Nello specifico della tradizione italiana, i grandi temi della linguistica settecentesca che si articolano sostanzialmente sui rapporti tra pensiero e linguaggio e tra linguaggio e società si intrecciano strettamente con i problemi posti dalla prassi della comunicazione linguistica e con la consapevolezza dell’importanza civile e politica del fenomeno linguistico. Ma la discussione sul linguaggio in Italia nel corso del Settecento è caratterizzata soprattutto da una straordinaria molteplicità di approcci. Accanto alle fonti linguistiche in senso stretto, fiorisce infatti un’ampia letteratura che a diverso titolo si interessa e discute di linguaggio. Lo studio di questi lavori, che si iscrivono in quella che è stata definita, con una formula felice, «la linguistica dei non linguisti» (Formigari 1988: 5), ha già dato ampi frutti nell’ambito della storiografia linguistica italiana del Settecento, aprendo nuove prospettive anche sotto il profilo metodologico. Il presente lavoro vuole essere un contributo a questo indirizzo interdisciplinare della ricerca. Oggetto dell’indagine è l’individuazione dei luoghi in cui, all’attenzione per la produzione linguistica, si affianchi anche un interesse per il prodotto linguistico inteso come sostanza fonica e/o grafica. Sono stati presi pertanto in considerazione quegli studi in cui vi fossero descrizioni delle diverse fasi fisiologiche del processo della percezione uditiva e, comunque, i testi nei quali fosse presente un’attenzione più esplicita e sistematica ai meccanismi della produzione e ricezione linguistiche sia dal punto di vista del parlante, sia da quello del ricevente (normoudente e non). Là dove è stato possibile individuarle, sono state anche messe in evidenza le tracce di un’attenzione originale al problema linguistico, aperta ad una considerazione del ‘parlato’ quale attività cognitiva e sociale con caratteristiche specifiche diverse dallo ‘scritto’. L’ambito cronologico al quale la ricerca fa riferimento è la seconda metà del Settecento, un periodo in cui, al fiorire degli studi medici, si affiancò l’elaborazione di specifici modelli riabilitativi nell’ambito delle patologie linguistiche, mentre gli studi grammaticali, stimolati dal sorgere di una nuova coscienza civile e letteraria, si venivano orientando sempre più verso le problematiche legate alla questione della lingua. Sono stati quindi esaminati: a) testi di medici, anatomisti ed anatomopatologi che si siano interessati alla descrizione degli apparati fonatorio ed uditivo e alla loro attività (linguistica); b) i modelli elaborati dagli istitutori italiani di «sordomuti»; c) i lavori di alcuni grammatici e letterati che abbiano affrontato, naturalmente dal loro punto di vista, il problema della necessità sociale dell’oggetto ‘lingua’ e del suo concreto costituirsi, nonché le modalità attraverso le quali essa produce comunicazione e consenso. In quest’ultimo caso sono stati considerati soprattutto quegli autori che si siano posti il problema della variabilità e della approssimazione delle realizzazioni foniche del parlato, pur ricorrendo infine alla lettera scritta come sede di ‘invarianza’. Se il primo gruppo di testi, quelli prodotti in ambito medico-clinico, illustra soprattutto la crescita delle conoscenze relative ai processi fisiologici della produzione e ricezione della lingua - sulle quali, per altro, si innesteranno poi i modelli di riabilitazione elaborati nel corso del Settecento - agli ultimi due va invece il carico di aver alimentato il dibattito sui rapporti tra pensiero e linguaggio, tra ‘voce’ e ‘loquela’, e tra lingua parlata, scritta e anche ‘segnata’. Attraverso l’analisi di questi lavori cercherò, infine, di mettere in evidenza le relazioni tra l’evoluzione italiana delle ricerche e delle terapie sul sordomutismo e le filosofie del linguaggio di estrazione ora condillachiana (analiticizzante), ora vichiana (ingegnoso-corporea), confrontandole con alcuni aspetti delle teorie e delle pratiche grammaticali del Settecento.
Produzione e ricezione del linguaggio negli studi italiani della seconda metà del Settecento / Dovetto, FRANCESCA MARIA. - In: LINGUA E STILE. - ISSN 0024-385X. - STAMPA. - XXXIII:(1998), pp. 231-266.
Produzione e ricezione del linguaggio negli studi italiani della seconda metà del Settecento
DOVETTO, FRANCESCA MARIA
1998
Abstract
Nello specifico della tradizione italiana, i grandi temi della linguistica settecentesca che si articolano sostanzialmente sui rapporti tra pensiero e linguaggio e tra linguaggio e società si intrecciano strettamente con i problemi posti dalla prassi della comunicazione linguistica e con la consapevolezza dell’importanza civile e politica del fenomeno linguistico. Ma la discussione sul linguaggio in Italia nel corso del Settecento è caratterizzata soprattutto da una straordinaria molteplicità di approcci. Accanto alle fonti linguistiche in senso stretto, fiorisce infatti un’ampia letteratura che a diverso titolo si interessa e discute di linguaggio. Lo studio di questi lavori, che si iscrivono in quella che è stata definita, con una formula felice, «la linguistica dei non linguisti» (Formigari 1988: 5), ha già dato ampi frutti nell’ambito della storiografia linguistica italiana del Settecento, aprendo nuove prospettive anche sotto il profilo metodologico. Il presente lavoro vuole essere un contributo a questo indirizzo interdisciplinare della ricerca. Oggetto dell’indagine è l’individuazione dei luoghi in cui, all’attenzione per la produzione linguistica, si affianchi anche un interesse per il prodotto linguistico inteso come sostanza fonica e/o grafica. Sono stati presi pertanto in considerazione quegli studi in cui vi fossero descrizioni delle diverse fasi fisiologiche del processo della percezione uditiva e, comunque, i testi nei quali fosse presente un’attenzione più esplicita e sistematica ai meccanismi della produzione e ricezione linguistiche sia dal punto di vista del parlante, sia da quello del ricevente (normoudente e non). Là dove è stato possibile individuarle, sono state anche messe in evidenza le tracce di un’attenzione originale al problema linguistico, aperta ad una considerazione del ‘parlato’ quale attività cognitiva e sociale con caratteristiche specifiche diverse dallo ‘scritto’. L’ambito cronologico al quale la ricerca fa riferimento è la seconda metà del Settecento, un periodo in cui, al fiorire degli studi medici, si affiancò l’elaborazione di specifici modelli riabilitativi nell’ambito delle patologie linguistiche, mentre gli studi grammaticali, stimolati dal sorgere di una nuova coscienza civile e letteraria, si venivano orientando sempre più verso le problematiche legate alla questione della lingua. Sono stati quindi esaminati: a) testi di medici, anatomisti ed anatomopatologi che si siano interessati alla descrizione degli apparati fonatorio ed uditivo e alla loro attività (linguistica); b) i modelli elaborati dagli istitutori italiani di «sordomuti»; c) i lavori di alcuni grammatici e letterati che abbiano affrontato, naturalmente dal loro punto di vista, il problema della necessità sociale dell’oggetto ‘lingua’ e del suo concreto costituirsi, nonché le modalità attraverso le quali essa produce comunicazione e consenso. In quest’ultimo caso sono stati considerati soprattutto quegli autori che si siano posti il problema della variabilità e della approssimazione delle realizzazioni foniche del parlato, pur ricorrendo infine alla lettera scritta come sede di ‘invarianza’. Se il primo gruppo di testi, quelli prodotti in ambito medico-clinico, illustra soprattutto la crescita delle conoscenze relative ai processi fisiologici della produzione e ricezione della lingua - sulle quali, per altro, si innesteranno poi i modelli di riabilitazione elaborati nel corso del Settecento - agli ultimi due va invece il carico di aver alimentato il dibattito sui rapporti tra pensiero e linguaggio, tra ‘voce’ e ‘loquela’, e tra lingua parlata, scritta e anche ‘segnata’. Attraverso l’analisi di questi lavori cercherò, infine, di mettere in evidenza le relazioni tra l’evoluzione italiana delle ricerche e delle terapie sul sordomutismo e le filosofie del linguaggio di estrazione ora condillachiana (analiticizzante), ora vichiana (ingegnoso-corporea), confrontandole con alcuni aspetti delle teorie e delle pratiche grammaticali del Settecento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.