Giudice amministrativo e procedimento di scissione del Comune capoluogo di Città metropolitana: il ruolo del principio democratico e dei diritti politici

Il lavoro analizza la complessa problematica relativa alla corretta procedura da seguire per la scissione del Comune capoluogo di Città Metropolitana. La difficoltà della soluzione a un tale problema è stata dimostrata dalla diversità delle analisi e delle conclusioni, alle quali si è affidato il giudice amministrativo quando ha dovuto affrontare la questione relativa alla suddivisione del Comune di Venezia, attuale capoluogo di Città metropolitana, nei due comuni autonomi di Venezia e Mestre. Si sono, così, fronteggiati due impianti ricostruttivi. Un primo, che ha ritenuto applicabile la procedura contemplata dalla legge statale n. 56/2014 per l’articolazione del territorio del Comune capoluogo, essendo quella di riferimento per la disciplina delle Città metropolitane. Un secondo, che ha invece considerato applicabile la procedura costituzionalmente contemplata nell’art. 133. Con tutta evidenza, vi sono importanti ricadute giacché la diversità delle procedure si riflette sui meccanismi di partecipazione politica, di rappresentanza del territorio nell’ambito delle Città metropolitane, sul rapporto tra le fonti, dovendosi inquadrare correttamente gli spazi per l'intervento della legge statale e di quella regionale. L'indagine, così, dà conto di tali delicati aspetti, osservando le linee di ragionamento seguite dal giudice amministrativo per farne emergere i punti di maggiore criticità. A tal fine, si sofferma sul ruolo del "principio democratico" e dei diritti politici, che il TAR e il Consiglio di Stato hanno osservato per fondare le loro opposte conclusioni e sviluppare argomentazioni di carattere più generale sulla difficile collocazione nel sistema delle Città metropolitane, alla stregua della disciplina introdotta dalla legge statale n. 56/2014.