Le organizzazioni nonprofit che intendono svolgere un’attività produttiva hanno finora in Italia assunto quasi sempre la forma delle cooperative sociali, disciplinate dalla legge 381 del 1991 (cfr. Borzaga, 1995; Musella e D’Acunto, 2000). La scelta di questa forma organizzativa è coerente con una impostazione che attribuisce al requisito della democraticità un ruolo caratterizzante le organizzazioni nonprofit (Salamon e Anheir, 1994), ben al di là dello stesso requisito del vincolo alla distribuzione degli utili. Infatti le recenti sistematizzazioni del tema dell’impresa sociale hanno messo a fuoco in modo esplicito (Borzaga e Defourny, 2001), la rilevanza assunta da fattori diversi rispetto al vincolo di non distribuzione degli utili nel determinare la natura precipua delle cooperative sociali. Fino ad oggi, però, non si è ancora proceduto ad analizzare in modo più organico il significato dei due requisiti ulteriori al vincolo alla non distribuzione degli utili più rilevanti, anche dal punto di vista della teoria economica, a caratterizzare le nonprofit e quindi le stesse cooperative sociali; non si è cioè sviluppato un più organico pensiero sulla democraticità dell’impresa e sulla presenza di lavoro volontario, come ulteriori elementi si signaling verso i consumatori e gli stessi lavoratori dell’impresa (cfr. Borzaga e Musella, 2003). In riferimento al primo elemento la rilevanza attribuita alla sua trattazione trova credibile fondamento in un’evidenza oggettiva: tutte quelle problematiche legate alla governance che la letteratura economica studia e sviluppa nel tradizionale contesto profit o relativamente alle organizzazioni pubbliche, nell’ambito del cosiddetto terzo settore si manifestano decisamente con maggiore enfasi dal momento che, in quest’ultimo, proprietari e azionisti assumono caratteristiche sui generis. L’attenzione, tenendo conto di quanto la letteratura ha proposto in questi anni (cfr. Glaser E. L. 2002; McCormick R.E. e R. E. Meiners 1988) dovrà concentrarsi sull’identificazione di quelle categorie di stakeholders che, in una organizzazione nonprofit, nutrono e manifestano maggior interesse a venire rappresentati: la preoccupazione che anima tali portatori di interessi è di ottenere fondate garanzie riguardo la tutela e salvaguardia dei propri diritti, soprattutto attraverso l’efficace e attenta pianificazione-implementazione di un meccanismo di controllo che sorvegli costantemente quanti sono investiti del potere e dell’autorità di gestire l’organizzazione (i managers) ed hanno libertà di impiego delle risorse. L’obiettivo sarà quello di comprendere le caratteristiche delle cooperative sociali alla luce dell’analisi di chi prende le decisioni fondamentali relative alla gestione dei processi produttivi e nell’interesse di chi tali decisioni vengono prese. Riguardo al secondo aspetto - lavoro volontario- un approfondimento dell’impatto che un ricorso massiccio ad esso può esercitare sugli equilibri con i lavoratori remunerati e con i manager delle organizzazioni, può fornire un contributo all’implementazione di modelli organizzativi in grado di stimolare e migliorare le relazioni lavorative (Musella M, 2003; Mosca M. e Musella M., 2003) e capaci allo stesso tempo di coinvolgere maggiormente il lavoratore alla partecipazione della mission aziendale (Musella M., 2000). La letteratura esistente sulle cooperative sociali affronta solo marginalmente le problematiche connesse alla governance e alla presenza di lavoro volontario offrendo ridotti spunti di riflessione; si rende pertanto necessario un confronto con la realtà attraverso indagini ‘ad hoc’ sulle diverse cooperative sociali. In questo modo sarà possibile valutare le ipotesi alla base dei modelli teorici costruiti nella prima fase della ricerca e in grado di consentire l’individuazione di forme di governance (e/o democraticità) capaci di rassicurare gli stakeholders sul reale perseguimento degli interessi collettivi e sull’impiego delle risorse economiche nel rispetto della «mission» originale dell’organizzazione produttiva e nello stesso tempo fornire una misura in termini quali-quantitativi del ruolo svolto dalla presenza di lavoro volontario sulle forme organizzative e sull’efficienza dell’organizzazione La ricerca si propone, anche attraverso l’indagine empirica, di studiare una serie di questioni. Illustrare il significato dell’autogoverno, valutando se esso può ritenersi coincidere con la democraticità della struttura dell’organizzazione. Individuare indicatori di misurazione del grado di autogoverno (e di democraticità) tenendo separati gli aspetti “formali” da quelli “sostanziali”. Studiare il ruolo delle relazioni di lavoro, delle regole di partecipazione dei lavoratori agli obiettivi dell’organizzazione valutandone l’impatto rispetto all’efficienza della cooperativa sociale. Approfondire il significato del requisito della presenza di una certa quota di lavoro volontario e proporre indicatori di misurazione. Valutare, attraverso indagini empiriche “ad hoc”, se e quanto questi requisiti esercitano un impatto sull’efficienza delle organizzazioni in termini di produttività.

Le peculiarità delle Cooperative Sociali: democraticità e presenza di lavoro volontario / Musella, Marco. - (2004). (Intervento presentato al convegno Le peculiarità delle Cooperative Sociali: democraticità e presenza di lavoro volontario nel 30/11/2004).

Le peculiarità delle Cooperative Sociali: democraticità e presenza di lavoro volontario

MUSELLA, MARCO
2004

Abstract

Le organizzazioni nonprofit che intendono svolgere un’attività produttiva hanno finora in Italia assunto quasi sempre la forma delle cooperative sociali, disciplinate dalla legge 381 del 1991 (cfr. Borzaga, 1995; Musella e D’Acunto, 2000). La scelta di questa forma organizzativa è coerente con una impostazione che attribuisce al requisito della democraticità un ruolo caratterizzante le organizzazioni nonprofit (Salamon e Anheir, 1994), ben al di là dello stesso requisito del vincolo alla distribuzione degli utili. Infatti le recenti sistematizzazioni del tema dell’impresa sociale hanno messo a fuoco in modo esplicito (Borzaga e Defourny, 2001), la rilevanza assunta da fattori diversi rispetto al vincolo di non distribuzione degli utili nel determinare la natura precipua delle cooperative sociali. Fino ad oggi, però, non si è ancora proceduto ad analizzare in modo più organico il significato dei due requisiti ulteriori al vincolo alla non distribuzione degli utili più rilevanti, anche dal punto di vista della teoria economica, a caratterizzare le nonprofit e quindi le stesse cooperative sociali; non si è cioè sviluppato un più organico pensiero sulla democraticità dell’impresa e sulla presenza di lavoro volontario, come ulteriori elementi si signaling verso i consumatori e gli stessi lavoratori dell’impresa (cfr. Borzaga e Musella, 2003). In riferimento al primo elemento la rilevanza attribuita alla sua trattazione trova credibile fondamento in un’evidenza oggettiva: tutte quelle problematiche legate alla governance che la letteratura economica studia e sviluppa nel tradizionale contesto profit o relativamente alle organizzazioni pubbliche, nell’ambito del cosiddetto terzo settore si manifestano decisamente con maggiore enfasi dal momento che, in quest’ultimo, proprietari e azionisti assumono caratteristiche sui generis. L’attenzione, tenendo conto di quanto la letteratura ha proposto in questi anni (cfr. Glaser E. L. 2002; McCormick R.E. e R. E. Meiners 1988) dovrà concentrarsi sull’identificazione di quelle categorie di stakeholders che, in una organizzazione nonprofit, nutrono e manifestano maggior interesse a venire rappresentati: la preoccupazione che anima tali portatori di interessi è di ottenere fondate garanzie riguardo la tutela e salvaguardia dei propri diritti, soprattutto attraverso l’efficace e attenta pianificazione-implementazione di un meccanismo di controllo che sorvegli costantemente quanti sono investiti del potere e dell’autorità di gestire l’organizzazione (i managers) ed hanno libertà di impiego delle risorse. L’obiettivo sarà quello di comprendere le caratteristiche delle cooperative sociali alla luce dell’analisi di chi prende le decisioni fondamentali relative alla gestione dei processi produttivi e nell’interesse di chi tali decisioni vengono prese. Riguardo al secondo aspetto - lavoro volontario- un approfondimento dell’impatto che un ricorso massiccio ad esso può esercitare sugli equilibri con i lavoratori remunerati e con i manager delle organizzazioni, può fornire un contributo all’implementazione di modelli organizzativi in grado di stimolare e migliorare le relazioni lavorative (Musella M, 2003; Mosca M. e Musella M., 2003) e capaci allo stesso tempo di coinvolgere maggiormente il lavoratore alla partecipazione della mission aziendale (Musella M., 2000). La letteratura esistente sulle cooperative sociali affronta solo marginalmente le problematiche connesse alla governance e alla presenza di lavoro volontario offrendo ridotti spunti di riflessione; si rende pertanto necessario un confronto con la realtà attraverso indagini ‘ad hoc’ sulle diverse cooperative sociali. In questo modo sarà possibile valutare le ipotesi alla base dei modelli teorici costruiti nella prima fase della ricerca e in grado di consentire l’individuazione di forme di governance (e/o democraticità) capaci di rassicurare gli stakeholders sul reale perseguimento degli interessi collettivi e sull’impiego delle risorse economiche nel rispetto della «mission» originale dell’organizzazione produttiva e nello stesso tempo fornire una misura in termini quali-quantitativi del ruolo svolto dalla presenza di lavoro volontario sulle forme organizzative e sull’efficienza dell’organizzazione La ricerca si propone, anche attraverso l’indagine empirica, di studiare una serie di questioni. Illustrare il significato dell’autogoverno, valutando se esso può ritenersi coincidere con la democraticità della struttura dell’organizzazione. Individuare indicatori di misurazione del grado di autogoverno (e di democraticità) tenendo separati gli aspetti “formali” da quelli “sostanziali”. Studiare il ruolo delle relazioni di lavoro, delle regole di partecipazione dei lavoratori agli obiettivi dell’organizzazione valutandone l’impatto rispetto all’efficienza della cooperativa sociale. Approfondire il significato del requisito della presenza di una certa quota di lavoro volontario e proporre indicatori di misurazione. Valutare, attraverso indagini empiriche “ad hoc”, se e quanto questi requisiti esercitano un impatto sull’efficienza delle organizzazioni in termini di produttività.
2004
Le peculiarità delle Cooperative Sociali: democraticità e presenza di lavoro volontario / Musella, Marco. - (2004). (Intervento presentato al convegno Le peculiarità delle Cooperative Sociali: democraticità e presenza di lavoro volontario nel 30/11/2004).
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