Il testo è un attraversamento e una messa a punto delle posizioni batailleane sul luogo e il posto della poesia, a partire dal testo «Dall’età della pietra a Jacques Prévert», ma anche da alcune affermazioni presenti ne L’esperienza interiore, dove, quasi come definizione del lavoro poetico, viene fissato il senso del ‘fare’ poetico, che consiste in una sorta di cura dissipativa contro «la malattia del discorso significativo» in cui eccelle la specie umana. Usando il linguaggio come capriccio espressivo, la poesia si presenta e rappresenta anche, secondo Bataille, la «via in ogni tempo seguita dal desiderio che l’uomo avverte di riparare all’abuso da lui fatto del linguaggio.» Come desiderio riparatore, eccedendo l’intenzione appropriativa del discorso solamente significativo, stravolgendo il senso del significare in direzione di un significare nullo, la poesia sposta il soggetto locutore non, tout court, in un aldilà del linguaggio ma piuttosto in quel punto dove un uso capriccioso del dire, dissolvendo le stantie paratie poste via linguaggio tra se stessi e il mondo, fa ritrovare, insieme, il mondo come enigma avventuroso e il soggetto locutore medesimo come enigma a se stesso.
Il disfare della poesia. Del poetico e del pat-etico secondo Bataille / Papparo, FELICE CIRO. - In: IL VERRI. - ISSN 0506-7715. - 1:81-febbraio 2023(2023), pp. 24-38.
Il disfare della poesia. Del poetico e del pat-etico secondo Bataille
Felice Ciro Papparo
2023
Abstract
Il testo è un attraversamento e una messa a punto delle posizioni batailleane sul luogo e il posto della poesia, a partire dal testo «Dall’età della pietra a Jacques Prévert», ma anche da alcune affermazioni presenti ne L’esperienza interiore, dove, quasi come definizione del lavoro poetico, viene fissato il senso del ‘fare’ poetico, che consiste in una sorta di cura dissipativa contro «la malattia del discorso significativo» in cui eccelle la specie umana. Usando il linguaggio come capriccio espressivo, la poesia si presenta e rappresenta anche, secondo Bataille, la «via in ogni tempo seguita dal desiderio che l’uomo avverte di riparare all’abuso da lui fatto del linguaggio.» Come desiderio riparatore, eccedendo l’intenzione appropriativa del discorso solamente significativo, stravolgendo il senso del significare in direzione di un significare nullo, la poesia sposta il soggetto locutore non, tout court, in un aldilà del linguaggio ma piuttosto in quel punto dove un uso capriccioso del dire, dissolvendo le stantie paratie poste via linguaggio tra se stessi e il mondo, fa ritrovare, insieme, il mondo come enigma avventuroso e il soggetto locutore medesimo come enigma a se stesso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.