Architetto, designer, pittore e scultore, Max Bill ha attraversato diverse stagioni della cultura architettonica svizzera ed europea, fornendo una risposta sempre originale alle questioni poste dal dibattito disciplinare. La complessità e versatilità della sua opera si riflettono nella peculiarità del suo percorso professionale, come dimostrano, tra l’altro, i suoi progetti di allestimento, in cui i punti di vista delle diverse discipline trovano un singolare punto d’incontro. A Milano egli cura nel 1936 il padiglione svizzero per la VI Triennale e in seguito quello del 1951 per la IX Triennale. Sono anni in cui egli progetta anche diversi allestimenti in Svizzera ed elabora una strategia per la presentazione in chiave “pubblicitaria” della nazione, cercando di evitare gli stereotipi tradizionalmente utilizzati. Il suo contributo esprime l’adesione alla cultura della “modernità” e viene pertanto salutato da riviste e organi disciplinari come un modo nuovo e del tutto efficace di organizzare uno spazio espositivo ma anche, più in generale, di rappresentare il Paese. Non tutta la cultura architettonica svizzera risulta compatta nelle lodi al suo lavoro, se si pongono in maniera fortemente critica da un lato la frange più tradizionaliste e dall’altro una figura discussa e problematica ma autorevole quale quella di Hannes Meyer.

Per una nuova unità delle arti. Max Bill alle Triennali milanesi del 1936 e del 1951 / Maglio, Andrea. - In: ARCHI. - ISSN 1422-5417. - 1(2023), pp. 25-29.

Per una nuova unità delle arti. Max Bill alle Triennali milanesi del 1936 e del 1951

Andrea Maglio
2023

Abstract

Architetto, designer, pittore e scultore, Max Bill ha attraversato diverse stagioni della cultura architettonica svizzera ed europea, fornendo una risposta sempre originale alle questioni poste dal dibattito disciplinare. La complessità e versatilità della sua opera si riflettono nella peculiarità del suo percorso professionale, come dimostrano, tra l’altro, i suoi progetti di allestimento, in cui i punti di vista delle diverse discipline trovano un singolare punto d’incontro. A Milano egli cura nel 1936 il padiglione svizzero per la VI Triennale e in seguito quello del 1951 per la IX Triennale. Sono anni in cui egli progetta anche diversi allestimenti in Svizzera ed elabora una strategia per la presentazione in chiave “pubblicitaria” della nazione, cercando di evitare gli stereotipi tradizionalmente utilizzati. Il suo contributo esprime l’adesione alla cultura della “modernità” e viene pertanto salutato da riviste e organi disciplinari come un modo nuovo e del tutto efficace di organizzare uno spazio espositivo ma anche, più in generale, di rappresentare il Paese. Non tutta la cultura architettonica svizzera risulta compatta nelle lodi al suo lavoro, se si pongono in maniera fortemente critica da un lato la frange più tradizionaliste e dall’altro una figura discussa e problematica ma autorevole quale quella di Hannes Meyer.
2023
Per una nuova unità delle arti. Max Bill alle Triennali milanesi del 1936 e del 1951 / Maglio, Andrea. - In: ARCHI. - ISSN 1422-5417. - 1(2023), pp. 25-29.
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