La società nella quale noi tutti viviamo, garantisce a tutti molteplici possibilità di comunicare, cioè di ricevere e dare informazioni di qualsiasi genere, di entrare in contatto con chiunque e dovunque. Da tutto ciò scaturisce la sempre maggiore importanza di possedere competenze plurilinguistiche, come viene testimoniato, fra l'altro, dalla politica culturale dell'Unione Europea, sempre più attenta a promuovere l'insegnamento/apprendimento delle lingue. L'inglese, verso il quale sono ancora oggi proiettati i maggiori sforzi formativi, è diventato oramai una sorta di lingua franca, un given e non più un must (David Graddol, 10° International CercleS Meeting, Siviglia 2008), ma non è sufficiente a garantire una interazione linguistica approfondita. Le caratteristiche specifiche di ogni lingua, infatti, rispecchiano e allo stesso tempo forgiano la visione del mondo propria della comunità costituita dai suoi parlanti. Basti pensare alla linguistica cognitiva che sottolinea come qualsiasi linguaggio, anche quello di uso quotidiano sia strutturato per metafore (Lakokoff e Johnson, 1980), o a quanto mette in evidenza la Critical Discorse Analysis per la quale l'atto linguistico deve essere sempre esaminato nel suo contesto comunicativo in quanto socially situated mode of action (Faircough, 1992). Emerge inoltre con sempre maggiore forza l'importanza di accedere a testi in lingua originale in alcuni campi specifici, ad esempio quello politico dove l'organizzazione del discorso contribuisce to create and manipolate a specific view of the world (Wilson 1991). È in questo panorama che si inquadrano i corsi di lingua straniera inseriti in curricula non specificatamente filologici. L'intervento si propone di analizzare le condizioni istituzionali in cui sono inseriti tali corsi e riflettere sull'individuazione di possibili obiettivi formativi e di metodologie didattiche che motivino gli studenti verso nuove forme di apprendimento. Occorre infatti riflettere che, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento/acquisizione delle lingue straniere, è necessario dotare gli studenti di strumenti di autovalutazione che li stimolino verso un continuo aggiornamento della propria formazione (lifelong learning), che non può più essere limitata ad un periodo della vita di ognuno (Tönshoff, 1995) e non può e non deve essere quindi un'imposizione, ma nascere da una esigenza individuale.

L'Inglese non basta. Acquisizione di competenze e abilità (pluri) linguistiche in ambito universitario / Bandini, Amelia. - (2008). (Intervento presentato al convegno Plurilinguismo e integrazione. Abilità e competenze linguistich ein una società multietnica tenutosi a Università degli Studi di Napoli Federico II nel 9-11 dicembre).

L'Inglese non basta. Acquisizione di competenze e abilità (pluri) linguistiche in ambito universitario

BANDINI, AMELIA
2008

Abstract

La società nella quale noi tutti viviamo, garantisce a tutti molteplici possibilità di comunicare, cioè di ricevere e dare informazioni di qualsiasi genere, di entrare in contatto con chiunque e dovunque. Da tutto ciò scaturisce la sempre maggiore importanza di possedere competenze plurilinguistiche, come viene testimoniato, fra l'altro, dalla politica culturale dell'Unione Europea, sempre più attenta a promuovere l'insegnamento/apprendimento delle lingue. L'inglese, verso il quale sono ancora oggi proiettati i maggiori sforzi formativi, è diventato oramai una sorta di lingua franca, un given e non più un must (David Graddol, 10° International CercleS Meeting, Siviglia 2008), ma non è sufficiente a garantire una interazione linguistica approfondita. Le caratteristiche specifiche di ogni lingua, infatti, rispecchiano e allo stesso tempo forgiano la visione del mondo propria della comunità costituita dai suoi parlanti. Basti pensare alla linguistica cognitiva che sottolinea come qualsiasi linguaggio, anche quello di uso quotidiano sia strutturato per metafore (Lakokoff e Johnson, 1980), o a quanto mette in evidenza la Critical Discorse Analysis per la quale l'atto linguistico deve essere sempre esaminato nel suo contesto comunicativo in quanto socially situated mode of action (Faircough, 1992). Emerge inoltre con sempre maggiore forza l'importanza di accedere a testi in lingua originale in alcuni campi specifici, ad esempio quello politico dove l'organizzazione del discorso contribuisce to create and manipolate a specific view of the world (Wilson 1991). È in questo panorama che si inquadrano i corsi di lingua straniera inseriti in curricula non specificatamente filologici. L'intervento si propone di analizzare le condizioni istituzionali in cui sono inseriti tali corsi e riflettere sull'individuazione di possibili obiettivi formativi e di metodologie didattiche che motivino gli studenti verso nuove forme di apprendimento. Occorre infatti riflettere che, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento/acquisizione delle lingue straniere, è necessario dotare gli studenti di strumenti di autovalutazione che li stimolino verso un continuo aggiornamento della propria formazione (lifelong learning), che non può più essere limitata ad un periodo della vita di ognuno (Tönshoff, 1995) e non può e non deve essere quindi un'imposizione, ma nascere da una esigenza individuale.
2008
L'Inglese non basta. Acquisizione di competenze e abilità (pluri) linguistiche in ambito universitario / Bandini, Amelia. - (2008). (Intervento presentato al convegno Plurilinguismo e integrazione. Abilità e competenze linguistich ein una società multietnica tenutosi a Università degli Studi di Napoli Federico II nel 9-11 dicembre).
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