilizia per tutti i comuni. Tale scelta è sbagliata, poiché per i comuni che superano la densità territoriale media della Regione si deve incentivare l'alleggerimento della densità edilizia ed abitativa, mentre viceversa, per i comuni al di sotto della soglia minima di funzionalità urbana, si devono incentivare gli investimenti per l'incremento di densità residenziali, edilizie e produttive; quindi non un indice unico, ma stime e scelte, per ciascun comune e provincia della regione, in relazione al fattore della sostenibilità all'impatto antropico e alle qualità geo-biologiche e bioenergetiche del sito.2. Quello compiuto a livello della provincia di Napoli, con l'istituzione delle aree di densificazione urbana inserite nel PTCP in ragione della tesi precedente, ignorando o dimenticando che l'intera provincia di Napoli ha una densità territoriale media di oltre 3 mila abitanti per chilometro quadrato, circa 6 volte superiore alla media regionale.In conclusione, il piano della provincia di Napoli non può prevedere ulteriori sue espansioni urbane e contestualmente invocare la tutela della natura e la salvaguardia dell'attività agricola della piana campana. Sarebbe necessario integrare gli strumenti urbanistici con azioni rivolte alle politiche sociali, a favore di quelle fasce deboli della popolazione che costituiscono il corpo della società e non una minoranza. NO ai piani di densificazione urbana della provincia di Napoli e SI all'armatura della Regione metropolitana campana per il riequilibrio demografico e produttivo territoriale, con il rafforzamento delle città sannite, irpine, cilentane e casertane.

Il Manifesto della città delle donne / Buondonno, Emma. - (2007). (Intervento presentato al convegno La Città per le Donne. La rilettura della dichiarazione in 12 punti della Carta Europea delle Donne nella Città. tenutosi a Napoli, Sala Santa Chiara. nel 23 marzo 2007).

Il Manifesto della città delle donne.

BUONDONNO, EMMA
2007

Abstract

MANIFESTO PER LE CITTA' DELLE DONNE IN CAMPANIAScopo del manifesto per le città delle donne in Campania è quello di affermare e veicolare una diversa cultura della “città”, una nuova filosofia della pianificazione “urbana”, ovvero un diverso modo di concepire la città e il territorio.L'assenza del pensiero della differenza è dimostrata sia nella fruizione, sia nella ideazione stessa della città attuale.Il manifesto intende proporre un diverso rapporto tra le città dell'armatura urbana in particolare per quanto riguarda la regione campana: rapporto fondato su una visione concretamente democratica, congruente con gli effettivi bisogni e le tangibili istanze dei cittadini, in un sistema in cui sia garantita la parità tra uomini e donne a tutti i livelli, politici e di responsabilità collettiva e individuale. Si tratta di offrire le stesse occasioni a tutti, nessuno escluso. Esistono molti modelli che riguardano gli aspetti che dovrebbe avere lo “sviluppo” e molti differenti standard su cosa costituisce il “successo”: il modo migliore per dare una valutazione sullo sviluppo, sta nell'accertare quanto questo riesce ad aumentare e, se non altro, a garantire la libertà umana. Libertà innanzitutto intesa come partecipazione al controllo democratico del potere politico, come partecipazione paritaria di tutti ai processi decisionali delle strategie della pianificazione e della programmazione.Bisogna riconoscere che la libertà, vedi caso anche la libertà di parola, è fondamentalmente multidimensionale. Non si tratta quindi di quale tipo di libertà, ma di tutti i tipi di libertà.Libertà significa sostanzialmente libertà di azione, libertà di movimento e occorre perciò conciliare questo concetto con il concetto di sviluppo sostenibile e di strategie per la protezione e la salvaguardia dell'ambiente. E per fare questo, occorre capire quale deve essere il ruolo tangibile degli imprenditori, dei politici, degli ambientalisti e dei sindacalisti -donne e uomini- nella realizzazione dei programmi, senza vaghi richiami a una inafferrabile diversità sociale o culturale che non fornisce nessun aiuto ai fini della elaborazione di concrete strategie di intervento. Innanzitutto si tratta di analizzare i meccanismi che frenano il funzionamento del sistema: imperfezioni informative, esternalità, eccetera. E' fondamentale comunque soffermarsi sui mezzi che vengono usati per sostenere lo sviluppo. I mezzi sono di per sé importanti, ma spesso questi mezzi si rilevano coercitivi. Alcuni uomini ritengono che le misure coercitive sono indispensabili: Spesso non pochi individui, politici o studiosi che siano, con il pretesto che il fine giustifica i mezzi - in nome dello sviluppo sostenibile - raccomandano delle misure per cui si comincia con l'eliminare proprio la cosa che merita di essere sostenuta, vale a dire la libertà umana.Le donne sono consapevoli della obsolescenza del pensiero, delle teorie e dei metodi maschili nella disciplina urbanistica e devono proporre alternative per la salvezza del pianeta per ogni essere vivente.Il pensiero della differenza porta alla comprensione della sostenibilità ambientale all'impatto antropico per affermare le diverse capacità del territorio ad accogliere le differenti attività umane e culture.Il pensiero di “genere” è l'elemento innovativo e creativo per il cambiamento degli scenari urbani e territoriali. Le pari opportunità sono il presupposto essenziale per il raggiungimento della libertà di realizzare se stessi in ogni momento dell'esistenza, evitando rapporti di forza e prospettando soluzioni alternative, nel rispetto degli altri e in armonia con la natura. L'approccio femminile nel rispetto di Madre Terra, se riconosciuto come presupposto alla progettazione, potrà generare una architettura non solo sostenibile ma consapevole di essere una macchina per evolvere e non con-causa del danno biologico determinato da azioni contro natura.PIU' DONNE PER PIU' DEMOCRAZIAUna pluralita' di citta' per una moltitudine di donne e una maggiore liberta'Un nuovo “disegno” per la Campania, un diverso assetto con una nuova organizzazione della Regione Metropolitana Campana: Napoli e i Randstadt Sannita, Irpino, Cilentano, Casertano.Progetto delle nuove città in relazione alla sostenibilità ambientale all'impatto antropico: integrazione tra Natura e Architettura, tenendo nel dovuto conto densità territoriali, funzioni e destinazioni d'uso, accessibilità e mobilità, attrezzature e servizi.Distribuzione dei pesi di popolazione e delle attività produttive, delle attrezzature e dei servizi in funzione delle capacità di accoglimento del territorio ed alleggerimento dei pesi stessi a Napoli e nella sua area metropolitana.Le Ragioni: la Campania ha un'estensione di 13.600 kmq ed una popolazione di circa 5.702.000 abitanti: in Italia, per estensione, è la seconda regione dopo la Lombardia e, per densità di popolazione, con i suoi 426 abitanti per kmq è la prima. L'area metropolitana di Napoli raccoglie circa i due terzi della popolazione regionale. La Lombardia ha 11 capoluoghi con una popolazione residente relativamente ben distribuita sul territorio. La Campania ha 5 capoluoghi e parti del territorio regionale, come il Cilento e le aree interne sannite ed irpine, sono lontane o molto lontane dal capoluogo regionale. Il governo di Regione, Provincia e Comune si svolge a Napoli, tra il Centro Direzionale, P.za Matteotti e P.za Municipio.E' in fase di realizzazione la rete infrastrutturale con i corridoi trans-europeo, Berlino-Roma-Napoli-Reggio, e trans-balcanico, Napoli-Bari-Balcani. Ne deriva il ruolo di cerniera di Napoli e di piattaforma logistica del Mediterraneo di Caserta. L'alta velocità Roma-Caserta-Vesuvio est è la spina dorsale del nuovo scenario territoriale. Le aree metropolitane di Napoli-Caserta e di Roma, agganciandosi tra loro, configureranno la terza area metropolitana europea. Tale trend determinerà la crescita della “metropoli” napoletana e ineluttabilmente il progressivo cambio di destinazione d'uso dei suoli agricoli della piana campana, tra i più fertili del pianeta, che saranno destinati ad attività edilizie. L'emergenza ambientale dell'impatto antropico e del carico demografico eccessivo rispetto al territorio cittadino e provinciale di Napoli possono essere superati con il coordinamento dei piani delle altre province campane. Il ritardo della pianificazione in Campania è fondato sulla mancata costruzione della Regione metropolitana campana e del mancato riassetto equilibrato della popolazione residente. Il divario tra concentrazione senza sviluppo dell'area metropolitana di Napoli e spopolamento delle aree interne della Campania è valutato in base al deficit di popolazione nelle province di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento a confronto con il livello allarmante di popolazione della provincia di Napoli. La provincia di Salerno ha un deficit di popolazione di un milione di abitanti, quella di Avellino di 750 mila ab., quella di Benevento di 750 mila ab. e la provincia di Caserta di 237 mila ab., mentre nella provincia di Napoli il surplus di popolazione è di 2 milioni di abitanti. L'assenza di equilibrio nell'armatura urbana regionale, tra l'altro, è una delle cause che hanno provocato l'emergenza dei rifiuti in Campania. Dobbiamo correggere due errori che si stanno compiendo nelle scelte della pianificazione:1. Quello compiuto a livello regionale, con lo stabilire l'indice unico del 10% di incremento di crescita edilizia per tutti i comuni. Tale scelta è sbagliata, poiché per i comuni che superano la densità territoriale media della Regione si deve incentivare l'alleggerimento della densità edilizia ed abitativa, mentre viceversa, per i comuni al di sotto della soglia minima di funzionalità urbana, si devono incentivare gli investimenti per l'incremento di densità residenziali, edilizie e produttive; quindi non un indice unico, ma stime e scelte, per ciascun comune e provincia della regione, in relazione al fattore della sostenibilità all'impatto antropico e alle qualità geo-biologiche e bioenergetiche del sito.2. Quello compiuto a livello della provincia di Napoli, con l'istituzione delle aree di densificazione urbana inserite nel PTCP in ragione della tesi precedente, ignorando o dimenticando che l'intera provincia di Napoli ha una densità territoriale media di oltre 3 mila abitanti per chilometro quadrato, circa 6 volte superiore alla media regionale.In conclusione, il piano della provincia di Napoli non può prevedere ulteriori sue espansioni urbane e contestualmente invocare la tutela della natura e la salvaguardia dell'attività agricola della piana campana. Sarebbe necessario integrare gli strumenti urbanistici con azioni rivolte alle politiche sociali, a favore di quelle fasce deboli della popolazione che costituiscono il corpo della società e non una minoranza. NO ai piani di densificazione urbana della provincia di Napoli e SI all'armatura della Regione metropolitana campana per il riequilibrio demografico e produttivo territoriale, con il rafforzamento delle città sannite, irpine, cilentane e casertane.
2007
Il Manifesto della città delle donne / Buondonno, Emma. - (2007). (Intervento presentato al convegno La Città per le Donne. La rilettura della dichiarazione in 12 punti della Carta Europea delle Donne nella Città. tenutosi a Napoli, Sala Santa Chiara. nel 23 marzo 2007).
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