Questo contributo s’inserisce in un settore di analisi interdisciplinare, come quello delle realtà locali, che si é dimostrato fra i più fertili della storia economica del turismo. Esso confronta due territori vicini, la penisola sorrentina e il litorale domizio, le cui opposte fortune favoriscono l’individuazione dei fattori che spiegano il successo e la decadenza delle località turistiche. La prima questione riguarda la qualità della località ai fini dello sviluppo economico e i fattori alla base della differenziazione in località d’élite e in località di massa. I percorsi della costiera sorrentina e del litorale dominio, la prima elitaria, la seconda meta del turismo popolare, dimostrano che l’effetto delle dimensioni della proprietà fondiaria è l’opposto di quello riscontrato per le località balneari inglesi, così come inversa sembra la relazione rispetto al livello dello sviluppo economico locale. Infatti è stata la penisola sorrentina, dove la proprietà fondiaria è stata sempre frammentata, a diventare località di élite e a raggiungere alti livelli di sviluppo economico, come dimostrano il tenore di vita e il livello del reddito dei residenti; per contro l’originaria struttura latifondistica del litorale casertano ha contribuito alla sua rapida decadenza che si riflette tuttora sulle condizioni di vita dei residenti. Entrambi i casi provano che nei paesi avanzati, nei quali il turismo internazionale integra ma non sostituisce i flussi interni, non si sono create situazioni di dipendenza da metropoli esterne perché le risorse locali furono sufficienti ad avviare gli investimenti turistici. E’ stato invece determinante, e questo aspetto collima colle esperienze segnalate dalla letteratura internazionale, il ruolo della pubblica amministrazione ma, diversamente dall’età liberale quando era risultato un fattore propulsivo dello sviluppo turistico, a partire dal secondo dopoguerra esso si è rivelato estremamente negativo per la permissività e le collusioni fra i comuni e la speculazione edile che avrebbero dovuto controllare. La mancanza di piani regolatori fu l’effetto di questa patologia dell’intervento pubblico, non la causa, specie per il litorale casertano, dove speculazione e abusivismo erano intrisi di interessi malavitosi. La dinamica dei redditi dei residenti nelle località esaminate ribalta la convinzione che lo sviluppo turistico produca condizioni di supersfruttamento del lavoro. E’ piuttosto vero il contrario. I centri turistici del litorale casertano, i cui redditi sono inferiori alla media regionale, testimoniano la labilità dello sviluppo basato sull’edificazione di seconde case che ha soffocato il movimento turistico e, attraverso il crollo dei valori immobiliari, ha annullato i guadagni della speculazione mentre l’altezza del reddito pro capite dei residenti di Sorrento fornisce una prova ulteriore dell’influsso positivo dello sviluppo turistico sul tenore di vita degli abitanti. I casi studiati rientrano o nella fattispecie delle località a turismo maturo, come Sorrento, e in misura minore, i comuni più piccoli sviluppatisi col tempo nella sua scia, o in netto declino, come le località del litorale casertano. Tutte le località esaminate tendono a diventare città residenziali, ma di emarginati quelle del litorale casertano, di benestantiquelli della penisola sorrentina. Ma ciò non spiega pienamente i diversi percorsi perché contano fattori culturali profondi da cui discende la “cultura dell’ospitalità”. Su questo piano se la cultura delle élites della penisola sorrentina, ha prodotto una società evoluta, che é frutto della coesione sociale e del senso di appartenenza, é proprio la sottocultura comorristica del casertano ad aver reso il suo litorale un’occasione mancata di sviluppo turistico. La maggiore differenza rispetto alla riviera romagnola di cui il litorale poteva essere una felice replica, non sta infatti nel rapporto tra i volumi edificati e la superficie disponibile, ma in una diversa cultura dell’uomo e dell’ambiente. Ne esce confermata la tesi che le località turistiche sono un prodotto, ma l’efficienza del loro processo di produzione dipende in parte notevole dalla cultura locale.
Le località turistiche fra sviluppo e declino: l'esempio campano / Cavalcanti, MARIA LUISA. - STAMPA. - (2007), pp. 211-239.
Le località turistiche fra sviluppo e declino: l'esempio campano
CAVALCANTI, MARIA LUISA
2007
Abstract
Questo contributo s’inserisce in un settore di analisi interdisciplinare, come quello delle realtà locali, che si é dimostrato fra i più fertili della storia economica del turismo. Esso confronta due territori vicini, la penisola sorrentina e il litorale domizio, le cui opposte fortune favoriscono l’individuazione dei fattori che spiegano il successo e la decadenza delle località turistiche. La prima questione riguarda la qualità della località ai fini dello sviluppo economico e i fattori alla base della differenziazione in località d’élite e in località di massa. I percorsi della costiera sorrentina e del litorale dominio, la prima elitaria, la seconda meta del turismo popolare, dimostrano che l’effetto delle dimensioni della proprietà fondiaria è l’opposto di quello riscontrato per le località balneari inglesi, così come inversa sembra la relazione rispetto al livello dello sviluppo economico locale. Infatti è stata la penisola sorrentina, dove la proprietà fondiaria è stata sempre frammentata, a diventare località di élite e a raggiungere alti livelli di sviluppo economico, come dimostrano il tenore di vita e il livello del reddito dei residenti; per contro l’originaria struttura latifondistica del litorale casertano ha contribuito alla sua rapida decadenza che si riflette tuttora sulle condizioni di vita dei residenti. Entrambi i casi provano che nei paesi avanzati, nei quali il turismo internazionale integra ma non sostituisce i flussi interni, non si sono create situazioni di dipendenza da metropoli esterne perché le risorse locali furono sufficienti ad avviare gli investimenti turistici. E’ stato invece determinante, e questo aspetto collima colle esperienze segnalate dalla letteratura internazionale, il ruolo della pubblica amministrazione ma, diversamente dall’età liberale quando era risultato un fattore propulsivo dello sviluppo turistico, a partire dal secondo dopoguerra esso si è rivelato estremamente negativo per la permissività e le collusioni fra i comuni e la speculazione edile che avrebbero dovuto controllare. La mancanza di piani regolatori fu l’effetto di questa patologia dell’intervento pubblico, non la causa, specie per il litorale casertano, dove speculazione e abusivismo erano intrisi di interessi malavitosi. La dinamica dei redditi dei residenti nelle località esaminate ribalta la convinzione che lo sviluppo turistico produca condizioni di supersfruttamento del lavoro. E’ piuttosto vero il contrario. I centri turistici del litorale casertano, i cui redditi sono inferiori alla media regionale, testimoniano la labilità dello sviluppo basato sull’edificazione di seconde case che ha soffocato il movimento turistico e, attraverso il crollo dei valori immobiliari, ha annullato i guadagni della speculazione mentre l’altezza del reddito pro capite dei residenti di Sorrento fornisce una prova ulteriore dell’influsso positivo dello sviluppo turistico sul tenore di vita degli abitanti. I casi studiati rientrano o nella fattispecie delle località a turismo maturo, come Sorrento, e in misura minore, i comuni più piccoli sviluppatisi col tempo nella sua scia, o in netto declino, come le località del litorale casertano. Tutte le località esaminate tendono a diventare città residenziali, ma di emarginati quelle del litorale casertano, di benestantiquelli della penisola sorrentina. Ma ciò non spiega pienamente i diversi percorsi perché contano fattori culturali profondi da cui discende la “cultura dell’ospitalità”. Su questo piano se la cultura delle élites della penisola sorrentina, ha prodotto una società evoluta, che é frutto della coesione sociale e del senso di appartenenza, é proprio la sottocultura comorristica del casertano ad aver reso il suo litorale un’occasione mancata di sviluppo turistico. La maggiore differenza rispetto alla riviera romagnola di cui il litorale poteva essere una felice replica, non sta infatti nel rapporto tra i volumi edificati e la superficie disponibile, ma in una diversa cultura dell’uomo e dell’ambiente. Ne esce confermata la tesi che le località turistiche sono un prodotto, ma l’efficienza del loro processo di produzione dipende in parte notevole dalla cultura locale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.