Recentissime scoperte archeologiche e l’entusiasmo per la imminente restituzione alla città di Napoli di sempre più ampi tratti dell’acquedotto augusteo (che stanno riemergendo fra i quartieri di Capodimonte e della Sanità, ha riacceso l’interesse per un tema che riesce a far dialogare fruttuosamente studiosi di topografia, speleologia, ingegneria, geografia, geologia con epigrafisti, storici del diritto, archeologi, giuristi positivi. Il contributo verte su un particolare istituto legato alla fruizione dell'acqua: lo ius aquae ducendae ex castello e sull'interdetto che lo tutelava. La fruizione dei beni in uso pubblico come l'acqua andava contemperata con la potestà della collettività di disciplinarne l’uso; perciò allo schema privatistico della servitù il dettaglio che vertesse su un bene di uso pubblico conferì una particolare declinazione: da una parte si offriva al privato che godesse dell’aqua ducenda una speciale tutela interdittale erga omnes; dall’altra parte, però, si inseriva un soggetto terzo, la cui posizione era tale da deformarne lo schema binario, imponendo obblighi di manutenzione, avocandosi poteri di controllo, riservandosi potestà di revoca.
“Acqua pubblica, uso privato”, / Galgano, Francesca. - unico:(2021), pp. 127-140. (Intervento presentato al convegno Terre, Acque, Diritto. Forme delle società antiche tenutosi a napoli Università degli studi di napoli suororsola Benincasa nel novembre 2020).
“Acqua pubblica, uso privato”,
FRANCESCA GALGANO
2021
Abstract
Recentissime scoperte archeologiche e l’entusiasmo per la imminente restituzione alla città di Napoli di sempre più ampi tratti dell’acquedotto augusteo (che stanno riemergendo fra i quartieri di Capodimonte e della Sanità, ha riacceso l’interesse per un tema che riesce a far dialogare fruttuosamente studiosi di topografia, speleologia, ingegneria, geografia, geologia con epigrafisti, storici del diritto, archeologi, giuristi positivi. Il contributo verte su un particolare istituto legato alla fruizione dell'acqua: lo ius aquae ducendae ex castello e sull'interdetto che lo tutelava. La fruizione dei beni in uso pubblico come l'acqua andava contemperata con la potestà della collettività di disciplinarne l’uso; perciò allo schema privatistico della servitù il dettaglio che vertesse su un bene di uso pubblico conferì una particolare declinazione: da una parte si offriva al privato che godesse dell’aqua ducenda una speciale tutela interdittale erga omnes; dall’altra parte, però, si inseriva un soggetto terzo, la cui posizione era tale da deformarne lo schema binario, imponendo obblighi di manutenzione, avocandosi poteri di controllo, riservandosi potestà di revoca.File | Dimensione | Formato | |
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