Il titolo della tesi di Sonia Viscione chiarisce l’ambito e l’orientamento del suo lavoro: un lavoro accurato, appassionato e utile. La sostituzione – esplicitamente oppositiva – della parola “teorica” alla parola “poetica”, in una locuzione molto usata nell’ambito del dibattito sull’architettura e sulla città degli ultimi venti anni, tende a sottolineare la volontà di riguardare il tema del frammento da un diverso punto di vista. Un punto di vista che – lungi dal negare la potenza del processo di frammentazione cui è stata sottoposta la città in epoca contemporanea – prova a verificare quali sono le logiche, i metodi, gli strumenti di possibili ricomposizioni (il plurale non è casuale; così come l’uso della parola teorica invece che della parola teoria). La definizione del frammento come qualcosa che esprime una “speranza” rispetto a questa possibile ricomposizione (e per questo si distingue dal “rottame”, come ha scritto Aldo Rossi) è alla base delle riflessioni sviluppate nella tesi; insieme all’esplicita volontà di riportare questo tema all’interno di una tradizione disciplinare - quella del progetto urbano – cui, nella vulgata più recente, la “poetica” del frammento è sembrata volersi contrapporre. Nel fare questo, la dottoranda tiene insieme una grande quantità di riferimenti bibliografici - manipolati e gestiti con sapienza a sostegno delle sue argomentazioni, organiche e puntuali - e usa, con pertinenza, materiali progettuali per esemplificare le sue tesi ma anche per segnalare tangenze e punti di fuga rispetto all’ordine del suo discorso. Un discorso ordinato, appunto; strutturato con una sequenza stringente che si apre con la definizione dell’ambito del problema – operata attraverso una selezione stringata di pochi testi e termini che mette in forma alcuni degli “esercizi” svolti durante il corso di dottorato; passa attraverso la specificazione dell’ambiente all’interno del quale si intende trattarlo – “la città come luogo della collezione”; e si conclude provando a dare corpo a quella ”speranza” di progetto che il frammento porta in sé, con la definizione delle strumentazioni di cui quel progetto può avvalersi e delle caratteristiche dei materiali con cui deve misurarsi. E’ qui che la tesi assume un aspetto dimostrativo: le tecniche e gli strumenti del progetto urbano – che procede attraverso la descrizione, la selezione, l’analogia; e impone all’architetto di interpretare l’esistente con uno sguardo “archeologico” che tiene insieme storia e memoria – consentono di riconoscere, del frammento, alcuni caratteri. E’ proprio questo riconoscimento che impedisce di cedere alla tentazione di una impraticabile ricostituzione dell’intero e al tempo stesso di arrendersi al congelamento improduttivo del frammentario. Al ragionamento sul carattere del frammento – che viene articolato con acutezza e profondità - si associa dunque quello sulla possibile modalità della sua ri-composizione all’interno della città; una ricomposizione che non è altro che il riconoscimento di un nuovo sistema di relazioni che sappia fare i conti, con spirito dialogico, con il problema della discontinuità - fisica, storica, mnenomica - di cui il frammento, per definizione, è la traccia.

La “teorica” del frammento / Amirante, Roberta. - (2006).

La “teorica” del frammento

AMIRANTE, ROBERTA
2006

Abstract

Il titolo della tesi di Sonia Viscione chiarisce l’ambito e l’orientamento del suo lavoro: un lavoro accurato, appassionato e utile. La sostituzione – esplicitamente oppositiva – della parola “teorica” alla parola “poetica”, in una locuzione molto usata nell’ambito del dibattito sull’architettura e sulla città degli ultimi venti anni, tende a sottolineare la volontà di riguardare il tema del frammento da un diverso punto di vista. Un punto di vista che – lungi dal negare la potenza del processo di frammentazione cui è stata sottoposta la città in epoca contemporanea – prova a verificare quali sono le logiche, i metodi, gli strumenti di possibili ricomposizioni (il plurale non è casuale; così come l’uso della parola teorica invece che della parola teoria). La definizione del frammento come qualcosa che esprime una “speranza” rispetto a questa possibile ricomposizione (e per questo si distingue dal “rottame”, come ha scritto Aldo Rossi) è alla base delle riflessioni sviluppate nella tesi; insieme all’esplicita volontà di riportare questo tema all’interno di una tradizione disciplinare - quella del progetto urbano – cui, nella vulgata più recente, la “poetica” del frammento è sembrata volersi contrapporre. Nel fare questo, la dottoranda tiene insieme una grande quantità di riferimenti bibliografici - manipolati e gestiti con sapienza a sostegno delle sue argomentazioni, organiche e puntuali - e usa, con pertinenza, materiali progettuali per esemplificare le sue tesi ma anche per segnalare tangenze e punti di fuga rispetto all’ordine del suo discorso. Un discorso ordinato, appunto; strutturato con una sequenza stringente che si apre con la definizione dell’ambito del problema – operata attraverso una selezione stringata di pochi testi e termini che mette in forma alcuni degli “esercizi” svolti durante il corso di dottorato; passa attraverso la specificazione dell’ambiente all’interno del quale si intende trattarlo – “la città come luogo della collezione”; e si conclude provando a dare corpo a quella ”speranza” di progetto che il frammento porta in sé, con la definizione delle strumentazioni di cui quel progetto può avvalersi e delle caratteristiche dei materiali con cui deve misurarsi. E’ qui che la tesi assume un aspetto dimostrativo: le tecniche e gli strumenti del progetto urbano – che procede attraverso la descrizione, la selezione, l’analogia; e impone all’architetto di interpretare l’esistente con uno sguardo “archeologico” che tiene insieme storia e memoria – consentono di riconoscere, del frammento, alcuni caratteri. E’ proprio questo riconoscimento che impedisce di cedere alla tentazione di una impraticabile ricostituzione dell’intero e al tempo stesso di arrendersi al congelamento improduttivo del frammentario. Al ragionamento sul carattere del frammento – che viene articolato con acutezza e profondità - si associa dunque quello sulla possibile modalità della sua ri-composizione all’interno della città; una ricomposizione che non è altro che il riconoscimento di un nuovo sistema di relazioni che sappia fare i conti, con spirito dialogico, con il problema della discontinuità - fisica, storica, mnenomica - di cui il frammento, per definizione, è la traccia.
2006
La “teorica” del frammento / Amirante, Roberta. - (2006).
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