Nato nel 1900 e formatosi nella Trieste post-imperiale del primo dopoguerra, Vittorio Vidali è stato un rivoluzionario e dirigente del movimento comunista internazionale la cui pluridecennale militanza è passata attraverso momenti e scenari di capitale importanza nella travagliata storia della prima metà del Novecento. La periodizzazione scelta, dal 1916 al 1956, è legata allo stalinismo di Vidali: inteso sia come quel complesso di principi, norme e pratiche in vigore nell’Unione Sovietica e nel Comintern nel periodo in cui Stalin fu al potere, sia in chiave di approdo soggettivo di un percorso di vita e di formazione politico-culturale. Ciò perché il comunismo è inteso nella sua dimensione di rete politico-organizzativa di ampiezza globale, ma anche in quella esistenziale, come visione del mondo ed esperienza individuale intessuta di relazioni e scambi transnazionali. La fisionomia di Vidali quale “agente del Comintern” si va man mano strutturando nel corso delle missioni negli Stati Uniti e nel Messico degli anni Venti, intersecandosi per sua stessa natura con gli oscuri ambiti di competenza propri dei servizi segreti sovietici. A lungo sentimentalmente legato alla fotografa Tina Modotti e circondato dall’amicizia di figure di spicco dell’ambiente intellettuale e artistico del suo tempo (da Ernest Hemingway a Pablo Neruda, da Joris Ivens a Hannes Meyer, a Rafael Alberti), come fondatore del Quinto Reggimento e protagonista della difesa di Madrid durante la guerra civile spagnola il nome di Vidali, ammantato nel leggendario appellativo di comandante Carlos, assume un rilievo internazionalmente riconosciuto all’interno del movimento comunista e dell’antifascismo in generale. Frutto avvelenato della medesima stagione, parallela al mito e altrettanto duratura prende forma intorno a Vidali una leggenda nera che lo vorrà coinvolto in alcuni tra i più chiacchierati delitti politici di sospetta matrice sovietica a cavallo della Guerra fredda. Born in 1900 and trained in post-imperial Trieste in the post-war period, Vittorio Vidali was a revolutionary and leader of the international communist movement whose decades of militancy passed through moments and scenarios of capital importance in the troubled history of the first half of the twentieth century. The periodization chosen, from 1916 to 1956, is linked to Vidali's Stalinism: understood both as that set of principles, norms and practices in force in the Soviet Union and in the Comintern in the period in which Stalin was in power, and in terms of landing subjective of a path of life and political-cultural formation. This is because communism is understood in its dimension as a political-organizational network of global breadth, but also in its existential dimension, as a world view and individual experience interwoven with transnational relations and exchanges. Vidali's profile as an “agent of the Comintern” is gradually being structured during the missions in the United States and Mexico in the 1920s, intersecting by its very nature with the obscure areas of competence of the Soviet secret services. Long sentimentally linked to the photographer Tina Modotti and surrounded by the friendship of leading figures in the intellectual and artistic environment of his time (from Ernest Hemingway to Pablo Neruda, from Joris Ivens to Hannes Meyer, to Rafael Alberti), as founder of the Fifth Regiment and protagonist of the defense of Madrid during the Spanish civil war, the name of Vidali, cloaked in the legendary appellation of commander Carlos, assumes an internationally recognized importance within the communist movement and anti-fascism in general. A poisoned fruit of the same season, parallel to the myth and equally lasting, a black legend takes shape around Vidali that will blame him for being involved in some of the most talked about political crimes of suspected Soviet origin at the turn of the Cold War.

Vittorio Vidali. Vita di uno stalinista (1916-1956) / Karlsen, Patrick. - (2019), pp. 1-320.

Vittorio Vidali. Vita di uno stalinista (1916-1956)

Karlsen, Patrick
2019

Abstract

Nato nel 1900 e formatosi nella Trieste post-imperiale del primo dopoguerra, Vittorio Vidali è stato un rivoluzionario e dirigente del movimento comunista internazionale la cui pluridecennale militanza è passata attraverso momenti e scenari di capitale importanza nella travagliata storia della prima metà del Novecento. La periodizzazione scelta, dal 1916 al 1956, è legata allo stalinismo di Vidali: inteso sia come quel complesso di principi, norme e pratiche in vigore nell’Unione Sovietica e nel Comintern nel periodo in cui Stalin fu al potere, sia in chiave di approdo soggettivo di un percorso di vita e di formazione politico-culturale. Ciò perché il comunismo è inteso nella sua dimensione di rete politico-organizzativa di ampiezza globale, ma anche in quella esistenziale, come visione del mondo ed esperienza individuale intessuta di relazioni e scambi transnazionali. La fisionomia di Vidali quale “agente del Comintern” si va man mano strutturando nel corso delle missioni negli Stati Uniti e nel Messico degli anni Venti, intersecandosi per sua stessa natura con gli oscuri ambiti di competenza propri dei servizi segreti sovietici. A lungo sentimentalmente legato alla fotografa Tina Modotti e circondato dall’amicizia di figure di spicco dell’ambiente intellettuale e artistico del suo tempo (da Ernest Hemingway a Pablo Neruda, da Joris Ivens a Hannes Meyer, a Rafael Alberti), come fondatore del Quinto Reggimento e protagonista della difesa di Madrid durante la guerra civile spagnola il nome di Vidali, ammantato nel leggendario appellativo di comandante Carlos, assume un rilievo internazionalmente riconosciuto all’interno del movimento comunista e dell’antifascismo in generale. Frutto avvelenato della medesima stagione, parallela al mito e altrettanto duratura prende forma intorno a Vidali una leggenda nera che lo vorrà coinvolto in alcuni tra i più chiacchierati delitti politici di sospetta matrice sovietica a cavallo della Guerra fredda. Born in 1900 and trained in post-imperial Trieste in the post-war period, Vittorio Vidali was a revolutionary and leader of the international communist movement whose decades of militancy passed through moments and scenarios of capital importance in the troubled history of the first half of the twentieth century. The periodization chosen, from 1916 to 1956, is linked to Vidali's Stalinism: understood both as that set of principles, norms and practices in force in the Soviet Union and in the Comintern in the period in which Stalin was in power, and in terms of landing subjective of a path of life and political-cultural formation. This is because communism is understood in its dimension as a political-organizational network of global breadth, but also in its existential dimension, as a world view and individual experience interwoven with transnational relations and exchanges. Vidali's profile as an “agent of the Comintern” is gradually being structured during the missions in the United States and Mexico in the 1920s, intersecting by its very nature with the obscure areas of competence of the Soviet secret services. Long sentimentally linked to the photographer Tina Modotti and surrounded by the friendship of leading figures in the intellectual and artistic environment of his time (from Ernest Hemingway to Pablo Neruda, from Joris Ivens to Hannes Meyer, to Rafael Alberti), as founder of the Fifth Regiment and protagonist of the defense of Madrid during the Spanish civil war, the name of Vidali, cloaked in the legendary appellation of commander Carlos, assumes an internationally recognized importance within the communist movement and anti-fascism in general. A poisoned fruit of the same season, parallel to the myth and equally lasting, a black legend takes shape around Vidali that will blame him for being involved in some of the most talked about political crimes of suspected Soviet origin at the turn of the Cold War.
2019
9788815284488
Vittorio Vidali. Vita di uno stalinista (1916-1956) / Karlsen, Patrick. - (2019), pp. 1-320.
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