Nel lavoro che segue tratto il De beneficiis di Seneca guardando, da un lato, alla storia della tradizione filosofica antica, con particolare riferimento allo stoicismo e all’aristotelismo, e dall’altro alle questioni di un’etica sistematica. Nella prospettiva di un’ermeneutica pratica, quale quella che qui adotto, interessano i testi e i contesti dei concetti dell’etica. Per questo motivo i vari aspetti sociologici, biografici e stilistici dell’opera di Seneca rimangono sullo sfondo del mio contributo; e cerco piuttosto di rendere comprensibile in che modo egli si riallacci a un’articolata tradizione di pensiero e la trasformi, imprimendovi una curvatura che offre anche al lettore contemporaneo - pur nella distanza sociale e culturale - sollecitazioni e spunti per una matura competenza morale. Mi riferisco al complesso di concetti che ruotano intorno alla relazione sociale di scambio, e cioè beneficio, liberalità, gratitudine, e poi ancora invidia, avidità, ingratitudine, giusto per citare quelli più ricorrenti. Seneca assegna alla memoria un ruolo decisivo nella formazione dell’animus, e questo è in linea con il gusto stoico per i paradossi. Comprendiamo infatti che siamo già sempre ingrati, salvo a coltivare quella memoria del bene ricevuto (dirà Marco Aurelio: già per il fatto di aver ricevuto la nascita da un padre e da una madre) che ci schiude la possibilità della gratitudine e dello scambio sociale basato su doni. Memoria, gratitudine e liberalità sono dunque connesse in modo stretto. Questa idea guida è racchiusa nell’allegoria delle Càriti danzanti, che Seneca riprende – non senza variazioni – da Crisippo ed Ecatone. Nell’accezione senecana la danza rappresenta il nesso circolare tra benefici, gratitudine e memoria, che motiva chi ha ricevuto benefici a ricambiare il bene ricevuto. Se si considera che la danza avviene nel tempo e che essa stessa istituisce il tempo di relazioni sociali privilegiate fondate su rapporti di benevolenza, dovremo parlare, più che di un andamento circolare, di una spirale, che è aperta in linea di principio. In questa concezione vedo condensato il nucleo ancora attuale della teoria senecana dei benefici. Non è difficile scorgere la possibilità di costruire ricerche di psicologia evolutiva e psicologia sociale che verifichino sul piano empirico questa tesi. Com’è ovvio, qui conviene sottolineare l’aspetto filosofico più generale: in termini moderni, la tesi senecana può essere reinterpretata e riproposta affermando che la crescita morale dell’essere umano si fonda sulla capacità di entrare pienamente nel circolo aperto dello scambio sociale, e di coltivare la memoria del bene, apprendendo a dare e a ricevere nel modo giusto. Si tratta di risolversi del tutto nell’atto del dare e del ricevere. Se si dà o si riceve qualcosa senza questa giusta intenzionalità, si può tutt’al più assolvere un dovere condiviso, ma non si è ancora aperta la via verso una compiuta competenza morale.

La memoria del bene. Dono e gratitudine nel "De Beneficiis" di Seneca / Giammusso, Salvatore. - (2019).

La memoria del bene. Dono e gratitudine nel "De Beneficiis" di Seneca

Salvatore Giammusso
2019

Abstract

Nel lavoro che segue tratto il De beneficiis di Seneca guardando, da un lato, alla storia della tradizione filosofica antica, con particolare riferimento allo stoicismo e all’aristotelismo, e dall’altro alle questioni di un’etica sistematica. Nella prospettiva di un’ermeneutica pratica, quale quella che qui adotto, interessano i testi e i contesti dei concetti dell’etica. Per questo motivo i vari aspetti sociologici, biografici e stilistici dell’opera di Seneca rimangono sullo sfondo del mio contributo; e cerco piuttosto di rendere comprensibile in che modo egli si riallacci a un’articolata tradizione di pensiero e la trasformi, imprimendovi una curvatura che offre anche al lettore contemporaneo - pur nella distanza sociale e culturale - sollecitazioni e spunti per una matura competenza morale. Mi riferisco al complesso di concetti che ruotano intorno alla relazione sociale di scambio, e cioè beneficio, liberalità, gratitudine, e poi ancora invidia, avidità, ingratitudine, giusto per citare quelli più ricorrenti. Seneca assegna alla memoria un ruolo decisivo nella formazione dell’animus, e questo è in linea con il gusto stoico per i paradossi. Comprendiamo infatti che siamo già sempre ingrati, salvo a coltivare quella memoria del bene ricevuto (dirà Marco Aurelio: già per il fatto di aver ricevuto la nascita da un padre e da una madre) che ci schiude la possibilità della gratitudine e dello scambio sociale basato su doni. Memoria, gratitudine e liberalità sono dunque connesse in modo stretto. Questa idea guida è racchiusa nell’allegoria delle Càriti danzanti, che Seneca riprende – non senza variazioni – da Crisippo ed Ecatone. Nell’accezione senecana la danza rappresenta il nesso circolare tra benefici, gratitudine e memoria, che motiva chi ha ricevuto benefici a ricambiare il bene ricevuto. Se si considera che la danza avviene nel tempo e che essa stessa istituisce il tempo di relazioni sociali privilegiate fondate su rapporti di benevolenza, dovremo parlare, più che di un andamento circolare, di una spirale, che è aperta in linea di principio. In questa concezione vedo condensato il nucleo ancora attuale della teoria senecana dei benefici. Non è difficile scorgere la possibilità di costruire ricerche di psicologia evolutiva e psicologia sociale che verifichino sul piano empirico questa tesi. Com’è ovvio, qui conviene sottolineare l’aspetto filosofico più generale: in termini moderni, la tesi senecana può essere reinterpretata e riproposta affermando che la crescita morale dell’essere umano si fonda sulla capacità di entrare pienamente nel circolo aperto dello scambio sociale, e di coltivare la memoria del bene, apprendendo a dare e a ricevere nel modo giusto. Si tratta di risolversi del tutto nell’atto del dare e del ricevere. Se si dà o si riceve qualcosa senza questa giusta intenzionalità, si può tutt’al più assolvere un dovere condiviso, ma non si è ancora aperta la via verso una compiuta competenza morale.
2019
978-88-7431-975-6
La memoria del bene. Dono e gratitudine nel "De Beneficiis" di Seneca / Giammusso, Salvatore. - (2019).
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