Studioso colto e poliedrico, Raffele D’Ambra ha rivolto i propri interessi verso il patrimonio costruito e la storia patria napoletana, arrivando all’enunciazione di indirizzi per la salvaguardia delle preesistenze. Attivo sul piano istituzionale, dal 1848 partecipò alla Commissione per le Riforme e il Riordinamento del Real Museo e degli Scavi di Antichità: D’Ambra poté mettere alla prova, dunque, anche sul campo, l’attitudine alla comprensione del patrimonio costruito antico e delle reali esigenze conservative, addivenendo a formulazioni teoriche e operative di rilevante modernità. Insieme a Giuseppe Fiorelli, inoltre, si impegnò nella promozione di un progetto di legge rivolto al rinnovamento dei criteri metodologici e attuativi per la protezione del patrimonio archeologico. Dedicò particolare attenzione ai siti di Pompei, Capua e Paestum, individuando le principali criticità sia nella gestione che nelle misure conservative adottate e prevedendo indirizzi per il restauro, certamente più coerenti e avanzati rispetto ai precedenti. Si oppose, infine, alle distruzioni dovute ai lavori del Risanamento, ribadendo la necessità di preservare le architetture di ogni epoca quali insostituibili testimonianze per la storia e l’identità di Napoli. Tenendo conto di tali premesse, il saggio presenta una lettura critica del contributo di D’Ambra, il quale, avendo attraversato quasi per intero il XIX secolo e vissuto in prima persona alcune tra le fasi più emblematiche nella storia della tutela, è divenuto portavoce di un approccio che si inserisce pienamente in quella cultura del restauro che stava affermando la propria autonomia disciplinare.
Raffaele D’Ambra e la conservazione dei monumenti in Campania / Pollone, Stefania. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - VII-IX, 2018-2020:13-16(2022), pp. 201-218.
Raffaele D’Ambra e la conservazione dei monumenti in Campania
Stefania Pollone
2022
Abstract
Studioso colto e poliedrico, Raffele D’Ambra ha rivolto i propri interessi verso il patrimonio costruito e la storia patria napoletana, arrivando all’enunciazione di indirizzi per la salvaguardia delle preesistenze. Attivo sul piano istituzionale, dal 1848 partecipò alla Commissione per le Riforme e il Riordinamento del Real Museo e degli Scavi di Antichità: D’Ambra poté mettere alla prova, dunque, anche sul campo, l’attitudine alla comprensione del patrimonio costruito antico e delle reali esigenze conservative, addivenendo a formulazioni teoriche e operative di rilevante modernità. Insieme a Giuseppe Fiorelli, inoltre, si impegnò nella promozione di un progetto di legge rivolto al rinnovamento dei criteri metodologici e attuativi per la protezione del patrimonio archeologico. Dedicò particolare attenzione ai siti di Pompei, Capua e Paestum, individuando le principali criticità sia nella gestione che nelle misure conservative adottate e prevedendo indirizzi per il restauro, certamente più coerenti e avanzati rispetto ai precedenti. Si oppose, infine, alle distruzioni dovute ai lavori del Risanamento, ribadendo la necessità di preservare le architetture di ogni epoca quali insostituibili testimonianze per la storia e l’identità di Napoli. Tenendo conto di tali premesse, il saggio presenta una lettura critica del contributo di D’Ambra, il quale, avendo attraversato quasi per intero il XIX secolo e vissuto in prima persona alcune tra le fasi più emblematiche nella storia della tutela, è divenuto portavoce di un approccio che si inserisce pienamente in quella cultura del restauro che stava affermando la propria autonomia disciplinare.File | Dimensione | Formato | |
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