Viene presentata una ricerca innovativa su un aspetto problematico e molto discusso della Paletnologia italiana: la caratterizzazione funzional-strutturale degli insediamenti del Neolitico antico in Italia settentrionale. Partendo dall’aspetto metodologico dello studio stratigrafico e dell’analisi interpretativa delle evidenze, la ricerca discute, definisce e propone una terminologia specifica che tiene conto delle indagini di preistoria antica (Paleolitico e Mesolitico) e recente (Neolitico) condotte fino ad oggi. Il lavoro si è sviluppato mediante l’uso di strumenti informatici avanzati come i database e i sistemi informativi territoriali G.I.S. (Geographical Information Systems), che hanno permesso di analizzare e riesaminare tutti i depositi neolitici dell’Italia settentrionale che presentano strutture antropiche. La creazione di un database relazionale complesso si è basata sulla formulazione di cinque tabelle principali in relazione tra loro, che descrivono contesti omogenei (Siti, Datazioni, Sottostrutture, Aree a fuoco, Strutture in positivo). La raccolta bibliografica è quindi confluita nell’archivio ed esposta nel testo sia come storia delle ricerche che come analisi critica e confronto dei siti. I tre insediamenti più interessanti, perché scavati in estensione e oggetto di recenti ricerche, Savignano, Sammardenchia e Lugo di Grezzana, sono stati oggetto di un’analisi spaziale approfondita che ha fatto uso di specifici progetti GIS miranti ad evidenziare le relazioni spaziali tra elementi strutturali, complessi e reperti archeologici. All’interno del dibattito sulla funzionalità delle strutture antropiche infossate è stato affrontato il problema della stagione in cui queste evidenze venivano scavate e del lasso di tempo intercorso tra questo momento e il loro definitivo riempimento. I dati per rispondere a tale interrogativo sono stati raccolti attraverso un’accurata attività di archeologia sperimentale che ha visto l’apertura di tredici buche, suddivise in quattro periodi dell’anno e riempite secondo modalità diverse, che hanno fornito nuovi dati sul processo di degrado e riempimento delle evidenze. Viene infine proposta un’interpretazione funzionale dei complessi più significativi. Un ruolo particolarmente importante in molti insediamenti sembra essere stato rivestito dal controllo dell’acqua (sistemi di drenaggio e convogliamento delle acque piovane), la recinzione di spazi come l’insediamento o parte di esso, lo scavo di fosse per attività specifiche (come lo stoccaggio di derrate o la miscelatura dell’argilla per la produzione fittile o di intonaco) e diversi usi del fuoco per fini non solo alimentari. Solo in rari casi si nota l’erezione di strutture in elevato. In conclusione l’autore presenta una classificazione delle evidenze strutturali interpretabili, e non, in Italia settentrionale e propone un’interpretazione riguardante alcune deposizioni intenzionali ricorrenti, costituite da reperti particolari, come palchi e crani animali o macine sul fondo delle strutture. Vista l’associazione con tracce d’ocra e frammenti di figurine fittili nelle stesse aree e considerando la presenza di alcuni contesti riferibili sicuramente a rituali di fondazione a Lugo di Romagna e a Lugo di Grezzana, si prospetta la possibilità che abbiano anche una valenza simbolica, forse propiziatoria, legata alla sfera ideologica.

Abitare il Neolitico. Le più antiche strutture antropiche del Neolitico in Italia settentrionale. Seconda edizione / Cavulli, Fabio. - (2020).

Abitare il Neolitico. Le più antiche strutture antropiche del Neolitico in Italia settentrionale. Seconda edizione.

Fabio Cavulli
Primo
2020

Abstract

Viene presentata una ricerca innovativa su un aspetto problematico e molto discusso della Paletnologia italiana: la caratterizzazione funzional-strutturale degli insediamenti del Neolitico antico in Italia settentrionale. Partendo dall’aspetto metodologico dello studio stratigrafico e dell’analisi interpretativa delle evidenze, la ricerca discute, definisce e propone una terminologia specifica che tiene conto delle indagini di preistoria antica (Paleolitico e Mesolitico) e recente (Neolitico) condotte fino ad oggi. Il lavoro si è sviluppato mediante l’uso di strumenti informatici avanzati come i database e i sistemi informativi territoriali G.I.S. (Geographical Information Systems), che hanno permesso di analizzare e riesaminare tutti i depositi neolitici dell’Italia settentrionale che presentano strutture antropiche. La creazione di un database relazionale complesso si è basata sulla formulazione di cinque tabelle principali in relazione tra loro, che descrivono contesti omogenei (Siti, Datazioni, Sottostrutture, Aree a fuoco, Strutture in positivo). La raccolta bibliografica è quindi confluita nell’archivio ed esposta nel testo sia come storia delle ricerche che come analisi critica e confronto dei siti. I tre insediamenti più interessanti, perché scavati in estensione e oggetto di recenti ricerche, Savignano, Sammardenchia e Lugo di Grezzana, sono stati oggetto di un’analisi spaziale approfondita che ha fatto uso di specifici progetti GIS miranti ad evidenziare le relazioni spaziali tra elementi strutturali, complessi e reperti archeologici. All’interno del dibattito sulla funzionalità delle strutture antropiche infossate è stato affrontato il problema della stagione in cui queste evidenze venivano scavate e del lasso di tempo intercorso tra questo momento e il loro definitivo riempimento. I dati per rispondere a tale interrogativo sono stati raccolti attraverso un’accurata attività di archeologia sperimentale che ha visto l’apertura di tredici buche, suddivise in quattro periodi dell’anno e riempite secondo modalità diverse, che hanno fornito nuovi dati sul processo di degrado e riempimento delle evidenze. Viene infine proposta un’interpretazione funzionale dei complessi più significativi. Un ruolo particolarmente importante in molti insediamenti sembra essere stato rivestito dal controllo dell’acqua (sistemi di drenaggio e convogliamento delle acque piovane), la recinzione di spazi come l’insediamento o parte di esso, lo scavo di fosse per attività specifiche (come lo stoccaggio di derrate o la miscelatura dell’argilla per la produzione fittile o di intonaco) e diversi usi del fuoco per fini non solo alimentari. Solo in rari casi si nota l’erezione di strutture in elevato. In conclusione l’autore presenta una classificazione delle evidenze strutturali interpretabili, e non, in Italia settentrionale e propone un’interpretazione riguardante alcune deposizioni intenzionali ricorrenti, costituite da reperti particolari, come palchi e crani animali o macine sul fondo delle strutture. Vista l’associazione con tracce d’ocra e frammenti di figurine fittili nelle stesse aree e considerando la presenza di alcuni contesti riferibili sicuramente a rituali di fondazione a Lugo di Romagna e a Lugo di Grezzana, si prospetta la possibilità che abbiano anche una valenza simbolica, forse propiziatoria, legata alla sfera ideologica.
2020
978-88-531-0062-7
Abitare il Neolitico. Le più antiche strutture antropiche del Neolitico in Italia settentrionale. Seconda edizione / Cavulli, Fabio. - (2020).
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