La riflessione sul rapporto tra forma costruttiva e forma architettonica sintetizza una ricerca maturata in più ambiti: la progettazione architettonica, la conservazione del costruito storico, la didattica della composizione architettonica nel Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura e nel Corso di Perfezionamento in Ingegneria per i Beni Culturali. Il ragionamento è condotto dal punto di vista della composizione architettonica. Si affrontano i due temi complementari delle relazioni tra forma tecnico-costruttiva e forma architettonica e delle relazioni tra ordine tettonico e ordine architettonico. Si parte dai legami di dipendenza e/o di derivazione delle forme architettoniche (dall’impianto tipologico e dal partito compositivo fino al dettaglio decorativo) dalle forme costruttive, per giungere all’autonomia che le prime assumono nel loro persistere e nel loro svilupparsi, anche a fronte dell’originario legame di dipendenza dalle forme tecniche. L’autonomia concerne sia la loro forma come elemento dell’architettura, sia le relazioni compositive. Elementi generati in un ambito di relazioni tecnico-costruttive vengono proiettati su una struttura formale diversa e autonoma; elementi formalizzati in una struttura formale originaria vengono ripresi e messi in opera a dare concretezza ad una struttura formale di relazioni compositive e spaziali del tutto nuove come è avvenuto nel Rinascimento italiano. Le relazioni compositive fondate su strutture formali autonome, governate da geometria, proporzioni, ritmo ecc. possono (ma possono anche non) collimare, essere sovrapponibili ad una legge di ordine costruttivo (passo dei pilastri, successione di intercolumni ecc.). Si danno casi in cui questa coincidenza non si verifica. Il conflitto può essere fecondo o sterile. Può esserci equilibrio, compromesso, prevalere delle ragioni dell’ingegnere o dell’architetto, compatibilmente con l’esigenza che l’edificio deve stare in piedi in maniera soddisfacente e convincente anche sul piano normativo, questione che spesso determina il prevalere delle ragioni dell’ingegnere. Di qui lo scollamento tra le architetture disegnate e alcune zoppicanti realizzazioni. Il conflitto può risultare triste o noioso, ma noiosissima può essere la pretesa assenza di conflitto o l’inconsapevolezza della dicotomia tra forma cosiddetta tecnica e forma architettonica e cioè l’appiattimento, che può avvenire nei due sensi, di una sull’altra. Quest’appiattimento genera aberrazioni per cui molti ingegneri non riescono a guardare all’architettura (contemporanea e/o antica) se non alla luce della più recente normativa tecnica e, per contro, molti architetti sono inclini a prendere per buone e ad avere soggezione di forme costruite di dubbio interesse architettonico, solo perché investite da una autoritas di virtuosismo tecnico. È necessario assumere consapevolezza della dicotomia descritta, laddove la mancata identità tra forma tecnico-costruttiva e forma architettonica, immediatamente comprensibile per l’architettura dal Movimento Moderno in poi, si estende anche all’architettura antica. Perché affermare ciò, se siamo abituati a condividere come un valore proprio l’opposto? Molte degenerazioni sembrano avere avuto origine nel momento in cui la struttura portante ha acquistato autonomia, ha cominciato ad essere governata da ragioni sue proprie. Carattere e valore fondamentale del costruito storico sembra essere la assoluta identità tra costruzione e forma negli elementi dell’architettura. Se questo è spesso vero, è una coincidenza. Passando dalla verifica di questa posizione sull’architettura del passato si può far luce sui complessi gradi del rapporto tra forma tecnica e forma architettonica nell’architettura contemporanea. Riguardare la storia dell’architettura da questo punto di vista, può dare conto della complessità di questo rapporto e del fatto che le forme dell’architettura, tagliando il cordone ombelicale, non perdono legittimità, credibilità, scientificità, oggettività.
Forma architettonica vs tecnica costruttiva / Stendardo, Luigi. - (2011), pp. 1907-1916. (Intervento presentato al convegno PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE DI RETEVITRUVIO Rete Interuniversitaria Italiana di Architettura SSD ICAR 14 | 15 | 16. tenutosi a Politecnico di Bari, Bari nel 2-6 maggio 2011).
Forma architettonica vs tecnica costruttiva
Stendardo Luigi
2011
Abstract
La riflessione sul rapporto tra forma costruttiva e forma architettonica sintetizza una ricerca maturata in più ambiti: la progettazione architettonica, la conservazione del costruito storico, la didattica della composizione architettonica nel Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura e nel Corso di Perfezionamento in Ingegneria per i Beni Culturali. Il ragionamento è condotto dal punto di vista della composizione architettonica. Si affrontano i due temi complementari delle relazioni tra forma tecnico-costruttiva e forma architettonica e delle relazioni tra ordine tettonico e ordine architettonico. Si parte dai legami di dipendenza e/o di derivazione delle forme architettoniche (dall’impianto tipologico e dal partito compositivo fino al dettaglio decorativo) dalle forme costruttive, per giungere all’autonomia che le prime assumono nel loro persistere e nel loro svilupparsi, anche a fronte dell’originario legame di dipendenza dalle forme tecniche. L’autonomia concerne sia la loro forma come elemento dell’architettura, sia le relazioni compositive. Elementi generati in un ambito di relazioni tecnico-costruttive vengono proiettati su una struttura formale diversa e autonoma; elementi formalizzati in una struttura formale originaria vengono ripresi e messi in opera a dare concretezza ad una struttura formale di relazioni compositive e spaziali del tutto nuove come è avvenuto nel Rinascimento italiano. Le relazioni compositive fondate su strutture formali autonome, governate da geometria, proporzioni, ritmo ecc. possono (ma possono anche non) collimare, essere sovrapponibili ad una legge di ordine costruttivo (passo dei pilastri, successione di intercolumni ecc.). Si danno casi in cui questa coincidenza non si verifica. Il conflitto può essere fecondo o sterile. Può esserci equilibrio, compromesso, prevalere delle ragioni dell’ingegnere o dell’architetto, compatibilmente con l’esigenza che l’edificio deve stare in piedi in maniera soddisfacente e convincente anche sul piano normativo, questione che spesso determina il prevalere delle ragioni dell’ingegnere. Di qui lo scollamento tra le architetture disegnate e alcune zoppicanti realizzazioni. Il conflitto può risultare triste o noioso, ma noiosissima può essere la pretesa assenza di conflitto o l’inconsapevolezza della dicotomia tra forma cosiddetta tecnica e forma architettonica e cioè l’appiattimento, che può avvenire nei due sensi, di una sull’altra. Quest’appiattimento genera aberrazioni per cui molti ingegneri non riescono a guardare all’architettura (contemporanea e/o antica) se non alla luce della più recente normativa tecnica e, per contro, molti architetti sono inclini a prendere per buone e ad avere soggezione di forme costruite di dubbio interesse architettonico, solo perché investite da una autoritas di virtuosismo tecnico. È necessario assumere consapevolezza della dicotomia descritta, laddove la mancata identità tra forma tecnico-costruttiva e forma architettonica, immediatamente comprensibile per l’architettura dal Movimento Moderno in poi, si estende anche all’architettura antica. Perché affermare ciò, se siamo abituati a condividere come un valore proprio l’opposto? Molte degenerazioni sembrano avere avuto origine nel momento in cui la struttura portante ha acquistato autonomia, ha cominciato ad essere governata da ragioni sue proprie. Carattere e valore fondamentale del costruito storico sembra essere la assoluta identità tra costruzione e forma negli elementi dell’architettura. Se questo è spesso vero, è una coincidenza. Passando dalla verifica di questa posizione sull’architettura del passato si può far luce sui complessi gradi del rapporto tra forma tecnica e forma architettonica nell’architettura contemporanea. Riguardare la storia dell’architettura da questo punto di vista, può dare conto della complessità di questo rapporto e del fatto che le forme dell’architettura, tagliando il cordone ombelicale, non perdono legittimità, credibilità, scientificità, oggettività.File | Dimensione | Formato | |
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