L’introduzione dei tirocini nella Laurea Triennale costituisce una preziosa occasione di approfondimento e concretizzazione della teoria, ma al contempo rischia di colludere con il desiderio/tentazione, fin troppo diffusi tra gli studenti, di utilizzare le tecniche psicologiche senza aver consolidato adeguatamente il proprio bagaglio teorico; il conferimento di un titolo già al terzo anno di Corso di Laurea ci sembra sostenere quest’illusione ed appare tanto più problematico perché è dell’Istituzione la responsabilità di riportare sul piano di realtà le fisiologiche idealizzazioni giovanili. Particolarmente importante ci sembra, oggi, strutturare dispositivi didattici che, pur rispondendo alle richieste ministeriali, non sviliscano la complessità e la lentezza della formazione psicologica che va ben al di là del quinquennio di Laurea. Pertanto, quest’esperienza di Tirocinio non va intesa come una formazione all’osservazione, che richiede luoghi, momenti e tempi ben diversi, quanto un primo approccio alla complessità del processo osservativo, ad un metodo e ad uno stile conoscitivo incentrati sul legame tra oggetto e soggetto e fondati su un approccio epistemologico che, assumendo la realtà del limite, fa della soggettività un prezioso strumento di conoscenza (Borgogno, 1978). Si tratta di un accompagnamento all’integrazione tra l’astratto -spesso idealizzato- della teoria, e il concreto dell’esperienza che, attraverso la disorganizzazione e il dolore (Bion, 1965), apre ad una più profonda com-prensione, intesa come segnale di un processo, seppur minimo, di trasformazione interna dell’osservatore (Scotti, 2000). Il Tirocinio, parte dell’offerta didattica dell’area clinico-dinamica, è rivolto ad un gruppo di 15 studenti del II anno e si svolge, per sei mesi, in continuità con il seminario teorico sulla metodologia dell’osservazione del semestre precedente. Il setting formativo prevede un incontro iniziale e quattro finali a gruppo intero; nel periodo intermedio gli studenti, suddivisi in tre sottogruppi che lavorano scaglionati, svolgono un ciclo breve di cinque osservazioni -dirette e non partecipanti- in scuole materne. Il lavoro del piccolo gruppo si struttura intra ed extra mœnia. Il primo incontro è dedicato alla preparazione alla consegna che ogni studente, individualmente, darà alle maestre ed ai bambini della classe ospitante. L’esplicitazione del contratto osservativo (le coordinate spazio-temporali del setting, ma anche i modi e gli obiettivi dell’osservazione), quale aspetto deontologico e metodologico fondamentale, costituisce il momento in cui si gettano le basi della relazione osservativa che si riverbera inevitabilmente sulla qualità del lavoro successivo (Lis, Venuti, 1996). Le indicazioni sull’osservazione fornite dal tutor riguardano la regola del non-intervento, la sollecitazione a tentare, per quanto possibile, di seguire il proprio sguardo là dove si posa e di inserire nel protocollo di osservazione anche i pensieri, le emozioni e le fantasie attivate dal lavoro. Ad ogni osservazione seguono due incontri settimanali condotti dal tutor in cui vengono letti e discussi i protocolli di osservazione di ciascuno. I luoghi, i giorni, la durata e l’orario delle attività interne ed esterne, parte del setting, sono tenuti fissi. Alle insegnanti che scelgono di accogliere i tirocinanti è offerto un incontro con il tutor alla fine del lavoro di ciascun gruppo. È, infine, prevista una valutazione ex-post del tirocinio da parte degli studenti. Il dispositivo formativo sostiene l’integrazione tra teoria e pratica e l’attivazione di un ascolto interno di cui l’ostacolo alla scarica immediata nell’azione costituisce il perno. L’ineludibilità e la pregnanza della soggettività, la fisiologica attivazione di difese in relazione alle varie declinazioni del perturbante, l’importanza del setting, la relazione osservativa come système où tout se tient, la processualità dell’osservazione e l’indissolubile legame con le fasi di scrittura e discussione del protocollo, l’uso di quest’ultimo come testo aperto e la possibilità di aprire uno spazio all’altro nella misura in cui si è goduto di uno spazio per sé (De Rosa, 2003), si sono incarnati nel vissuto di ciascuno aprendoli ad una trasformazione dello sguardo; modalità e qualità di questo giro di boa, collocato tra III e IV osservazione, sono in relazione con le caratteristiche del sistema costruito tra soggetto, oggetto/i e contesto di osservazione. La costruzione del gruppo di lavoro, pur nella complicanza delle sue dinamiche, ha generalmente funzionato come ulteriore elemento di supporto attraverso la condivisione delle difficoltà. Il lavoro condotto è un esercizio alla complessità di cui è centrale il processo di disillusione; con le parole degli studenti, esso «arriva appena a farci intravedere come potrebbe essere l’osservazione ..e ce ne dobbiamo separare!»; la separazione, ai suoi vari livelli, costituisce l’oggetto di lavoro degli incontri finali a gruppo intero.

Incarnare la teoria: un'esperienza di tirocinio sulla metodologia dell'osservazione a orientamento psicoanalitico / DE ROSA, Barbara. - ELETTRONICO. - (2007), pp. 549-555. (Intervento presentato al convegno Verso una nuova qualit� dell'insegnamento e apprendimento della Psicologia, Padova tenutosi a Università degli Studi di Padova nel 2-3 Febbraio 2007).

Incarnare la teoria: un'esperienza di tirocinio sulla metodologia dell'osservazione a orientamento psicoanalitico

DE ROSA, BARBARA
2007

Abstract

L’introduzione dei tirocini nella Laurea Triennale costituisce una preziosa occasione di approfondimento e concretizzazione della teoria, ma al contempo rischia di colludere con il desiderio/tentazione, fin troppo diffusi tra gli studenti, di utilizzare le tecniche psicologiche senza aver consolidato adeguatamente il proprio bagaglio teorico; il conferimento di un titolo già al terzo anno di Corso di Laurea ci sembra sostenere quest’illusione ed appare tanto più problematico perché è dell’Istituzione la responsabilità di riportare sul piano di realtà le fisiologiche idealizzazioni giovanili. Particolarmente importante ci sembra, oggi, strutturare dispositivi didattici che, pur rispondendo alle richieste ministeriali, non sviliscano la complessità e la lentezza della formazione psicologica che va ben al di là del quinquennio di Laurea. Pertanto, quest’esperienza di Tirocinio non va intesa come una formazione all’osservazione, che richiede luoghi, momenti e tempi ben diversi, quanto un primo approccio alla complessità del processo osservativo, ad un metodo e ad uno stile conoscitivo incentrati sul legame tra oggetto e soggetto e fondati su un approccio epistemologico che, assumendo la realtà del limite, fa della soggettività un prezioso strumento di conoscenza (Borgogno, 1978). Si tratta di un accompagnamento all’integrazione tra l’astratto -spesso idealizzato- della teoria, e il concreto dell’esperienza che, attraverso la disorganizzazione e il dolore (Bion, 1965), apre ad una più profonda com-prensione, intesa come segnale di un processo, seppur minimo, di trasformazione interna dell’osservatore (Scotti, 2000). Il Tirocinio, parte dell’offerta didattica dell’area clinico-dinamica, è rivolto ad un gruppo di 15 studenti del II anno e si svolge, per sei mesi, in continuità con il seminario teorico sulla metodologia dell’osservazione del semestre precedente. Il setting formativo prevede un incontro iniziale e quattro finali a gruppo intero; nel periodo intermedio gli studenti, suddivisi in tre sottogruppi che lavorano scaglionati, svolgono un ciclo breve di cinque osservazioni -dirette e non partecipanti- in scuole materne. Il lavoro del piccolo gruppo si struttura intra ed extra mœnia. Il primo incontro è dedicato alla preparazione alla consegna che ogni studente, individualmente, darà alle maestre ed ai bambini della classe ospitante. L’esplicitazione del contratto osservativo (le coordinate spazio-temporali del setting, ma anche i modi e gli obiettivi dell’osservazione), quale aspetto deontologico e metodologico fondamentale, costituisce il momento in cui si gettano le basi della relazione osservativa che si riverbera inevitabilmente sulla qualità del lavoro successivo (Lis, Venuti, 1996). Le indicazioni sull’osservazione fornite dal tutor riguardano la regola del non-intervento, la sollecitazione a tentare, per quanto possibile, di seguire il proprio sguardo là dove si posa e di inserire nel protocollo di osservazione anche i pensieri, le emozioni e le fantasie attivate dal lavoro. Ad ogni osservazione seguono due incontri settimanali condotti dal tutor in cui vengono letti e discussi i protocolli di osservazione di ciascuno. I luoghi, i giorni, la durata e l’orario delle attività interne ed esterne, parte del setting, sono tenuti fissi. Alle insegnanti che scelgono di accogliere i tirocinanti è offerto un incontro con il tutor alla fine del lavoro di ciascun gruppo. È, infine, prevista una valutazione ex-post del tirocinio da parte degli studenti. Il dispositivo formativo sostiene l’integrazione tra teoria e pratica e l’attivazione di un ascolto interno di cui l’ostacolo alla scarica immediata nell’azione costituisce il perno. L’ineludibilità e la pregnanza della soggettività, la fisiologica attivazione di difese in relazione alle varie declinazioni del perturbante, l’importanza del setting, la relazione osservativa come système où tout se tient, la processualità dell’osservazione e l’indissolubile legame con le fasi di scrittura e discussione del protocollo, l’uso di quest’ultimo come testo aperto e la possibilità di aprire uno spazio all’altro nella misura in cui si è goduto di uno spazio per sé (De Rosa, 2003), si sono incarnati nel vissuto di ciascuno aprendoli ad una trasformazione dello sguardo; modalità e qualità di questo giro di boa, collocato tra III e IV osservazione, sono in relazione con le caratteristiche del sistema costruito tra soggetto, oggetto/i e contesto di osservazione. La costruzione del gruppo di lavoro, pur nella complicanza delle sue dinamiche, ha generalmente funzionato come ulteriore elemento di supporto attraverso la condivisione delle difficoltà. Il lavoro condotto è un esercizio alla complessità di cui è centrale il processo di disillusione; con le parole degli studenti, esso «arriva appena a farci intravedere come potrebbe essere l’osservazione ..e ce ne dobbiamo separare!»; la separazione, ai suoi vari livelli, costituisce l’oggetto di lavoro degli incontri finali a gruppo intero.
2007
Incarnare la teoria: un'esperienza di tirocinio sulla metodologia dell'osservazione a orientamento psicoanalitico / DE ROSA, Barbara. - ELETTRONICO. - (2007), pp. 549-555. (Intervento presentato al convegno Verso una nuova qualit� dell'insegnamento e apprendimento della Psicologia, Padova tenutosi a Università degli Studi di Padova nel 2-3 Febbraio 2007).
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