Il contributo presenta i risultati di un primo sondaggio linguistico degli atti com-pleti di un processo per stregoneria istruito dal tribunale del Santo Uffizio di Ca-pua intorno al 1685 ai danni di Agata Basile, una donna originaria di Palermo. Questi atti, per le loro peculiarità procedurali, offrono una documentazione par-ticolarmente interessante e fedele delle competenze linguistiche, molto diffe-renziate, delle persone coinvolte nel processo, dai denuncianti/testimoni all’imputata. Nei limiti di una trascrizione del parlato eseguita con metodi non scientifici, questi documenti offrono una testimonianza di notevole interesse dei tipi di lingua effettivamente in uso, in quel tribunale ecclesiastico, nella comuni-cazione tra cittadini comuni e autorità costituita. Si formula in conclusione l’ipotesi che la prassi del tribunale prevedesse una fedeltà particolare della tra-scrizione nei brani di discorso diretto, e che per questo la gamma di realizzazioni che, in essi, che va dal dialetto a una varietà locale più o meno italianizzante, sia il frutto delle scelte linguistiche dei testimoni e non del diverso filtro posto dai verbalizzatori.
Il processo ad Agata Basile da Palermo. Forme della negoziazione linguistica in un tribunale del Santo Uffizio (Capua, 1677-1687) / DEL CASTELLO, Antonio. - In: RIVISTA DEL DIZIONARIO ETIMOLOGICO E STORICO DEL NAPOLETANO. - ISSN 2975-0806. - 1:2(2023), pp. 78-115. [10.6093/ridesn/10593]
Il processo ad Agata Basile da Palermo. Forme della negoziazione linguistica in un tribunale del Santo Uffizio (Capua, 1677-1687)
Antonio Del Castello
2023
Abstract
Il contributo presenta i risultati di un primo sondaggio linguistico degli atti com-pleti di un processo per stregoneria istruito dal tribunale del Santo Uffizio di Ca-pua intorno al 1685 ai danni di Agata Basile, una donna originaria di Palermo. Questi atti, per le loro peculiarità procedurali, offrono una documentazione par-ticolarmente interessante e fedele delle competenze linguistiche, molto diffe-renziate, delle persone coinvolte nel processo, dai denuncianti/testimoni all’imputata. Nei limiti di una trascrizione del parlato eseguita con metodi non scientifici, questi documenti offrono una testimonianza di notevole interesse dei tipi di lingua effettivamente in uso, in quel tribunale ecclesiastico, nella comuni-cazione tra cittadini comuni e autorità costituita. Si formula in conclusione l’ipotesi che la prassi del tribunale prevedesse una fedeltà particolare della tra-scrizione nei brani di discorso diretto, e che per questo la gamma di realizzazioni che, in essi, che va dal dialetto a una varietà locale più o meno italianizzante, sia il frutto delle scelte linguistiche dei testimoni e non del diverso filtro posto dai verbalizzatori.File | Dimensione | Formato | |
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