Il De bello Neapolitano di Giovanni Gioviano Pontano restò incompiuto alla sua morte, nel settembre del 1503. Incentrata sulla guerra di successione sostenuta da Ferrante contro Giovanni d’Angiò ed i baroni ribelli del Regno, l’opera s’inserisce nella produzione storiografica che fiorì alla corte della Napoli aragonese e che è stata di recente restituita al suo statuto ideologico e letterario. Oggetto di grande interesse per il suo valore documentario e storico-politico, oltre che per quello stilistico e letterario, essa è stata al centro di numerosi studi di varia matrice: certo, perché coi rapporti ideologici che la legano alla teoresi de lege historiae del dialogo Actius rappresenta il frutto maturo di un umanesimo che, avendo assorbito la lezione dei classici, ha sviluppato una propria autonomia critica e letteraria, ma soprattutto perché fu liberamente concepita da un intellettuale che rivestì un ruolo politico di rilievo nell’Italia del XV secolo e poté accedere a quelle documentazioni cancelleresche che ne sostanziano il metodo storiografico e la rendono moderna. Il De bello Neapolitano ci è stato tramandato nella copia di lavoro autografa del ms. Palat. Vindob. 3413 dell’Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, che funse da originale di stampa per l’editio princeps dell’opera, curata da Pietro Summonte ed uscita a Napoli, per i tipi di Sigismondo Mayr, nel maggio del 1509. Sulla base dell’analisi dell’unica testimonianza autografa superstite dell’opera, la presente edizione si avvale del confronto con altre fonti letterarie e documentarie coeve sia per stabilirne un testo critico in linea coi moderni principi della filologia umanistica, sia per fornire i sussidi necessari a contestualizzarne la narrazione; ma si prefigge anche lo scopo di ricostruirne, fin dove possibile, la stratigrafia compositiva, con particolare attenzione ai ripensamenti di lingua e di stile, nonché ai rapporti con le possibili fonti antiche e moderne, letterarie e documentarie. Così, il testo critico è stato corredato di quattro fasce di apparato: nell’apparato sincronico trova luogo la registrazione delle varianti dovute agli interventi dell’editore primo Pietro Summonte; nell’apparato diacronico quella delle varianti d’autore che costituiscono la stratigrafia dell’autografo codice viennese; nell’apparato delle fonti e dei luoghi paralleli l’individuazione di alcune fra le possibili fonti linguistiche, stilistiche e letterarie della narrazione; nel commento storico sono raccolte – e spesso ricondotte alla loro genesi cancelleresca – le notizie utili ad illuminare testo e contesto storico, con informazioni su fatti, istituzioni, luoghi e personaggi, non senza chiarimenti su questioni politiche o diplomatiche. Il testo critico è preceduto da un’Introduzione che affronta gli aspetti della composizione, della cronologia e della tradizione dell’opera, nonché i caratteri dello statuto storiografico della sua narrazione, della lingua, dello stile e delle fonti che la sostanziano e la rendono, nonostante il suo stato d’incompiutezza, un vero classico del suo genere.

Giovanni GIoviano Pontano, De bello Neapolitano, a cura di G. Germano, A. Iacono, F. Senatore / Germano, Giuseppe; Iacono, Antonietta; Senatore, Francesco. - unico:(2019), pp. 1-600.

Giovanni GIoviano Pontano, De bello Neapolitano, a cura di G. Germano, A. Iacono, F. Senatore

Giuseppe Germano;Antonietta Iacono;Francesco Senatore
2019

Abstract

Il De bello Neapolitano di Giovanni Gioviano Pontano restò incompiuto alla sua morte, nel settembre del 1503. Incentrata sulla guerra di successione sostenuta da Ferrante contro Giovanni d’Angiò ed i baroni ribelli del Regno, l’opera s’inserisce nella produzione storiografica che fiorì alla corte della Napoli aragonese e che è stata di recente restituita al suo statuto ideologico e letterario. Oggetto di grande interesse per il suo valore documentario e storico-politico, oltre che per quello stilistico e letterario, essa è stata al centro di numerosi studi di varia matrice: certo, perché coi rapporti ideologici che la legano alla teoresi de lege historiae del dialogo Actius rappresenta il frutto maturo di un umanesimo che, avendo assorbito la lezione dei classici, ha sviluppato una propria autonomia critica e letteraria, ma soprattutto perché fu liberamente concepita da un intellettuale che rivestì un ruolo politico di rilievo nell’Italia del XV secolo e poté accedere a quelle documentazioni cancelleresche che ne sostanziano il metodo storiografico e la rendono moderna. Il De bello Neapolitano ci è stato tramandato nella copia di lavoro autografa del ms. Palat. Vindob. 3413 dell’Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, che funse da originale di stampa per l’editio princeps dell’opera, curata da Pietro Summonte ed uscita a Napoli, per i tipi di Sigismondo Mayr, nel maggio del 1509. Sulla base dell’analisi dell’unica testimonianza autografa superstite dell’opera, la presente edizione si avvale del confronto con altre fonti letterarie e documentarie coeve sia per stabilirne un testo critico in linea coi moderni principi della filologia umanistica, sia per fornire i sussidi necessari a contestualizzarne la narrazione; ma si prefigge anche lo scopo di ricostruirne, fin dove possibile, la stratigrafia compositiva, con particolare attenzione ai ripensamenti di lingua e di stile, nonché ai rapporti con le possibili fonti antiche e moderne, letterarie e documentarie. Così, il testo critico è stato corredato di quattro fasce di apparato: nell’apparato sincronico trova luogo la registrazione delle varianti dovute agli interventi dell’editore primo Pietro Summonte; nell’apparato diacronico quella delle varianti d’autore che costituiscono la stratigrafia dell’autografo codice viennese; nell’apparato delle fonti e dei luoghi paralleli l’individuazione di alcune fra le possibili fonti linguistiche, stilistiche e letterarie della narrazione; nel commento storico sono raccolte – e spesso ricondotte alla loro genesi cancelleresca – le notizie utili ad illuminare testo e contesto storico, con informazioni su fatti, istituzioni, luoghi e personaggi, non senza chiarimenti su questioni politiche o diplomatiche. Il testo critico è preceduto da un’Introduzione che affronta gli aspetti della composizione, della cronologia e della tradizione dell’opera, nonché i caratteri dello statuto storiografico della sua narrazione, della lingua, dello stile e delle fonti che la sostanziano e la rendono, nonostante il suo stato d’incompiutezza, un vero classico del suo genere.
2019
9788884509178
Giovanni GIoviano Pontano, De bello Neapolitano, a cura di G. Germano, A. Iacono, F. Senatore / Germano, Giuseppe; Iacono, Antonietta; Senatore, Francesco. - unico:(2019), pp. 1-600.
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