La legge spazzacorrotti predispone l'ennesimo doppio binario, equiparando il corrotto al mafioso, con l'espansione di moduli eccezionali, che introducono regimi procedimentali di tipo investigativo e probatorio, differenziati sulla base del solo titolo di reato. Si affidano, così, al processo finalità preventive con il predominio di illusorie pulsioni panpenalistiche, destinate a risolversi in forme illiberali di mera repressione. L'inasprimento sanzionatorio, la perpetuità delle pene accessorie, l'aggressività delle indagini - attraverso l'uso del captatore informatico e l'ampliamento delle operazioni sotto copertura - delineano un contesto di emergenzialismo, appiattito su presunte esigenze di una politica criminale dell'efficienza, che trascura del tutto l'aspetto positivo della prevenzione generale. La riforma, inoltre, ignora che la prescrizione sia un diritto dell'imputato, lasciando prevalere l'interesse pubblico alla non dispersione del processo, anche al prezzo del sacrificio della presunzione di non colpevolezza. Per questa via, l'imputato diviene prigioniero di una giustizia, non troppo latamente, autoritaria. La convinzione è che la diffusione delle pratiche corruttive, nelle molteplici articolazioni della vita sociale, non possa legittimare la 'caccia' ai corrotti attraverso una normativa speciale, che ciclicamente ritorna con i consueti tratti dell'approssimazione, del rigorismo repressivo e della simbolicità, a detrimento dei diritti inviolabili.
La cd. legge 'spazzacorrotti'. Croniche innovazioni tra diritto e processo penale / Iasevoli, C.. - (2019), pp. 1-350.
La cd. legge 'spazzacorrotti'. Croniche innovazioni tra diritto e processo penale
C. Iasevoli
2019
Abstract
La legge spazzacorrotti predispone l'ennesimo doppio binario, equiparando il corrotto al mafioso, con l'espansione di moduli eccezionali, che introducono regimi procedimentali di tipo investigativo e probatorio, differenziati sulla base del solo titolo di reato. Si affidano, così, al processo finalità preventive con il predominio di illusorie pulsioni panpenalistiche, destinate a risolversi in forme illiberali di mera repressione. L'inasprimento sanzionatorio, la perpetuità delle pene accessorie, l'aggressività delle indagini - attraverso l'uso del captatore informatico e l'ampliamento delle operazioni sotto copertura - delineano un contesto di emergenzialismo, appiattito su presunte esigenze di una politica criminale dell'efficienza, che trascura del tutto l'aspetto positivo della prevenzione generale. La riforma, inoltre, ignora che la prescrizione sia un diritto dell'imputato, lasciando prevalere l'interesse pubblico alla non dispersione del processo, anche al prezzo del sacrificio della presunzione di non colpevolezza. Per questa via, l'imputato diviene prigioniero di una giustizia, non troppo latamente, autoritaria. La convinzione è che la diffusione delle pratiche corruttive, nelle molteplici articolazioni della vita sociale, non possa legittimare la 'caccia' ai corrotti attraverso una normativa speciale, che ciclicamente ritorna con i consueti tratti dell'approssimazione, del rigorismo repressivo e della simbolicità, a detrimento dei diritti inviolabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


