La maggior parte dell’abbondante letteratura sulle zone economiche speciali (ZES) insiste nel propagandare le potenzialità dello strumento e nel considerare tutte le tipologie di ZES come un modello di intervento pubblico di successo. Un aspetto poco indagato – e finora oggetto di scarso approfondimento – riguarda, invece, la natura giuridica degli istituti e la loro correlazione abituale, non per caso riscontrata fin dai tempi più antichi (segnalato fin dal XVII sec. d.C., ma risalente con molta probabilità ad epoche più antiche), con il compimento di numerose attività illecite e reati, quali il contrabbando e l’evasione fiscale. Tale correlazione trasforma di fatto le ZES in una ghiotta opportunità di business per le organizzazioni criminali e terroristiche, rendendone sconsigliabile l’introduzione, senza un adeguato sistema di controlli volto a prevenire le infiltrazioni criminali. Col presente articolo si intende analizzare in modo più approfondito i predetti aspetti, illustrando i meccanismi giuridici attraverso i quali una determinata tipologia di ZES, il porto franco, si è adattata a certe dinamiche, legislative (come l’evoluzione della normativa internazionale di contrasto alle frodi e all’evasione fiscale) e di mercato (per es., la domanda di beni-rifugio e di servizi di consulenza/gestione dei patrimoni di elevato livello), e si è trasformata gradualmente in una nuova forma di paradiso fiscale (o, se si preferisce, di società offshore) capace di trasformare la ricchezza, o di renderla invisibile, per rispondere alle esigenze dei più ricchi e delle organizzazioni criminali e terroristiche.

Porti franchi e ZES: della mitologia e dei rischi di utilizzo improprio di una categoria di istituti vagamente definite e camaleontica / Villani, Salvatore. - In: AMMINISTRATIV@MENTE. - ISSN 2036-7821. - XV:2(2023), pp. 707-761.

Porti franchi e ZES: della mitologia e dei rischi di utilizzo improprio di una categoria di istituti vagamente definite e camaleontica

Salvatore Villani
2023

Abstract

La maggior parte dell’abbondante letteratura sulle zone economiche speciali (ZES) insiste nel propagandare le potenzialità dello strumento e nel considerare tutte le tipologie di ZES come un modello di intervento pubblico di successo. Un aspetto poco indagato – e finora oggetto di scarso approfondimento – riguarda, invece, la natura giuridica degli istituti e la loro correlazione abituale, non per caso riscontrata fin dai tempi più antichi (segnalato fin dal XVII sec. d.C., ma risalente con molta probabilità ad epoche più antiche), con il compimento di numerose attività illecite e reati, quali il contrabbando e l’evasione fiscale. Tale correlazione trasforma di fatto le ZES in una ghiotta opportunità di business per le organizzazioni criminali e terroristiche, rendendone sconsigliabile l’introduzione, senza un adeguato sistema di controlli volto a prevenire le infiltrazioni criminali. Col presente articolo si intende analizzare in modo più approfondito i predetti aspetti, illustrando i meccanismi giuridici attraverso i quali una determinata tipologia di ZES, il porto franco, si è adattata a certe dinamiche, legislative (come l’evoluzione della normativa internazionale di contrasto alle frodi e all’evasione fiscale) e di mercato (per es., la domanda di beni-rifugio e di servizi di consulenza/gestione dei patrimoni di elevato livello), e si è trasformata gradualmente in una nuova forma di paradiso fiscale (o, se si preferisce, di società offshore) capace di trasformare la ricchezza, o di renderla invisibile, per rispondere alle esigenze dei più ricchi e delle organizzazioni criminali e terroristiche.
2023
Porti franchi e ZES: della mitologia e dei rischi di utilizzo improprio di una categoria di istituti vagamente definite e camaleontica / Villani, Salvatore. - In: AMMINISTRATIV@MENTE. - ISSN 2036-7821. - XV:2(2023), pp. 707-761.
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