Il divieto di bis in idem si è sviluppato attraverso l’intensa attività interpretativa delle Corti europee. Una particolareggiata ricostruzione della giurisprudenza in primo luogo sovranazionale e successivamente interna permette di evidenziare le diverse modifiche interpretative, rilevando che il revirement posto in essere successivamente alla sentenza della Corte EDU A e B non debba essere inteso – come era apparso prima facie - una rivoluzione copernicana. Il principio di complementarietà delle sanzioni ha certamente sostituito quello di alternatività qualora siano presenti determinati, specifici e non alternativi requisiti, come si evidenzia dalle successive pronunce della Corte EDU e della Corte di giustizia. Quest’ultima, in particolare, ha subordinato la compatibilità della doppia sanzione, penale ed amministrativa, con il ne bis in idem a condizioni che riducono nella sostanza notevolmente il novero delle ipotesi nelle quali il cumulo di sanzioni possa essere ritenuto compatibile con l’art. 50 della CDFUE. La Corte costituzionale, nelle più recenti pronunce, sembra condividere tale interpretazione, che è auspicabile influenzi, pur con qualche fisiologica ritrosia, i giudici di legittimità e di merito. La Consulta, conferma, anche con riferimento al ne bis in idem, il proprio ruolo nevralgico nel dialogo fra le Corti, pur richiamando in modo fermo il legislatore a rompere il prolungato silenzio e ad intervenire per regolamentare il cumulo sanzionatorio tributario.

L’IMPATTO DEL DIRITTO EUROPEO SULL’APPLICAZIONE DEL DIVIETO DI BIS IN IDEM IN MATERIA TRIBUTARIA / Alfano, Roberta. - In: DIRITTO E PRATICA TRIBUTARIA INTERNAZIONALE. - ISSN 1594-199X. - XVIII:1(2021), pp. 10-64.

L’IMPATTO DEL DIRITTO EUROPEO SULL’APPLICAZIONE DEL DIVIETO DI BIS IN IDEM IN MATERIA TRIBUTARIA

Roberta Alfano
2021

Abstract

Il divieto di bis in idem si è sviluppato attraverso l’intensa attività interpretativa delle Corti europee. Una particolareggiata ricostruzione della giurisprudenza in primo luogo sovranazionale e successivamente interna permette di evidenziare le diverse modifiche interpretative, rilevando che il revirement posto in essere successivamente alla sentenza della Corte EDU A e B non debba essere inteso – come era apparso prima facie - una rivoluzione copernicana. Il principio di complementarietà delle sanzioni ha certamente sostituito quello di alternatività qualora siano presenti determinati, specifici e non alternativi requisiti, come si evidenzia dalle successive pronunce della Corte EDU e della Corte di giustizia. Quest’ultima, in particolare, ha subordinato la compatibilità della doppia sanzione, penale ed amministrativa, con il ne bis in idem a condizioni che riducono nella sostanza notevolmente il novero delle ipotesi nelle quali il cumulo di sanzioni possa essere ritenuto compatibile con l’art. 50 della CDFUE. La Corte costituzionale, nelle più recenti pronunce, sembra condividere tale interpretazione, che è auspicabile influenzi, pur con qualche fisiologica ritrosia, i giudici di legittimità e di merito. La Consulta, conferma, anche con riferimento al ne bis in idem, il proprio ruolo nevralgico nel dialogo fra le Corti, pur richiamando in modo fermo il legislatore a rompere il prolungato silenzio e ad intervenire per regolamentare il cumulo sanzionatorio tributario.
2021
L’IMPATTO DEL DIRITTO EUROPEO SULL’APPLICAZIONE DEL DIVIETO DI BIS IN IDEM IN MATERIA TRIBUTARIA / Alfano, Roberta. - In: DIRITTO E PRATICA TRIBUTARIA INTERNAZIONALE. - ISSN 1594-199X. - XVIII:1(2021), pp. 10-64.
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