Con questo contributo si vuole ripercorrere il pensiero dei critici che valutarono le opere di Domenico Morelli dai primi anni Sessanta dell’Ottocento al 1880, anno della quarta Esposizione Nazionale di Torino. Fu un ventennio di grande fortuna per il patriarca della pittura moderna italiana. Morelli fu sempre osannato quale fondatore di una nuova idea dell’arte e di una riforma del metodo pittorico. “Rappresentare cose non viste, ma immaginate e vere” significava rimettere in gioco, sul tavolo delle novità apportate dalle conquiste del realismo, tanto i temi storici quanto quelli letterari o in generale di fantasia. Il “verismo storico” fu la grande invenzione di Morelli, verso la quale si allineò la gran parte degli artisti, non soltanto della scuola napoletana, ma dell’Italia tutta. I critici lo compresero, e ad ogni occasione non mancarono di esprimere encomi o giudizi altamente positivi, riuscendo a mettere in evidenza le novità, la capacità pittorica e il pensiero filosofico dell’artista, oltre alla sua straordinaria modernità. Nel saggio, accanto al pensiero critico, sono presenti numerosi dati inediti inerenti alle opere di Morelli e alla sua presenza nello scenario espositivo italiano del tempo.
«Sapeva quello che non sapeva, e vedeva ciò che non aveva mai visto». Lo sguardo critico. Domenico Morelli attraverso la stampa periodica del suo tempo (1860-1880) / Valente, Isabella. - In: PREDELLA. - ISSN 1827-8655. - 53:(2023), pp. 45-64.
«Sapeva quello che non sapeva, e vedeva ciò che non aveva mai visto». Lo sguardo critico. Domenico Morelli attraverso la stampa periodica del suo tempo (1860-1880)
Isabella Valente
2023
Abstract
Con questo contributo si vuole ripercorrere il pensiero dei critici che valutarono le opere di Domenico Morelli dai primi anni Sessanta dell’Ottocento al 1880, anno della quarta Esposizione Nazionale di Torino. Fu un ventennio di grande fortuna per il patriarca della pittura moderna italiana. Morelli fu sempre osannato quale fondatore di una nuova idea dell’arte e di una riforma del metodo pittorico. “Rappresentare cose non viste, ma immaginate e vere” significava rimettere in gioco, sul tavolo delle novità apportate dalle conquiste del realismo, tanto i temi storici quanto quelli letterari o in generale di fantasia. Il “verismo storico” fu la grande invenzione di Morelli, verso la quale si allineò la gran parte degli artisti, non soltanto della scuola napoletana, ma dell’Italia tutta. I critici lo compresero, e ad ogni occasione non mancarono di esprimere encomi o giudizi altamente positivi, riuscendo a mettere in evidenza le novità, la capacità pittorica e il pensiero filosofico dell’artista, oltre alla sua straordinaria modernità. Nel saggio, accanto al pensiero critico, sono presenti numerosi dati inediti inerenti alle opere di Morelli e alla sua presenza nello scenario espositivo italiano del tempo.| File | Dimensione | Formato | |
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