Uno spettro si aggira per il mondo Occidentale, lo spettro del populismo. Cosa hanno a che fare la Brexit in Inghilterra del giugno 2016, poi Trump negli USA in ottobre dello stesso anno, i gilet gialli di fine 2018, senza dimenticare Siryza e Alba Dorata in Grecia, Podemos in Spagna, e ovviamente, la crescita delle destre in Francia con il Front National, in Germania, in Austria, in Olanda, e nei paesi scandinavi – si pensi a True Finns in Finlandia? Come spiegare il fatto che in Italia, negli ultimi 6 anni, un movimento politico più o meno sconosciuto, per di più fondato da un comico, è arrivato a raggiungere il 30 per cento dei consensi? E cosa ha spinto la Lega, partito rifondato su basi sovraniste e antieuropeiste, a quasi decuplicare i propri consensi? In tutti i casi, quello che colpisce, è che il trend sia così diffuso e temporalmente omogeneo spingendoci a ricercare una spiegazione di tipo sistemico e strutturale. Riteniamo, infatti, che la recente rinascita e larga diffusione dei movimenti di matrice populista affondi le sue radici nei meccanismi di funzionamento delle istituzioni economiche formali e informali e più specificamente nella distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dalla globalizzazione economica e dai processi di trasformazione tecnologica. In questo contributo sosterremo che una delle fonti che ha permesso ai succitati movimenti populisti di emergere con forza inattesa risiede proprio nelle scelte di politica economica (sia quelle fatte, sia quelle non tentate) propugnate dai governi dei paesi avanzati negli ultimi quattro decenni.

Scelte istituzionali e radici economiche del populismo / Vecchione, Gaetano; Maffettone, Pietro. - In: BIBLIOTECA DELLA LIBERTÀ. - ISSN 2035-5866. - LV, 2020, gennaio-aprile, n. 227:(2020), pp. 1-23. [10.23827/BDL_2020_1]

Scelte istituzionali e radici economiche del populismo

Gaetano Vecchione
;
Pietro Maffettone
2020

Abstract

Uno spettro si aggira per il mondo Occidentale, lo spettro del populismo. Cosa hanno a che fare la Brexit in Inghilterra del giugno 2016, poi Trump negli USA in ottobre dello stesso anno, i gilet gialli di fine 2018, senza dimenticare Siryza e Alba Dorata in Grecia, Podemos in Spagna, e ovviamente, la crescita delle destre in Francia con il Front National, in Germania, in Austria, in Olanda, e nei paesi scandinavi – si pensi a True Finns in Finlandia? Come spiegare il fatto che in Italia, negli ultimi 6 anni, un movimento politico più o meno sconosciuto, per di più fondato da un comico, è arrivato a raggiungere il 30 per cento dei consensi? E cosa ha spinto la Lega, partito rifondato su basi sovraniste e antieuropeiste, a quasi decuplicare i propri consensi? In tutti i casi, quello che colpisce, è che il trend sia così diffuso e temporalmente omogeneo spingendoci a ricercare una spiegazione di tipo sistemico e strutturale. Riteniamo, infatti, che la recente rinascita e larga diffusione dei movimenti di matrice populista affondi le sue radici nei meccanismi di funzionamento delle istituzioni economiche formali e informali e più specificamente nella distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dalla globalizzazione economica e dai processi di trasformazione tecnologica. In questo contributo sosterremo che una delle fonti che ha permesso ai succitati movimenti populisti di emergere con forza inattesa risiede proprio nelle scelte di politica economica (sia quelle fatte, sia quelle non tentate) propugnate dai governi dei paesi avanzati negli ultimi quattro decenni.
2020
Scelte istituzionali e radici economiche del populismo / Vecchione, Gaetano; Maffettone, Pietro. - In: BIBLIOTECA DELLA LIBERTÀ. - ISSN 2035-5866. - LV, 2020, gennaio-aprile, n. 227:(2020), pp. 1-23. [10.23827/BDL_2020_1]
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