L’intervento è dedicato alle forme della preminenza sociale legate alle istituzioni municipali in alcune città del Regno di Napoli. Si tenta di tracciare un profilo il più possibile articolato delle élites urbane, andando oltre la classificazione “amministrativa” della società cittadina, distinta abitualmente in sole due o tre categorie (gentiluomini, popolari, letterati). Generalmente, le famiglie “patrizie” delle città meridionali sono note alla storiografia soltanto se e quando esse approdano ai gradi medi e alti della nobiltà regnicola grazie al collegamento con la monarchia. In molti casi, tuttavia, il servitium regis è utilizzato per rafforzare una preminenza che già esiste, e che trova la sua origine e giustificazione in contesti e dinamiche sociali locali di cui non conosciamo a sufficienza i caratteri. Ci sono famiglie che impongono la loro preminenza locale per pochissimo tempo, altre che preferiscono mantenere un profilo locale per sempre. Questa fascia dell’élite urbana interessa particolarmente, perché è la meno conosciuta: quella dei mercanti che acquistano il debito pubblico della città appropriandosi con largo anticipo di appalti e uffici, delle dinastie di notai che attraversano i secoli e che si fanno garanti della produzione e conservazione di molte scritture della città, delle serie di sindaci appartenenti alla stessa famiglia, delle consorterie che occupano interi quartieri e centri minori che da loro prendono il nome e che si identificano nelle chiese locali, arricchite di arredi e di sepolcri, dei notabili che costruiscono fortune di rilievo al servizio del feudatario, che magari scalzeranno nella tarda età moderna. Lo spazio urbano è sistematicamente occupato da famiglie del genere, di schietto respiro locale, che costruiscono palazzi e cappelle, che si disputano le mazze del pallio durante la processione del Corpus Domini, che investono in botteghe e terreni, che si occupano con cura dei matrimoni dei propri membri, alla ricerca della stabilità biologica ed economica, che diversificano le occupazioni dei figli tra la professione legale e il sacerdozio. Ciò è ben noto per Napoli, ma molto meno conosciuto per le altre città del regno, specialmente per quanto concerne il Quattrocento.

Società urbana e istituzioni municipali nel regno di Napoli / Senatore, Francesco. - (2019), pp. 180-197. (Intervento presentato al convegno I convegno della medievistica italiana tenutosi a Bertinoro (Forlì-Cesena) nel 14-16 giugno 2018) [10.6093/rmoa/4986].

Società urbana e istituzioni municipali nel regno di Napoli

Senatore Francesco
2019

Abstract

L’intervento è dedicato alle forme della preminenza sociale legate alle istituzioni municipali in alcune città del Regno di Napoli. Si tenta di tracciare un profilo il più possibile articolato delle élites urbane, andando oltre la classificazione “amministrativa” della società cittadina, distinta abitualmente in sole due o tre categorie (gentiluomini, popolari, letterati). Generalmente, le famiglie “patrizie” delle città meridionali sono note alla storiografia soltanto se e quando esse approdano ai gradi medi e alti della nobiltà regnicola grazie al collegamento con la monarchia. In molti casi, tuttavia, il servitium regis è utilizzato per rafforzare una preminenza che già esiste, e che trova la sua origine e giustificazione in contesti e dinamiche sociali locali di cui non conosciamo a sufficienza i caratteri. Ci sono famiglie che impongono la loro preminenza locale per pochissimo tempo, altre che preferiscono mantenere un profilo locale per sempre. Questa fascia dell’élite urbana interessa particolarmente, perché è la meno conosciuta: quella dei mercanti che acquistano il debito pubblico della città appropriandosi con largo anticipo di appalti e uffici, delle dinastie di notai che attraversano i secoli e che si fanno garanti della produzione e conservazione di molte scritture della città, delle serie di sindaci appartenenti alla stessa famiglia, delle consorterie che occupano interi quartieri e centri minori che da loro prendono il nome e che si identificano nelle chiese locali, arricchite di arredi e di sepolcri, dei notabili che costruiscono fortune di rilievo al servizio del feudatario, che magari scalzeranno nella tarda età moderna. Lo spazio urbano è sistematicamente occupato da famiglie del genere, di schietto respiro locale, che costruiscono palazzi e cappelle, che si disputano le mazze del pallio durante la processione del Corpus Domini, che investono in botteghe e terreni, che si occupano con cura dei matrimoni dei propri membri, alla ricerca della stabilità biologica ed economica, che diversificano le occupazioni dei figli tra la professione legale e il sacerdozio. Ciò è ben noto per Napoli, ma molto meno conosciuto per le altre città del regno, specialmente per quanto concerne il Quattrocento.
2019
Società urbana e istituzioni municipali nel regno di Napoli / Senatore, Francesco. - (2019), pp. 180-197. (Intervento presentato al convegno I convegno della medievistica italiana tenutosi a Bertinoro (Forlì-Cesena) nel 14-16 giugno 2018) [10.6093/rmoa/4986].
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