La resistenza è un’azione tendente a impedire l'efficacia di un'azione contraria che per le aree interne si concretizza nell’evidenza dell’abbandono. Resistere equivale, quindi, ad opporsi all’abbandono. Il termine resistenza, come quello più noto e oggi abusato di resilienza, è mutuato dall’Ecologia per la quale le comunità umane, intese queste come uno dei tanti ecosistemi naturali, sono sottoposte alle sue stesse leggi per le quali la resistenza esprime la capacità delle variabili del sistema di opporsi a cambiamenti conseguenti ad una perturbazione (Pimm, 1984). Il termine resistenza si lega quindi a quello di comunità urbana che, in una visione non solo ecosistemica, rappresenta il sistema fondamentale in grado di contrastare concretamente, con le sue azioni, lo spopolamento. Questo focus sulle aree interne, infatti, non vuole essere l’ennesimo contributo di approfondimento sulle politiche e sulle strategie della SNAI - meritorie di aver generato, pur con finanziamenti a mio avviso ancora troppo contenuti, progettualità di sviluppo per questi territori - ma vuole spostare l’attenzione su alcune pratiche messe in atto da comunità resistenti e da “nuovi abitanti-produttori (di senso, oltreché di nuove ecologie e di beni che le incorporano) ovvero da soggetti che già oggi sono portatori di un cambio di paradigma forse possibile e comunque necessario” (Cecchini Sanna 2020). Il tentativo è quello di raccontare, a dieci anni dalla messa in campo delle politiche della SNAI, alcuni esempi di azioni che hanno generato la resistenza delle comunità in questi territori.
La partecipazione ed il coinvolgimento della comunità nella costruzione delle politiche di contrasto all’abbandono delle aree interne e rurali / Coppola, Emanuela. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 2239-4222. - 306:(2022), pp. 55-58.
La partecipazione ed il coinvolgimento della comunità nella costruzione delle politiche di contrasto all’abbandono delle aree interne e rurali
Emanuela Coppola
2022
Abstract
La resistenza è un’azione tendente a impedire l'efficacia di un'azione contraria che per le aree interne si concretizza nell’evidenza dell’abbandono. Resistere equivale, quindi, ad opporsi all’abbandono. Il termine resistenza, come quello più noto e oggi abusato di resilienza, è mutuato dall’Ecologia per la quale le comunità umane, intese queste come uno dei tanti ecosistemi naturali, sono sottoposte alle sue stesse leggi per le quali la resistenza esprime la capacità delle variabili del sistema di opporsi a cambiamenti conseguenti ad una perturbazione (Pimm, 1984). Il termine resistenza si lega quindi a quello di comunità urbana che, in una visione non solo ecosistemica, rappresenta il sistema fondamentale in grado di contrastare concretamente, con le sue azioni, lo spopolamento. Questo focus sulle aree interne, infatti, non vuole essere l’ennesimo contributo di approfondimento sulle politiche e sulle strategie della SNAI - meritorie di aver generato, pur con finanziamenti a mio avviso ancora troppo contenuti, progettualità di sviluppo per questi territori - ma vuole spostare l’attenzione su alcune pratiche messe in atto da comunità resistenti e da “nuovi abitanti-produttori (di senso, oltreché di nuove ecologie e di beni che le incorporano) ovvero da soggetti che già oggi sono portatori di un cambio di paradigma forse possibile e comunque necessario” (Cecchini Sanna 2020). Il tentativo è quello di raccontare, a dieci anni dalla messa in campo delle politiche della SNAI, alcuni esempi di azioni che hanno generato la resistenza delle comunità in questi territori.File | Dimensione | Formato | |
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