Nella prospettiva della promozione della salute è unanimemente riconosciuta l'articolazione e l'integrazione tra le diverse dimensioni che concorrono a definire la salute, intesa come esito di un processo complesso che richiede la responsabilizzazione e la partecipazione attiva dei soggetti; tuttavia, la caratterizzazione eminentemente clinica e cognitiva della tradizione di studi nella psicologia della salute contribuisce a far sì che non sempre venga data un'adeguata attenzione alle interrelazioni tra l'individuo e il suo ambiente di riferimento, alle funzioni svolte dal sociale – inteso sia come un sociale nella mente, sia come un sociale interpersonale, gruppale o istituzionale – nella costruzione della salute e del benessere di individui e comunità. Con particolare riferimento all'adolescenza e alla pre-adolescenza, un'ampia letteratura, ispirata a diversi modelli teorici, evidenzia l'importanza di numerose variabili nella promozione della salute. Proprio in questa fase problematica della vita, si rende sempre più evidente la necessità di considerare in una prospettiva integrata le componenti biologiche, psicologiche e sociali della salute, e si comprende come il concetto di salute, inteso come stile di vita, sia compenetrato delle diverse dimensioni del benessere. Inoltre, in relazione a questa specifica popolazione, si comincia a prestare più sistematicamente attenzione al carattere contestualizzato della salute, tenendo conto delle appartenenze sociali degli adolescenti (familiari, scolastiche, comunitarie) diversamente caratterizzate da fattori di rischio e di protezione. Una premessa indispensabile per un avanzamento in questa direzione consiste nella messa in discussione del primato delle teorie socio-cognitive che si registra nella psicologia della salute. Già all'interno di questo approccio alcuni studiosi hanno mostrato un atteggiamento critico verso un'attenzione esclusiva a costrutti - quali il locus of control, la percezione del rischio, il calcolo dei costi e dei benefici, etc. - che privilegiano processi interni all'individuo, esprimendo allo stesso tempo l'esigenza di modelli processuali e integrati (Schwarzer, 1992). Sul piano teorico, ciò comporta la considerazione, insieme a variabili cognitive, motivazionali e di personalità, che predispongono l'individuo a compiere/non compiere determinate azioni relative alla salute, anche di variabili normative e culturali che insistono sui legami che corrono tra l'individuo e il suo contesto (Petrillo, 2007).Lo stesso Bandura (2000), del resto, sottolineando il ruolo dell'efficacia collettiva percepita per l'agentività delle persone, ha sottolineato come i risultati di un gruppo sono il prodotto non solo della conoscenza e delle capacità condivise dai differenti membri che lo costituiscono, ma anche delle dinamiche interattive, del coordinamento e delle sinergie che derivano dalle loro transazioni; ed inoltre ha sostenuto l'importanza delle convinzioni condivise dalle persone circa il loro potere collettivo di produrre i risultati desiderati, in quanto sono un ingrediente chiave dell'efficacia collettiva. Tuttavia, è indubbio che l'efficacia collettiva è stata sottovalutata come fattore socio-cognitivo di mediazione delle interrelazioni tra l'individuo e il suo contesto e la maggiore concentrazione degli studiosi sull'autoefficacia personale. Anche con particolare riferimento a questo specifico costrutto, che l'OMS ha incluso tra le life skills più rilevanti per la promozione della salute, è prevalsa un'accezione riferita ad ambiti di competenza individuale, soprattutto rimanendo circoscritti all'ambito della salute; solo più recentemente, nel momento in cui l'interesse per la salute in adolescenza si è esteso fino a considerare il benessere, l'autoefficacia è stata riferita più direttamente ad ambiti di competenza sociale, cioè alle credenze personali circa le capacità di stabilire relazioni interpersonali soddisfacenti e allo stesso tempo rispettose dell'autonomia e della diversità. Nel quadro della cosiddetta Psicologia Positiva, che ha assunto il benessere come principale obiettivo, le proposte sono alquanto eterogenee. Ritroviamo diversi modi di concettualizzare i rapporti tra contesti sociali e salute: a seconda degli approcci, infatti, il contesto in alcuni casi è considerato come una tra le determinanti del comportamento dell'individuo in senso adattivo o a rischio per la salute; in altri gioca, invece, il ruolo di fattore fondamentale e costitutivo del modo in cui il soggetto co-costruisce la salute, in un sistema di transazioni continue con il suo ambiente di riferimento. Possiamo concordare con quanti rilevano la coesistenza di due orientamenti principali. Lo studio del benessere come fenomeno individuale, inteso cioè come benessere del singolo, rappresenta l'orientamento senz'altro prevalente: pone l'accento su stati interni soggettivamente percepiti ed esperiti (ad es., esperienza emozionale piacevole) e sul possesso e l'acquisizione di qualità tali da favorire esiti positivi per l'individuo (ad es. competenze, capacità). Un altro orientamento considera, invece, il benessere come una proprietà degli individui visti come membri di unità sociali più ampie, quali famiglie, gruppi, istituzioni, comunità: pertanto, il benessere viene studiato tenendo conto anche dell'interdipendenza fra il singolo e le unità sociali di cui è parte (Cicognani, 2005). Questi orientamenti non si confrontano molto tra loro e tendono a svilupparsi in maniera relativamente autonoma l'uno dall'altro, ma non sono sostanzialmente incompatibili poiché si interessano del benessere a livelli diversi di analisi. Un'enfasi particolare viene data a quelle variabili che assolvono ad una funzione protettiva per la salute dell'individuo. Ci preme sottolineare che tali elementi garantiscono la prospettiva di una migliore qualità della vita non solo per gli individui ma anche per le comunità; inoltre, costituiscono particolarmente delle risorse nei contesti svantaggiati o a rischio psicosociale.

Dimensioni individuali e sociali della promozione della salute e del benessere in adolescenza / Petrillo, Giovanna. - (2006). (Intervento presentato al convegno Promuovere benessere con persone gruppi comunità tenutosi a Cesena nel 28-30 settembre 2006).

Dimensioni individuali e sociali della promozione della salute e del benessere in adolescenza

PETRILLO, GIOVANNA
2006

Abstract

Nella prospettiva della promozione della salute è unanimemente riconosciuta l'articolazione e l'integrazione tra le diverse dimensioni che concorrono a definire la salute, intesa come esito di un processo complesso che richiede la responsabilizzazione e la partecipazione attiva dei soggetti; tuttavia, la caratterizzazione eminentemente clinica e cognitiva della tradizione di studi nella psicologia della salute contribuisce a far sì che non sempre venga data un'adeguata attenzione alle interrelazioni tra l'individuo e il suo ambiente di riferimento, alle funzioni svolte dal sociale – inteso sia come un sociale nella mente, sia come un sociale interpersonale, gruppale o istituzionale – nella costruzione della salute e del benessere di individui e comunità. Con particolare riferimento all'adolescenza e alla pre-adolescenza, un'ampia letteratura, ispirata a diversi modelli teorici, evidenzia l'importanza di numerose variabili nella promozione della salute. Proprio in questa fase problematica della vita, si rende sempre più evidente la necessità di considerare in una prospettiva integrata le componenti biologiche, psicologiche e sociali della salute, e si comprende come il concetto di salute, inteso come stile di vita, sia compenetrato delle diverse dimensioni del benessere. Inoltre, in relazione a questa specifica popolazione, si comincia a prestare più sistematicamente attenzione al carattere contestualizzato della salute, tenendo conto delle appartenenze sociali degli adolescenti (familiari, scolastiche, comunitarie) diversamente caratterizzate da fattori di rischio e di protezione. Una premessa indispensabile per un avanzamento in questa direzione consiste nella messa in discussione del primato delle teorie socio-cognitive che si registra nella psicologia della salute. Già all'interno di questo approccio alcuni studiosi hanno mostrato un atteggiamento critico verso un'attenzione esclusiva a costrutti - quali il locus of control, la percezione del rischio, il calcolo dei costi e dei benefici, etc. - che privilegiano processi interni all'individuo, esprimendo allo stesso tempo l'esigenza di modelli processuali e integrati (Schwarzer, 1992). Sul piano teorico, ciò comporta la considerazione, insieme a variabili cognitive, motivazionali e di personalità, che predispongono l'individuo a compiere/non compiere determinate azioni relative alla salute, anche di variabili normative e culturali che insistono sui legami che corrono tra l'individuo e il suo contesto (Petrillo, 2007).Lo stesso Bandura (2000), del resto, sottolineando il ruolo dell'efficacia collettiva percepita per l'agentività delle persone, ha sottolineato come i risultati di un gruppo sono il prodotto non solo della conoscenza e delle capacità condivise dai differenti membri che lo costituiscono, ma anche delle dinamiche interattive, del coordinamento e delle sinergie che derivano dalle loro transazioni; ed inoltre ha sostenuto l'importanza delle convinzioni condivise dalle persone circa il loro potere collettivo di produrre i risultati desiderati, in quanto sono un ingrediente chiave dell'efficacia collettiva. Tuttavia, è indubbio che l'efficacia collettiva è stata sottovalutata come fattore socio-cognitivo di mediazione delle interrelazioni tra l'individuo e il suo contesto e la maggiore concentrazione degli studiosi sull'autoefficacia personale. Anche con particolare riferimento a questo specifico costrutto, che l'OMS ha incluso tra le life skills più rilevanti per la promozione della salute, è prevalsa un'accezione riferita ad ambiti di competenza individuale, soprattutto rimanendo circoscritti all'ambito della salute; solo più recentemente, nel momento in cui l'interesse per la salute in adolescenza si è esteso fino a considerare il benessere, l'autoefficacia è stata riferita più direttamente ad ambiti di competenza sociale, cioè alle credenze personali circa le capacità di stabilire relazioni interpersonali soddisfacenti e allo stesso tempo rispettose dell'autonomia e della diversità. Nel quadro della cosiddetta Psicologia Positiva, che ha assunto il benessere come principale obiettivo, le proposte sono alquanto eterogenee. Ritroviamo diversi modi di concettualizzare i rapporti tra contesti sociali e salute: a seconda degli approcci, infatti, il contesto in alcuni casi è considerato come una tra le determinanti del comportamento dell'individuo in senso adattivo o a rischio per la salute; in altri gioca, invece, il ruolo di fattore fondamentale e costitutivo del modo in cui il soggetto co-costruisce la salute, in un sistema di transazioni continue con il suo ambiente di riferimento. Possiamo concordare con quanti rilevano la coesistenza di due orientamenti principali. Lo studio del benessere come fenomeno individuale, inteso cioè come benessere del singolo, rappresenta l'orientamento senz'altro prevalente: pone l'accento su stati interni soggettivamente percepiti ed esperiti (ad es., esperienza emozionale piacevole) e sul possesso e l'acquisizione di qualità tali da favorire esiti positivi per l'individuo (ad es. competenze, capacità). Un altro orientamento considera, invece, il benessere come una proprietà degli individui visti come membri di unità sociali più ampie, quali famiglie, gruppi, istituzioni, comunità: pertanto, il benessere viene studiato tenendo conto anche dell'interdipendenza fra il singolo e le unità sociali di cui è parte (Cicognani, 2005). Questi orientamenti non si confrontano molto tra loro e tendono a svilupparsi in maniera relativamente autonoma l'uno dall'altro, ma non sono sostanzialmente incompatibili poiché si interessano del benessere a livelli diversi di analisi. Un'enfasi particolare viene data a quelle variabili che assolvono ad una funzione protettiva per la salute dell'individuo. Ci preme sottolineare che tali elementi garantiscono la prospettiva di una migliore qualità della vita non solo per gli individui ma anche per le comunità; inoltre, costituiscono particolarmente delle risorse nei contesti svantaggiati o a rischio psicosociale.
2006
Dimensioni individuali e sociali della promozione della salute e del benessere in adolescenza / Petrillo, Giovanna. - (2006). (Intervento presentato al convegno Promuovere benessere con persone gruppi comunità tenutosi a Cesena nel 28-30 settembre 2006).
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