Recenti ricostruzioni storiografiche sottolineano come nella crisi del 1820-21, in un quadro di straordinaria omogeneità ideologica che ritrovava le proprie radici nella cultura dell’Illuminismo, venne delineandosi, a livello globale, un forte legame tra le esperienze rivoluzionarie e un patriottismo costituzionale declinato in modo da attribuire priorità alle garanzie costituzionali rispetto a qualsiasi altra richiesta (cfr. in particolare gli studi di M. Isabella, C. A. Bayly, G. Paquette, A. Trampus, e alcuni saggi compresi nel volume del 2014 a cura di L. Mascilli Migliorini, A. De Francesco, R. Nocera, Entre Mediterráneo y Atlántico. Circulaciones, conexiones y miradas 1756-1867). Anche a Napoli – dove nel primo scorcio del XIX secolo pur tra molte difficoltà e non sempre in maniera lineare era rimasto vivo un intenso dialogo con la stagione illuministica – durante il Nonimestre rivoluzionario si diffuse una variegata pubblicistica in grado di rendere esplicito l’evolversi di un linguaggio politico che affondava le sue origini nel processo di politicizzazione della cultura tardo-settecentesca, strettamente connesso alla questione del riconoscimento dei diritti dell’uomo e della loro costituzionalizzazione (cfr. su quest’ultimo aspetto i fondamentali lavori di V. Ferrone). In tale prospettiva, il contributo proposto mira a rileggere la riedizione di alcuni testi dell’ultima fase dei Lumi che tendevano ad incrociarsi con la tradizione propria della cultura settecentesca napoletana e, in particolare, con gli scritti di A. Genovesi e G. Filangieri, indagando gli ambienti intellettuali e politici all’interno dei quali andò maturando siffatta operazione editoriale. Ci si riferisce alla traduzione del breve saggio di Destutt de Tracy Quali sono i mezzi per fondare la morale di un popolo?, edita nel 1820 dallo stampatore G. B. Seguin, nel quale si rivendicava alle leggi il compito di creare buoni costumi, declinando un’idea della politica che, attraverso la legislazione, fosse in grado di creare le condizioni idonee a impiantare «il buon senso nazionale». Ma è soprattutto proponendo un altro testo di Tracy, il Comentario sopra lo Spirito delle leggi di Montesquieu, arricchito dalle Osservazioni sopra il ventesimo nono libro dello Spirto delle leggi redatte da Condorcet (Napoli 1820, si trattava della prima versione italiana), che si intendeva fornire un notevole contributo al dibattito in corso. Ben più radicali dei rilievi mossi da Genovesi nelle sue Note allo Spirito delle leggi (ripubblicate nel 1819), le Osservazioni di Condorcet – autore che era stato tra i protagonisti del milieu intellettuale e massonico che aveva accolto entusiasticamente i primi volumi della Scienza della legislazione e ne aveva compreso l’autentico significato di rottura con le logiche cetuali di antico regime e l’impegno in chiave di rivendicazione dei fondamentali diritti di libertà – incrociavano le posizioni di quanti a Napoli non si accontentavano del modello costituzionale di Cadice o, quanto meno, lo interpretavano in senso potenzialmente democratico e repubblicano. Un altro filone editoriale di indubbio interesse può essere individuato nella pubblicistica propriamente costituzionale di cui si fece promotore il giureconsulto Angelo Lanzellotti (1782-1834). Egli diede vita ad una iniziativa unica nel suo genere, consistente nella traduzione e pubblicazione di un’ampia serie di carte fondamentali, spesso criticamente introdotte e annotate, affinché potessero servire come punti di riferimento nel dibattito politico apertosi sul tema dei diritti individuali, dell’istituto della rappresentanza, dell’organizzazione e divisione dei poteri, del ruolo e del peso da attribuire a forme di partecipazione politica locale (cfr. gli studi di M. S. Corciulo, W. Daum, J. Späth). Tra i testi pubblicati da Lanzellotti spiccano la Costituzione politica del Regno delle Due Sicilie del 1821, corredata di significative note che prospettavano una più avanzata interpretazione della carta ormai approvata, e il Progetto di costituzione della Repubblica napoletana del 1799, presentato come un vero e proprio «capo d’opera», sintesi del costituzionalismo illuministico, con il quale occorreva confrontarsi anche nel contesto rivoluzionario in atto.

Rivoluzione e patriottismo costituzionale a Napoli nel 1820-21 / Matarazzo, Pasquale. - (2019). (Intervento presentato al convegno 1820-21 Rivoluzione globale. Ricerche in corso tenutosi a Napoli e Fisciano nel 23-25 ottobre 2019).

Rivoluzione e patriottismo costituzionale a Napoli nel 1820-21

Pasquale Matarazzo
2019

Abstract

Recenti ricostruzioni storiografiche sottolineano come nella crisi del 1820-21, in un quadro di straordinaria omogeneità ideologica che ritrovava le proprie radici nella cultura dell’Illuminismo, venne delineandosi, a livello globale, un forte legame tra le esperienze rivoluzionarie e un patriottismo costituzionale declinato in modo da attribuire priorità alle garanzie costituzionali rispetto a qualsiasi altra richiesta (cfr. in particolare gli studi di M. Isabella, C. A. Bayly, G. Paquette, A. Trampus, e alcuni saggi compresi nel volume del 2014 a cura di L. Mascilli Migliorini, A. De Francesco, R. Nocera, Entre Mediterráneo y Atlántico. Circulaciones, conexiones y miradas 1756-1867). Anche a Napoli – dove nel primo scorcio del XIX secolo pur tra molte difficoltà e non sempre in maniera lineare era rimasto vivo un intenso dialogo con la stagione illuministica – durante il Nonimestre rivoluzionario si diffuse una variegata pubblicistica in grado di rendere esplicito l’evolversi di un linguaggio politico che affondava le sue origini nel processo di politicizzazione della cultura tardo-settecentesca, strettamente connesso alla questione del riconoscimento dei diritti dell’uomo e della loro costituzionalizzazione (cfr. su quest’ultimo aspetto i fondamentali lavori di V. Ferrone). In tale prospettiva, il contributo proposto mira a rileggere la riedizione di alcuni testi dell’ultima fase dei Lumi che tendevano ad incrociarsi con la tradizione propria della cultura settecentesca napoletana e, in particolare, con gli scritti di A. Genovesi e G. Filangieri, indagando gli ambienti intellettuali e politici all’interno dei quali andò maturando siffatta operazione editoriale. Ci si riferisce alla traduzione del breve saggio di Destutt de Tracy Quali sono i mezzi per fondare la morale di un popolo?, edita nel 1820 dallo stampatore G. B. Seguin, nel quale si rivendicava alle leggi il compito di creare buoni costumi, declinando un’idea della politica che, attraverso la legislazione, fosse in grado di creare le condizioni idonee a impiantare «il buon senso nazionale». Ma è soprattutto proponendo un altro testo di Tracy, il Comentario sopra lo Spirito delle leggi di Montesquieu, arricchito dalle Osservazioni sopra il ventesimo nono libro dello Spirto delle leggi redatte da Condorcet (Napoli 1820, si trattava della prima versione italiana), che si intendeva fornire un notevole contributo al dibattito in corso. Ben più radicali dei rilievi mossi da Genovesi nelle sue Note allo Spirito delle leggi (ripubblicate nel 1819), le Osservazioni di Condorcet – autore che era stato tra i protagonisti del milieu intellettuale e massonico che aveva accolto entusiasticamente i primi volumi della Scienza della legislazione e ne aveva compreso l’autentico significato di rottura con le logiche cetuali di antico regime e l’impegno in chiave di rivendicazione dei fondamentali diritti di libertà – incrociavano le posizioni di quanti a Napoli non si accontentavano del modello costituzionale di Cadice o, quanto meno, lo interpretavano in senso potenzialmente democratico e repubblicano. Un altro filone editoriale di indubbio interesse può essere individuato nella pubblicistica propriamente costituzionale di cui si fece promotore il giureconsulto Angelo Lanzellotti (1782-1834). Egli diede vita ad una iniziativa unica nel suo genere, consistente nella traduzione e pubblicazione di un’ampia serie di carte fondamentali, spesso criticamente introdotte e annotate, affinché potessero servire come punti di riferimento nel dibattito politico apertosi sul tema dei diritti individuali, dell’istituto della rappresentanza, dell’organizzazione e divisione dei poteri, del ruolo e del peso da attribuire a forme di partecipazione politica locale (cfr. gli studi di M. S. Corciulo, W. Daum, J. Späth). Tra i testi pubblicati da Lanzellotti spiccano la Costituzione politica del Regno delle Due Sicilie del 1821, corredata di significative note che prospettavano una più avanzata interpretazione della carta ormai approvata, e il Progetto di costituzione della Repubblica napoletana del 1799, presentato come un vero e proprio «capo d’opera», sintesi del costituzionalismo illuministico, con il quale occorreva confrontarsi anche nel contesto rivoluzionario in atto.
2019
Rivoluzione e patriottismo costituzionale a Napoli nel 1820-21 / Matarazzo, Pasquale. - (2019). (Intervento presentato al convegno 1820-21 Rivoluzione globale. Ricerche in corso tenutosi a Napoli e Fisciano nel 23-25 ottobre 2019).
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