La sospensione degli obblighi di riduzione del capitale sociale e la gestione di società con capitale inferiore al minimo legale

Il contributo indaga il problema della tutela dei creditori sociali di fronte alla continuazione dell’esercizio dell’attività d’impresa nella forma delle società di capitali, nel caso in cui il capitale sociale sia diminuito al di sotto del limite legale per effetto delle perdite emerse nel 2020, ossia l’anno di diffusione della pandemia, e i soci si avvalgano della possibilità (di cui all’art. 6 del d.l. n. 23 del 2020, come modificato nella Legge di Bilancio 2021per le società di capitali) di rinviare per un quinquennio la scelta tra la ricapitalizzazione, la trasformazione e lo scioglimento della società. L’articolo tenta, dunque, di dimostrare come la tutela dei creditori rispetto all’attuazione di scelte gestorie che possano ulteriormente diminuire il valore del patrimonio sociale non debba essere ricercata attraverso ricostruzioni che obblighino gli amministratori ad una gestione di tipo conservativo, bensì debba essere individuata nella valorizzazione dei doveri di gestione dell’impresa in funzione della tempestiva rilevazione della crisi e di intervento per il suo superamento, che impongono che la gestione sia pianificata ed attuata in modo da assicurare le condizioni per la salvaguardia della continuità aziendale. L’effettività di tali doveri risulta, infatti, potenziata dalla previsione della legittimazione dei creditori sociali all’esercizio dell’azione di responsabilità verso gli amministratori, ai sensi degli artt. 2394 e 2476, comma 6, c.c., considerato che la ricorrenza del presupposto richiesto per il riconoscimento di siffatta legittimazione, ossia l’insufficienza del patrimonio al soddisfacimento dei crediti, appare, infatti, estremamente probabile nel caso di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale.