La ricerca compiuta nel volume prende le mosse dalla constatazione che il diritto istituito, questa grande “invenzione” dello spirito europeo, alimenta e veicola senso e ragioni ‘di diritto’ che eccedono il diritto stesso, poiché non nascono solo al suo interno, ma si sviluppano sempre dall’innesto spesso inestricabile tra il diritto istituito e la forza ‘istituente’ della prassi storico-sociale delle comunità sociali e politiche esistenti, della prassi concreta, dell’ “esperienza” dei singoli attori sociali, che in un determinato momento storico sono costretti a interrogare se stessi e il mondo e la società in cui vivono, anche grazie e attraverso le strutture e i dispositivi, le istituzioni e le qualificazioni che la “realtà giuridica” impone e riversa su di loro sin dal momento della loro nascita, senza che all’inizio neanche sia possibile rendersene conto. Sotto questo profilo, il diritto è innanzitutto uno dei modi di interrogazione del vivente umano su se stesso e sul mondo e sul proprio posto nel mondo e la giuridicità viene qui intesa come autentica capacità umana, risorsa e attitudine dell’umano alla comprensione dell’alterità, al reciproco riconoscersi per orientarsi nel mondo e costruire la propria identità, in costante relazione con l’alterità sociale e istituzionale. Sicché “sentirsi a casa” nel diritto, vorrà significare per il giurista come per l’individuo comune, saper “abitare con misura” la distanza tra le parole ‘scritte’ del diritto e le ‘ragioni’ del diritto, (comprendere l’altro), “abitare con pudore” la distanza tra identità e differenza tra le soggettività in relazione e trasformazione costante (con-vivere con l’altro), e infine riuscire ad “abitare con prudenza” la distanza tra diritto e giustizia (orientandosi nel mondo verso il fine dell’incremento della vita), facendo buon uso della risorsa della giuridicità come costante attitudine alla comprensione dell’altro da sé e del sé come altro, nella consapevolezza della necessità della relazione.
Diritto e riconoscimento. La giuridicità come capacità umana / Savona, PIER FRANCESCO. - 28:(2020), pp. 1-201.
Diritto e riconoscimento. La giuridicità come capacità umana
PIER FRANCESCO SAVONA
2020
Abstract
La ricerca compiuta nel volume prende le mosse dalla constatazione che il diritto istituito, questa grande “invenzione” dello spirito europeo, alimenta e veicola senso e ragioni ‘di diritto’ che eccedono il diritto stesso, poiché non nascono solo al suo interno, ma si sviluppano sempre dall’innesto spesso inestricabile tra il diritto istituito e la forza ‘istituente’ della prassi storico-sociale delle comunità sociali e politiche esistenti, della prassi concreta, dell’ “esperienza” dei singoli attori sociali, che in un determinato momento storico sono costretti a interrogare se stessi e il mondo e la società in cui vivono, anche grazie e attraverso le strutture e i dispositivi, le istituzioni e le qualificazioni che la “realtà giuridica” impone e riversa su di loro sin dal momento della loro nascita, senza che all’inizio neanche sia possibile rendersene conto. Sotto questo profilo, il diritto è innanzitutto uno dei modi di interrogazione del vivente umano su se stesso e sul mondo e sul proprio posto nel mondo e la giuridicità viene qui intesa come autentica capacità umana, risorsa e attitudine dell’umano alla comprensione dell’alterità, al reciproco riconoscersi per orientarsi nel mondo e costruire la propria identità, in costante relazione con l’alterità sociale e istituzionale. Sicché “sentirsi a casa” nel diritto, vorrà significare per il giurista come per l’individuo comune, saper “abitare con misura” la distanza tra le parole ‘scritte’ del diritto e le ‘ragioni’ del diritto, (comprendere l’altro), “abitare con pudore” la distanza tra identità e differenza tra le soggettività in relazione e trasformazione costante (con-vivere con l’altro), e infine riuscire ad “abitare con prudenza” la distanza tra diritto e giustizia (orientandosi nel mondo verso il fine dell’incremento della vita), facendo buon uso della risorsa della giuridicità come costante attitudine alla comprensione dell’altro da sé e del sé come altro, nella consapevolezza della necessità della relazione.File | Dimensione | Formato | |
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