Il saggio attraversa per intero l’Arcadia di Sannazaro, individuandone e analizzandone i numerosi loci horridi. L’obiettivo è duplice: in primo luogo evidenziare il tenace legame tra letteratura e geografia nel Cinque-Seicento meridionale; in secondo luogo rilevare come le tessere del paesaggio inameno dell’Arcadia siano raccolte e incardinate nel più ampio schema del paesaggio catastrofico secentesco. Il prosimetro di Sannazaro si fa infatti sintesi e latore di particolari loca inamoena, provenienti da tradizioni diverse (soprattutto quella latina). La memoria di queste tipologie di descriptio loci sarà riattivata dai poeti meridionali del XVI e del XVII secolo per descrivere e definire un nuovo modello di paesaggio: quello creatosi con le due eruzioni del 1538 (il Monte Nuovo) e del 1631 (il Vesuvio). A tali sciagurate occasioni è infatti legata non solo l’insanabile modifica del paesaggio abitato, ma altresì una frattura epistemologica tra geografia fittizia e reale, dunque, tra rappresentazione (enargheia) e descrizione (ekphrasis) dei luoghi. L’Arcadia funge in questo senso da campionario precostituito per la raffigurazione di uno scenario inospitale, permettendo di innestare sulla distruzione della catastrofe un modello di paesaggio già consolidato nell’immaginario comune.
L’Arcadia di Sannazaro come locus horridus. La creazione del paesaggio catastrofico napoletano / Perrone, Antonio. - In: GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA. - ISSN 0017-0496. - 201:(2024), pp. 1-29.
L’Arcadia di Sannazaro come locus horridus. La creazione del paesaggio catastrofico napoletano
Antonio Perrone
2024
Abstract
Il saggio attraversa per intero l’Arcadia di Sannazaro, individuandone e analizzandone i numerosi loci horridi. L’obiettivo è duplice: in primo luogo evidenziare il tenace legame tra letteratura e geografia nel Cinque-Seicento meridionale; in secondo luogo rilevare come le tessere del paesaggio inameno dell’Arcadia siano raccolte e incardinate nel più ampio schema del paesaggio catastrofico secentesco. Il prosimetro di Sannazaro si fa infatti sintesi e latore di particolari loca inamoena, provenienti da tradizioni diverse (soprattutto quella latina). La memoria di queste tipologie di descriptio loci sarà riattivata dai poeti meridionali del XVI e del XVII secolo per descrivere e definire un nuovo modello di paesaggio: quello creatosi con le due eruzioni del 1538 (il Monte Nuovo) e del 1631 (il Vesuvio). A tali sciagurate occasioni è infatti legata non solo l’insanabile modifica del paesaggio abitato, ma altresì una frattura epistemologica tra geografia fittizia e reale, dunque, tra rappresentazione (enargheia) e descrizione (ekphrasis) dei luoghi. L’Arcadia funge in questo senso da campionario precostituito per la raffigurazione di uno scenario inospitale, permettendo di innestare sulla distruzione della catastrofe un modello di paesaggio già consolidato nell’immaginario comune.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


