Nella dialettica tra organico e razionale Michel Serres vede l’origine della geometria. All’esigenza di correlare luoghi reali e mappe topografiche corrisponde l’ancestrale desiderio di tracciare nel cielo le costellazioni per istituire un principio di bellezza (Cosmos) e di stabilità (Firmamento) in un originario Kaos. Sono tensioni ed aspirazioni che si bagnano tutte nelle acque del Mediterraneo; sta forse in questa dialettica l’idea stessa di mediterraneità? Ma il Mediterraneo è mille choses à la fois come osserva Braudel. Anche dal punto di vista dell’architettura emerge una pluralità di culture difficilmente riducibili ad una idea comune. Da questa scena plurale e variegata Renato De Fusco estrae una chiave di lettura: la questione della mediterraneità, mentre in superficie significa l’ispirazione alle forme elementari ed essenziali dell’architettura spontanea, in profondità vede in quel minimalismo una sorta di conferma archetipa della morfologia e sintassi del razionalismo, anch’esso impegnato nell’existenzminimum, nella lotta agli sprechi, nella tendenza al livellamento, ecc. Insomma, il legame fra razionalismo nordico ed il cosiddetto “spontaneismo mediterraneo” è la “povertà”. Sulla stessa lunghezza d’onda è la riflessione che considera quello mediterraneo un mito dell’architettura contemporanea. Si badi però: non l’architettura “colta”, bensì quella “anonima”, espressione di tecniche costruttive ripetitive e corali, collaudate da una cultura collettiva dell’abitare sedimentatasi nel corso dei secoli. Questa architettura senza architetti si manifesta in forme essenziali di lunga durata, fenomenologie architettoniche diversificate che precedono e fanno quasi da sfondo, da implicito presupposto di alcune declinazioni minimaliste. Qui la “mediterraneità” si rivela come una sorta di aspirazione collettiva, un mito legato ad un desiderio di armonia. Ma, piuttosto che affermare la presenza di uno specifico valore, una precisa identità, la mediterraneità in architettura sembra suggerire, in una sorta di estetica della ricezione, un punto di vista, uno sguardo in cui si riconoscono tra loro quanti sono accomunati dalla stessa aspirazione o, se si vuole, dallo stesso mito.

Intenzionalità mediterranee / Rispoli, Francesco. - STAMPA. - (2007), pp. 36-37.

Intenzionalità mediterranee

RISPOLI, FRANCESCO
2007

Abstract

Nella dialettica tra organico e razionale Michel Serres vede l’origine della geometria. All’esigenza di correlare luoghi reali e mappe topografiche corrisponde l’ancestrale desiderio di tracciare nel cielo le costellazioni per istituire un principio di bellezza (Cosmos) e di stabilità (Firmamento) in un originario Kaos. Sono tensioni ed aspirazioni che si bagnano tutte nelle acque del Mediterraneo; sta forse in questa dialettica l’idea stessa di mediterraneità? Ma il Mediterraneo è mille choses à la fois come osserva Braudel. Anche dal punto di vista dell’architettura emerge una pluralità di culture difficilmente riducibili ad una idea comune. Da questa scena plurale e variegata Renato De Fusco estrae una chiave di lettura: la questione della mediterraneità, mentre in superficie significa l’ispirazione alle forme elementari ed essenziali dell’architettura spontanea, in profondità vede in quel minimalismo una sorta di conferma archetipa della morfologia e sintassi del razionalismo, anch’esso impegnato nell’existenzminimum, nella lotta agli sprechi, nella tendenza al livellamento, ecc. Insomma, il legame fra razionalismo nordico ed il cosiddetto “spontaneismo mediterraneo” è la “povertà”. Sulla stessa lunghezza d’onda è la riflessione che considera quello mediterraneo un mito dell’architettura contemporanea. Si badi però: non l’architettura “colta”, bensì quella “anonima”, espressione di tecniche costruttive ripetitive e corali, collaudate da una cultura collettiva dell’abitare sedimentatasi nel corso dei secoli. Questa architettura senza architetti si manifesta in forme essenziali di lunga durata, fenomenologie architettoniche diversificate che precedono e fanno quasi da sfondo, da implicito presupposto di alcune declinazioni minimaliste. Qui la “mediterraneità” si rivela come una sorta di aspirazione collettiva, un mito legato ad un desiderio di armonia. Ma, piuttosto che affermare la presenza di uno specifico valore, una precisa identità, la mediterraneità in architettura sembra suggerire, in una sorta di estetica della ricezione, un punto di vista, uno sguardo in cui si riconoscono tra loro quanti sono accomunati dalla stessa aspirazione o, se si vuole, dallo stesso mito.
2007
9788849213157
Intenzionalità mediterranee / Rispoli, Francesco. - STAMPA. - (2007), pp. 36-37.
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