Gli eventi narrati nelle pagine del Mercante di Venezia di Shakespeare ruotano intorno al contratto siglato tra l’ebreo Shylock ed il mercante Antonio in base al quale il primo si impegna a prestare al secondo la cifra richiesta senza richiedere in cambio alcun interesse, salvo una libbra di carne da prendersi dal corpo di Antonio qualora Quest’ultimo non fosse riuscito a ripagare il debito nei tempi stabiliti. Il contratto prende le mosse da una condizione oggettivamente asimmetrica: nella Venezia di quegli anni Antonio - cristiano, veneziano e gentiluomo - e Shylock - ebreo, straniero e usuraio - non sono certo ‘uguali’ di fronte alle Legge del Doge. Ciononostante, l’ebreo mescola le carte e formula una clausola contrattuale particolarmente oscura, dai tratti decisamente mitici, che chiama in causa non i beni del cristiano ma il suo corpo, la sua vulnerabilità. Che il proposito di Shylock sia l’uguaglianza è evidente dal famoso discorso da Questi pronunciato, come altrettanto evidente è il riconoscimento di una comune vulnerabilità che il contratto mira a rivelare: «Non ha occhi un ebreo? Non ha mani un ebreo? Non ha organi, corpo, sensi, sentimenti, passioni? Non è sfamato dallo stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dagli stessi rimedi, riscaldato e gelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate, proprio come un cristiano? Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo?» (Il Mercante di Venezia, [III.I. 52-60]). Il filosofo tedesco Jürgen Habermas ha più volte sottolineato come il contratto rappresenti la figura simbolica attraverso cui le dottrine politiche moderne, prendendo in prestito una nozione legata al diritto privato, hanno individuato nell’uguaglianza e nella libertà dei ‘contraenti’ le condizioni affinché questi ultimi siano in grado di riconoscersi reciprocamente quali portatori di aspettative e di diritti. D’altro canto, Thomas Hobbes ha individuato nel riconoscimento della comune vulnerabilità il ‘momento fondante’ di quell’’artificio’ rappresentato dallo stato moderno che, nel corso dell’evoluzione storica, si è poi trasferito nello stato di diritto. Una società di liberi e uguali si nutre infatti del reciproco riconoscimento di tale vulnerabilità. L’epilogo della commedia di Shakespeare è noto: grazie all’intervento di Porzia, il Doge si pronuncia contro l’ebreo: la libbra di carne cessa di essere tema ‘mitico’: ciò che conta è che sia pesata correttamente, che non ci sia del sangue nella carne. E ancora: l’ebreo viene per la prima volta chiamato straniero e il contratto per la prima volta appellato come sacrilego. Al principio, Antonio prendeva soldi da un nemico, offrendo la vulnerabilità del suo corpo a garanza, ponendo le basi per una relazione simmetrica; al termine del racconto, grazie all’intervento di Porzia, Antonio si ritrae: il suo corpo è al sicuro, le Leggi di Venezia lo tutelano; l’ebreo che ha sperato nella ‘promessa’ dell’uguaglianza è punito e trasformato in un apolide. In questo nostro breve intervento intendiamo precisamente mostrare come la commedia di Shakespeare sia incentrata sulla relazione che il diritto moderno ha saputo individuare tra vulnerabilità ed uguaglianza.

Il contratto di ‘sangue’ e l’uguaglianza tradita. A proposito del Mercante di Venezia / Marino, Piero. - (2025). ( XXXIV CONGRESSO NAZIONALE SIFD: Diritto, vulnerabilità ed eguaglianza. WORKSHOP :Narrare vulnerabilità ed eguaglianza: percorsi di Diritto e Letteratura UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MODENA 13 Settembre (Congresso 11 - 13 settembre) 2025).

Il contratto di ‘sangue’ e l’uguaglianza tradita. A proposito del Mercante di Venezia

MARINO PIERO
2025

Abstract

Gli eventi narrati nelle pagine del Mercante di Venezia di Shakespeare ruotano intorno al contratto siglato tra l’ebreo Shylock ed il mercante Antonio in base al quale il primo si impegna a prestare al secondo la cifra richiesta senza richiedere in cambio alcun interesse, salvo una libbra di carne da prendersi dal corpo di Antonio qualora Quest’ultimo non fosse riuscito a ripagare il debito nei tempi stabiliti. Il contratto prende le mosse da una condizione oggettivamente asimmetrica: nella Venezia di quegli anni Antonio - cristiano, veneziano e gentiluomo - e Shylock - ebreo, straniero e usuraio - non sono certo ‘uguali’ di fronte alle Legge del Doge. Ciononostante, l’ebreo mescola le carte e formula una clausola contrattuale particolarmente oscura, dai tratti decisamente mitici, che chiama in causa non i beni del cristiano ma il suo corpo, la sua vulnerabilità. Che il proposito di Shylock sia l’uguaglianza è evidente dal famoso discorso da Questi pronunciato, come altrettanto evidente è il riconoscimento di una comune vulnerabilità che il contratto mira a rivelare: «Non ha occhi un ebreo? Non ha mani un ebreo? Non ha organi, corpo, sensi, sentimenti, passioni? Non è sfamato dallo stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dagli stessi rimedi, riscaldato e gelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate, proprio come un cristiano? Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo?» (Il Mercante di Venezia, [III.I. 52-60]). Il filosofo tedesco Jürgen Habermas ha più volte sottolineato come il contratto rappresenti la figura simbolica attraverso cui le dottrine politiche moderne, prendendo in prestito una nozione legata al diritto privato, hanno individuato nell’uguaglianza e nella libertà dei ‘contraenti’ le condizioni affinché questi ultimi siano in grado di riconoscersi reciprocamente quali portatori di aspettative e di diritti. D’altro canto, Thomas Hobbes ha individuato nel riconoscimento della comune vulnerabilità il ‘momento fondante’ di quell’’artificio’ rappresentato dallo stato moderno che, nel corso dell’evoluzione storica, si è poi trasferito nello stato di diritto. Una società di liberi e uguali si nutre infatti del reciproco riconoscimento di tale vulnerabilità. L’epilogo della commedia di Shakespeare è noto: grazie all’intervento di Porzia, il Doge si pronuncia contro l’ebreo: la libbra di carne cessa di essere tema ‘mitico’: ciò che conta è che sia pesata correttamente, che non ci sia del sangue nella carne. E ancora: l’ebreo viene per la prima volta chiamato straniero e il contratto per la prima volta appellato come sacrilego. Al principio, Antonio prendeva soldi da un nemico, offrendo la vulnerabilità del suo corpo a garanza, ponendo le basi per una relazione simmetrica; al termine del racconto, grazie all’intervento di Porzia, Antonio si ritrae: il suo corpo è al sicuro, le Leggi di Venezia lo tutelano; l’ebreo che ha sperato nella ‘promessa’ dell’uguaglianza è punito e trasformato in un apolide. In questo nostro breve intervento intendiamo precisamente mostrare come la commedia di Shakespeare sia incentrata sulla relazione che il diritto moderno ha saputo individuare tra vulnerabilità ed uguaglianza.
2025
Il contratto di ‘sangue’ e l’uguaglianza tradita. A proposito del Mercante di Venezia / Marino, Piero. - (2025). ( XXXIV CONGRESSO NAZIONALE SIFD: Diritto, vulnerabilità ed eguaglianza. WORKSHOP :Narrare vulnerabilità ed eguaglianza: percorsi di Diritto e Letteratura UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MODENA 13 Settembre (Congresso 11 - 13 settembre) 2025).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/1011606
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