La droga non è un fenomeno unicamente umano. Il fatto che le sostanze psicoattive siano usate da decine di specie animali, guardato da una prospettiva neoevoluzionista, ci spinge a pensare che la droga eserciti una qualche funzione sul terreno sociale. Essa serve, infatti, a "deschematizzare" . A indurre cioè, nel comportamento individuale e collettivo, delle possibilità atipiche, eccentriche, aconvenzionali, inusuali. Evidentemente, non tutte queste trasgressioni generano opportunità e successi evolutivi. Ma é fra questi atteggiamenti non programmati, eccentrici, che vengono selezionate le possibilità comportamentali nuove e originali, che consentono risposte più vantaggiose in rapporto ai mutamenti più diversi che sempre investono, in modo graduale o repentino, le condizioni dell' habitat. Questa complessa funzione, " creativa" originaria, naturale, biologica, sopravvive e si trasfigura nella scena sociale elementare di Sapiens. La società  umana di piccole bande di cacciatori nomadi intrattiene un organico rapporto, più o meno spontaneo e generalizzato, con la droga. Questa pratica sociale contribuisce alla definizione e all' elaborazione della concezione del sacro e della visione religiosa, collabora attivamente a legittimare l' idea dell' aldilà, aiuta a fabbricare la medicina contro la morte. Nella transizione dall' assetto nomade elementare della società  di caccia e raccolta, alla struttura sociale organizzata del mondo agricolo, lo stregone, l' uomo della medicina, consolida il suo rapporto con la dimensione politica del potere. La religione non è più un vago  territorio, abitato da migliaia di divinità, non è più racconto caotico, visionario, fantastico, essa diviene discorso ufficiale, dottrina istituzionale, norma sociale, legge. E lo sciamano si trasforma in sacerdote, uomo di stato. La droga deve ormai soggiacere ai vincoli di governo, alle regole sociali. La discorsività imprevedibile, la visionarietà fantastica, incontrollata, selvaggia, della droga, entra in conflitto col discorso ufficiale della religione e del potere, e può contraddire le compatibilità economiche e produttive, culturali e simboliche, di una società già complessamente organizzata, fondata su regolarità, disciplina, tempi e ritmi del lavoro agricolo. A partire da qui il potere dovrà  sempre governare la droga. Deve scegliere cosa è lecito e cosa è proibito, Deve decidere quale droga si può consumare e come e quando è possibile. La festa rappresenta in molti casi lo scenario di sopravvivenza dell' antico immaginario della comunità semplice, il contesto di una vacanza normativa, di un carnevale della legge, che proprio attraverso questo intervallo vede riconfermata la sua legittimità e la sua funzione. Il rituale di Eleusi rappresenta forse un modello paradigmatico di questa residualità primigenia nel contesto della civiltà agricola. Per il resto, il potere, politico e religioso, devono esercitare pienamente la loro funzione di controllo, di disciplinamento, di governo, devono compiere intorno al comportamento sociale e quindi alla droga una scelta. Il potere tradizionale non può  rinunciare al suo compito di normativizzare i comportamenti, l' organizzazione sociale si sgretolerebbe, ma il potere non può neanche proibire tutto e sempre, si troverebbe a gestire un dissenso troppo forte. Le istituzioni devono scegliere. Ed è sempre cos“ che è stato. Il mondo Egizio fa largo uso del succo di papavero, ma condanna duramente l' ubriachezza alcolica. E cos“ il mondo greco, che approva l'oppio, ma condanna il vino e i suoi eccessi, allo stesso modo del mondo romano. Il cristianesimo, con una accorta intuizione politica orientata al consenso e all' egemonia, prende la droga più diffusa e popolare dell' epoca e la incorpora addirittura nel suo rituale. La vigna del signore produce il vino del sacerdote, la bevanda della messa e dell' eucarestia. E' il più grande spot del mondo antico, per diffondere il progetto di globalizzazione agricola del pianeta. Anche l' Islam si trova di fronte alla necessità di prendere una decisione. Per la dottrina del Profeta, venuta dopo e contro il cristianesimo, la scelta é obbligata. Il divieto si abbatte sul vino e sugli alcolici, mentre la canapa e l' oppio acquisiscono una relativa tolleranza. Il cristianesimo, intanto, elabora la sua metafisica della sofferenza che avvicina al Signore. La medicina del dolore, cara ai greci, viene bandita. E per le povere erboriste del medioevo non vi è scampo. Esse sono streghe e le loro piante, le loro pozioni,  strumenti del demonio, che devono essere bruciate insieme ai loro corpi sul rogo purificatore. L' America precolombiana, al momento dell' impatto con gli europei, era una realtà  agricola assai peculiare. Non c' erano i bovini, il cavallo, la ruota, sopravviveva il cannibalismo. Per questo la sua religiosità era in uno stadio intermedio, e il sacerdote aveva ancora molti tratti dell' antico sciamano. E per questo la droga visionaria aveva una funzione rituale ancora assai importante, pur dentro una logica rigorosa di disciplinamento e regolamentazione. La coca incaica aveva poi una evidente funzione " produttiva" : era il carburante per il lavoro contadino. Solo i nobili potevano farne uso libero. Per gli altri, usarla fuori dal lavoro, comportava la condanna a morte. E' l' impatto con gli europei, la destrutturazione totale del loro antico sistema di riferimenti simbolici, rituali, normativi causata dalla colonizzazione che genera l' esplosione spontanea di massa della droga nel nuovo mondo. I nativi non solo si abbandonano scompostamente al consumo delle loro storiche sostanze, ma subiscono anche l' abbrutimento di massa dovuto al consumo degli alcolici portati dai nuovi padroni. E' già  " La droga della modernità" , è già, in altre parole, lo scenario di epidemie sociali, contagi di massa, che si generano in rapporto agli sconvolgimenti repentini dell' ordine sociale. E' la riscoperta in ampia dimensione sociale, della droga come lenimento della sofferenza, medicina per curare il disagio collettivo, strumento di autoterapia collettiva. Le classi contadine e proletarie del vecchio mondo travolte dal brutale processo della loro " autocolonizzazione" , investite da una trasformazione industriale che abbatte ogni tradizione, ogni consuetudine, ogni memoria, si abbandonano in massa al farmaco. E' l' immane tragedia dell' alcolismo, del vino, del gin, dell' etere, dell' assenzio, che contagia fra il settecento e l' ottocento gli squallidi sobborghi proletari di tutta l' Europa, mietendo vittime a migliaia e migliaia. Strappati alle loro ataviche consuetudini, sottoposti ai ritmi brutali del lavoro di fabbrica, gli ex contadini, gli operai, trovano nel bere il loro unico sollievo alla durezza dello sfruttamento. Ma la droga non riguarda solo le masse povere e proletarie. Anche la borghesia subisce il contagio. La modernizzazione industriale della società  non scarica, su questi ceti, il suo gravame di miseria, di sofferenze, di privazioni materiali, eppure la violenza della " grande trasformazione" , produce i suoi effetti anche sull' imprenditore, sul farmacista, sull' artista. Anche la " cultura" di questi gruppi sociali è brutalmente scossa dalla velocità dei mutamenti, anche loro sperimentano forme inedite di spaesamento, un disagio della civiltà che tentano di curare col farmaco. L' innovazione tecnologica, l' automazione, la serializzazione dei processi produttivi, generano alienazione ed anomia sull' intero tessuto sociale. La sfera della "creatività" ne è complessivamente travolta. Con la riproducibilità tecnica, dell' immagine, del suono, anche l' arte è destinata a subire una profonda " crisi" , è costretta a farsi " avanguardia" . Cos“, l' esperienza della droga diviene un tratto distintivo per l' identità dell' intellettuale  e dell' artista moderno, e per questa via la droga riscopre almeno un tratto della sua primigenia funzione. Mentre, nell' ambito delle classi operaie, col miglioramento delle loro condizioni di vita, si attenua anche la piaga dell' alcolismo. La droga dell'  lite, dal suo canto, ha messo in moto, come è sempre stato, il suo meccanismo di discesa verso gli strati più ampi della popolazione. La società  contemporanea, intanto, con la scolarizzazione di massa, e il sempre più lungo rinvio dell' approdo lavorativo e " familiare" , inventa il mondo giovanile, con i suoi riti, i suoi simboli, la sua " cultura" . Sarà questo universo societario il nuovo terreno privilegiato di massa del contagio psicoattivo. La droga della modernità è, nel nostro tempo, essenzialmente un fenomeno giovanile. Che si mette in cammino e si veicola, esattamente attraverso quei movimenti, quel dissenso, quella contestazione che segnalano vistosamente il loro disagio. Perchè  sono le nuove generazioni oggi a drogarsi? Qual è lo spaesamento, la sofferenza che la gioventù tenta di lenire? Il fatto é che l' anello debole della società oggi sono proprio i giovani. Essi, per la prima volta nell' intera storia umana, sono, in occidente, una minoranza (" attiva" ) della comunità sociale. Grazie alla scuola e ai media, divengono precocemente adulti. Ma la società gli impone un lungo intervallo prima di dargli l' opportunità di inserirsi adeguatamente nel mondo produttivo e sociale. E' un pantano esistenziale interminabile e insopportabile. Vissuto in assenza degli storici, tradizionali riferimenti. L' autorità paterna si è, infatti, quasi del tutto  dissolta. Il padre non   più maestro di mestiere e di vita, la gerarchia familiare non ha più fondamento nello scarto di competenze, si legittima solo in base allo squilibrio nella dotazione di risorse, e per questo viene percepita in modo insopportabile. Il padre non ha più, come è stato da sempre, maggiori conoscenze del figlio e non è più lui a trasmettere l' iniziazione al giovane. Come potrebbe riuscirvi se, in conseguenza del mutamento veloce e incessante della società, le competenze di una generazione sono praticamente inutili a quella successiva? E vi è anche il nuovo protagonismo femminile a minare definitivamente l' immagine, il potere, il mito del padre. Forse è anche per questo che la droga colpisce prevalentemente (oltre il 70% dei casi) i giovani maschi, sono loro, ancor più delle ragazze, ad aver perso i riferimenti identificativi e identitari. Mentre le donne, infatti, vivono la condizione " affluente" di riscatto dalla atavica marginalità, i maschi invece si percepiscono come un gruppo in declino. Ma la nostalgia del " Padre" non ha nessuna ragione e non si giustifica. Il " ritorno" del padre, infatti, non potrebbe che comportare la ricomparsa del padre della patria, del padreterno, del padre tiranno, del padre padrone. E' solo in una originale e più avanzata idea democratica della relazione, della solidarietà, del legame sociale, che il mondo contemporaneo potrà individuare le nuove strategie con cui governare il suo indispensabile meccanismo di riproduzione. Nel frattempo, come proteggerci dai guasti e dalle distorsioni che la droga produce? Bisogna puntare, innanzitutto, alla " riduzione del danno" . Lavorare, senza preconcetti e pregiudizi, per contenere soprattutto i guasti e le degenerazioni del fenomeno. Imparare a convivere con la droga. Mettere in moto un dispositivo che non guarda tanto alla sostanza quanto al consumatore ed alla sua realtà  individuale e sociale. Bisogna sfuggire alla tentazione di marginalizzare il drogato e lavorare per la sua inclusione sociale. Non abbiamo altra scelta, perché un mondo senza droga non è possibile. Il prezzo che dovremmo pagare in termini di annichilimento totalitario della libertà sarebbe troppo alto. Per conseguire un obbiettivo del genere sarebbe necessaria una forma di tirannide di cui non si è ancora vista l' eguale. 

LA DROGA DELLA MODERNITA'. Sociologia e storia di un fenomeno fra devianza e cultura / Caramiello, Luigi. - STAMPA. - (2003).

LA DROGA DELLA MODERNITA'. Sociologia e storia di un fenomeno fra devianza e cultura

CARAMIELLO, LUIGI
2003

Abstract

La droga non è un fenomeno unicamente umano. Il fatto che le sostanze psicoattive siano usate da decine di specie animali, guardato da una prospettiva neoevoluzionista, ci spinge a pensare che la droga eserciti una qualche funzione sul terreno sociale. Essa serve, infatti, a "deschematizzare" . A indurre cioè, nel comportamento individuale e collettivo, delle possibilità atipiche, eccentriche, aconvenzionali, inusuali. Evidentemente, non tutte queste trasgressioni generano opportunità e successi evolutivi. Ma é fra questi atteggiamenti non programmati, eccentrici, che vengono selezionate le possibilità comportamentali nuove e originali, che consentono risposte più vantaggiose in rapporto ai mutamenti più diversi che sempre investono, in modo graduale o repentino, le condizioni dell' habitat. Questa complessa funzione, " creativa" originaria, naturale, biologica, sopravvive e si trasfigura nella scena sociale elementare di Sapiens. La società  umana di piccole bande di cacciatori nomadi intrattiene un organico rapporto, più o meno spontaneo e generalizzato, con la droga. Questa pratica sociale contribuisce alla definizione e all' elaborazione della concezione del sacro e della visione religiosa, collabora attivamente a legittimare l' idea dell' aldilà, aiuta a fabbricare la medicina contro la morte. Nella transizione dall' assetto nomade elementare della società  di caccia e raccolta, alla struttura sociale organizzata del mondo agricolo, lo stregone, l' uomo della medicina, consolida il suo rapporto con la dimensione politica del potere. La religione non è più un vago  territorio, abitato da migliaia di divinità, non è più racconto caotico, visionario, fantastico, essa diviene discorso ufficiale, dottrina istituzionale, norma sociale, legge. E lo sciamano si trasforma in sacerdote, uomo di stato. La droga deve ormai soggiacere ai vincoli di governo, alle regole sociali. La discorsività imprevedibile, la visionarietà fantastica, incontrollata, selvaggia, della droga, entra in conflitto col discorso ufficiale della religione e del potere, e può contraddire le compatibilità economiche e produttive, culturali e simboliche, di una società già complessamente organizzata, fondata su regolarità, disciplina, tempi e ritmi del lavoro agricolo. A partire da qui il potere dovrà  sempre governare la droga. Deve scegliere cosa è lecito e cosa è proibito, Deve decidere quale droga si può consumare e come e quando è possibile. La festa rappresenta in molti casi lo scenario di sopravvivenza dell' antico immaginario della comunità semplice, il contesto di una vacanza normativa, di un carnevale della legge, che proprio attraverso questo intervallo vede riconfermata la sua legittimità e la sua funzione. Il rituale di Eleusi rappresenta forse un modello paradigmatico di questa residualità primigenia nel contesto della civiltà agricola. Per il resto, il potere, politico e religioso, devono esercitare pienamente la loro funzione di controllo, di disciplinamento, di governo, devono compiere intorno al comportamento sociale e quindi alla droga una scelta. Il potere tradizionale non può  rinunciare al suo compito di normativizzare i comportamenti, l' organizzazione sociale si sgretolerebbe, ma il potere non può neanche proibire tutto e sempre, si troverebbe a gestire un dissenso troppo forte. Le istituzioni devono scegliere. Ed è sempre cos“ che è stato. Il mondo Egizio fa largo uso del succo di papavero, ma condanna duramente l' ubriachezza alcolica. E cos“ il mondo greco, che approva l'oppio, ma condanna il vino e i suoi eccessi, allo stesso modo del mondo romano. Il cristianesimo, con una accorta intuizione politica orientata al consenso e all' egemonia, prende la droga più diffusa e popolare dell' epoca e la incorpora addirittura nel suo rituale. La vigna del signore produce il vino del sacerdote, la bevanda della messa e dell' eucarestia. E' il più grande spot del mondo antico, per diffondere il progetto di globalizzazione agricola del pianeta. Anche l' Islam si trova di fronte alla necessità di prendere una decisione. Per la dottrina del Profeta, venuta dopo e contro il cristianesimo, la scelta é obbligata. Il divieto si abbatte sul vino e sugli alcolici, mentre la canapa e l' oppio acquisiscono una relativa tolleranza. Il cristianesimo, intanto, elabora la sua metafisica della sofferenza che avvicina al Signore. La medicina del dolore, cara ai greci, viene bandita. E per le povere erboriste del medioevo non vi è scampo. Esse sono streghe e le loro piante, le loro pozioni,  strumenti del demonio, che devono essere bruciate insieme ai loro corpi sul rogo purificatore. L' America precolombiana, al momento dell' impatto con gli europei, era una realtà  agricola assai peculiare. Non c' erano i bovini, il cavallo, la ruota, sopravviveva il cannibalismo. Per questo la sua religiosità era in uno stadio intermedio, e il sacerdote aveva ancora molti tratti dell' antico sciamano. E per questo la droga visionaria aveva una funzione rituale ancora assai importante, pur dentro una logica rigorosa di disciplinamento e regolamentazione. La coca incaica aveva poi una evidente funzione " produttiva" : era il carburante per il lavoro contadino. Solo i nobili potevano farne uso libero. Per gli altri, usarla fuori dal lavoro, comportava la condanna a morte. E' l' impatto con gli europei, la destrutturazione totale del loro antico sistema di riferimenti simbolici, rituali, normativi causata dalla colonizzazione che genera l' esplosione spontanea di massa della droga nel nuovo mondo. I nativi non solo si abbandonano scompostamente al consumo delle loro storiche sostanze, ma subiscono anche l' abbrutimento di massa dovuto al consumo degli alcolici portati dai nuovi padroni. E' già  " La droga della modernità" , è già, in altre parole, lo scenario di epidemie sociali, contagi di massa, che si generano in rapporto agli sconvolgimenti repentini dell' ordine sociale. E' la riscoperta in ampia dimensione sociale, della droga come lenimento della sofferenza, medicina per curare il disagio collettivo, strumento di autoterapia collettiva. Le classi contadine e proletarie del vecchio mondo travolte dal brutale processo della loro " autocolonizzazione" , investite da una trasformazione industriale che abbatte ogni tradizione, ogni consuetudine, ogni memoria, si abbandonano in massa al farmaco. E' l' immane tragedia dell' alcolismo, del vino, del gin, dell' etere, dell' assenzio, che contagia fra il settecento e l' ottocento gli squallidi sobborghi proletari di tutta l' Europa, mietendo vittime a migliaia e migliaia. Strappati alle loro ataviche consuetudini, sottoposti ai ritmi brutali del lavoro di fabbrica, gli ex contadini, gli operai, trovano nel bere il loro unico sollievo alla durezza dello sfruttamento. Ma la droga non riguarda solo le masse povere e proletarie. Anche la borghesia subisce il contagio. La modernizzazione industriale della società  non scarica, su questi ceti, il suo gravame di miseria, di sofferenze, di privazioni materiali, eppure la violenza della " grande trasformazione" , produce i suoi effetti anche sull' imprenditore, sul farmacista, sull' artista. Anche la " cultura" di questi gruppi sociali è brutalmente scossa dalla velocità dei mutamenti, anche loro sperimentano forme inedite di spaesamento, un disagio della civiltà che tentano di curare col farmaco. L' innovazione tecnologica, l' automazione, la serializzazione dei processi produttivi, generano alienazione ed anomia sull' intero tessuto sociale. La sfera della "creatività" ne è complessivamente travolta. Con la riproducibilità tecnica, dell' immagine, del suono, anche l' arte è destinata a subire una profonda " crisi" , è costretta a farsi " avanguardia" . Cos“, l' esperienza della droga diviene un tratto distintivo per l' identità dell' intellettuale  e dell' artista moderno, e per questa via la droga riscopre almeno un tratto della sua primigenia funzione. Mentre, nell' ambito delle classi operaie, col miglioramento delle loro condizioni di vita, si attenua anche la piaga dell' alcolismo. La droga dell'  lite, dal suo canto, ha messo in moto, come è sempre stato, il suo meccanismo di discesa verso gli strati più ampi della popolazione. La società  contemporanea, intanto, con la scolarizzazione di massa, e il sempre più lungo rinvio dell' approdo lavorativo e " familiare" , inventa il mondo giovanile, con i suoi riti, i suoi simboli, la sua " cultura" . Sarà questo universo societario il nuovo terreno privilegiato di massa del contagio psicoattivo. La droga della modernità è, nel nostro tempo, essenzialmente un fenomeno giovanile. Che si mette in cammino e si veicola, esattamente attraverso quei movimenti, quel dissenso, quella contestazione che segnalano vistosamente il loro disagio. Perchè  sono le nuove generazioni oggi a drogarsi? Qual è lo spaesamento, la sofferenza che la gioventù tenta di lenire? Il fatto é che l' anello debole della società oggi sono proprio i giovani. Essi, per la prima volta nell' intera storia umana, sono, in occidente, una minoranza (" attiva" ) della comunità sociale. Grazie alla scuola e ai media, divengono precocemente adulti. Ma la società gli impone un lungo intervallo prima di dargli l' opportunità di inserirsi adeguatamente nel mondo produttivo e sociale. E' un pantano esistenziale interminabile e insopportabile. Vissuto in assenza degli storici, tradizionali riferimenti. L' autorità paterna si è, infatti, quasi del tutto  dissolta. Il padre non   più maestro di mestiere e di vita, la gerarchia familiare non ha più fondamento nello scarto di competenze, si legittima solo in base allo squilibrio nella dotazione di risorse, e per questo viene percepita in modo insopportabile. Il padre non ha più, come è stato da sempre, maggiori conoscenze del figlio e non è più lui a trasmettere l' iniziazione al giovane. Come potrebbe riuscirvi se, in conseguenza del mutamento veloce e incessante della società, le competenze di una generazione sono praticamente inutili a quella successiva? E vi è anche il nuovo protagonismo femminile a minare definitivamente l' immagine, il potere, il mito del padre. Forse è anche per questo che la droga colpisce prevalentemente (oltre il 70% dei casi) i giovani maschi, sono loro, ancor più delle ragazze, ad aver perso i riferimenti identificativi e identitari. Mentre le donne, infatti, vivono la condizione " affluente" di riscatto dalla atavica marginalità, i maschi invece si percepiscono come un gruppo in declino. Ma la nostalgia del " Padre" non ha nessuna ragione e non si giustifica. Il " ritorno" del padre, infatti, non potrebbe che comportare la ricomparsa del padre della patria, del padreterno, del padre tiranno, del padre padrone. E' solo in una originale e più avanzata idea democratica della relazione, della solidarietà, del legame sociale, che il mondo contemporaneo potrà individuare le nuove strategie con cui governare il suo indispensabile meccanismo di riproduzione. Nel frattempo, come proteggerci dai guasti e dalle distorsioni che la droga produce? Bisogna puntare, innanzitutto, alla " riduzione del danno" . Lavorare, senza preconcetti e pregiudizi, per contenere soprattutto i guasti e le degenerazioni del fenomeno. Imparare a convivere con la droga. Mettere in moto un dispositivo che non guarda tanto alla sostanza quanto al consumatore ed alla sua realtà  individuale e sociale. Bisogna sfuggire alla tentazione di marginalizzare il drogato e lavorare per la sua inclusione sociale. Non abbiamo altra scelta, perché un mondo senza droga non è possibile. Il prezzo che dovremmo pagare in termini di annichilimento totalitario della libertà sarebbe troppo alto. Per conseguire un obbiettivo del genere sarebbe necessaria una forma di tirannide di cui non si è ancora vista l' eguale. 
2003
9788877508676
LA DROGA DELLA MODERNITA'. Sociologia e storia di un fenomeno fra devianza e cultura / Caramiello, Luigi. - STAMPA. - (2003).
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