Si propone un’analisi narratologica di un capitolo dei Viceré, il terzo della prima parte, notevole perché in esso De Roberto sacrifica l’imperativo dell’impersonalità (è la prima volta nel suo laboratorio) all’esigenza di fornire ai lettori una memorabile ritrattistica a tutto tondo dei protagonisti del romanzo. Si succedono i profili degli Uzeda, variegata e madornale antropologia : il capitolo è una collana di analessi biografiche, e a inanellarle è adibito un teller che ricorda, per l’onniscienza e per altre prerogative, quelli del romanzo d’impianto autoriale (secondo la definizione di Stanzel) di primo Ottocento. D’altra parte è essenziale nel capitolo la presenza di un mobilissimo don Blasco : il teller e il monaco (vero personaggio-riflettore : ancora un concetto di Stanzel) si dividono il lavoro ; al primo la gestione narrativa del passato, la storia familiare ricostruita per movimenti analettici ; al secondo la gestione del presente, la drammatizzazione, per incontri e scontri dialogici, dell’ora in cui è ormai noto il testamento cruciale, e gli attori devono disporsi per una nuova partita. La voce del monaco, i suoi scoppi d’ira, le parolacce, tengono insieme la collana delle analessi, come un filo. Sarebbe troppo affermare che il teller è impassibile : il suo giudizio sulle gesta uzediane si fa avvertire. Ma si contiene : più che esprimere riprovazione, fa parlare l’evidenza scandalosa dei fatti. Lascia al monaco il compito di stigmatizzare (gli Uzeda sono « pazzi », gli Uzeda sono « bestie »), di apertamente condannare, di caricare espressivamente gli squallidi o truci referti. E il monaco finisce col sembrarci il testimone più attendibile, bocca della verità. Le sue opinioni sempre malevole, i toni sprezzanti e clamorosi sono i più adatti a restituire il colore e le dinamiche del peggiore dei mondi possibili d’invenzione.
'I Viceré': il capitolo terzo della prima parte / Maffei, Giovanni. - In: RASSEGNA EUROPEA DI LETTERATURA ITALIANA. - ISSN 1122-5580. - 61-62:(2023), pp. 39-74.
'I Viceré': il capitolo terzo della prima parte
Giovanni Maffei
2023
Abstract
Si propone un’analisi narratologica di un capitolo dei Viceré, il terzo della prima parte, notevole perché in esso De Roberto sacrifica l’imperativo dell’impersonalità (è la prima volta nel suo laboratorio) all’esigenza di fornire ai lettori una memorabile ritrattistica a tutto tondo dei protagonisti del romanzo. Si succedono i profili degli Uzeda, variegata e madornale antropologia : il capitolo è una collana di analessi biografiche, e a inanellarle è adibito un teller che ricorda, per l’onniscienza e per altre prerogative, quelli del romanzo d’impianto autoriale (secondo la definizione di Stanzel) di primo Ottocento. D’altra parte è essenziale nel capitolo la presenza di un mobilissimo don Blasco : il teller e il monaco (vero personaggio-riflettore : ancora un concetto di Stanzel) si dividono il lavoro ; al primo la gestione narrativa del passato, la storia familiare ricostruita per movimenti analettici ; al secondo la gestione del presente, la drammatizzazione, per incontri e scontri dialogici, dell’ora in cui è ormai noto il testamento cruciale, e gli attori devono disporsi per una nuova partita. La voce del monaco, i suoi scoppi d’ira, le parolacce, tengono insieme la collana delle analessi, come un filo. Sarebbe troppo affermare che il teller è impassibile : il suo giudizio sulle gesta uzediane si fa avvertire. Ma si contiene : più che esprimere riprovazione, fa parlare l’evidenza scandalosa dei fatti. Lascia al monaco il compito di stigmatizzare (gli Uzeda sono « pazzi », gli Uzeda sono « bestie »), di apertamente condannare, di caricare espressivamente gli squallidi o truci referti. E il monaco finisce col sembrarci il testimone più attendibile, bocca della verità. Le sue opinioni sempre malevole, i toni sprezzanti e clamorosi sono i più adatti a restituire il colore e le dinamiche del peggiore dei mondi possibili d’invenzione.File | Dimensione | Formato | |
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