Il tema della securitization dei diritti umani, evocato dal Relatore speciale ONU nel suo Report 2017, trova nella dimensione collettiva della libertà religiosa, e soprattutto nell’esercizio della propaganda religiosa, un terreno di confronto particolarmente interessante in quanto immediatamente connesso alla percezione, vera o presunta, della religione quale minaccia per la sicurezza. Si intende qui individuare quali strumenti fornisce il diritto internazionale per arginare le ricadute negative sulla tutela della libertà religiosa che derivano da questa rappresentazione negativa della religione, ed in particolare per evitare che gli ostacoli posti al riconoscimento delle comunità religiose così come il contrasto al proselitismo in sé diventino forme indirette di restrizione della libertà de qua. Per identificare tali strumenti occorre anzitutto un lavoro di interpretazione della normativa internazionale e sovranazionale vigente in materia di religione, compresi significativi atti di soft law, che colleghi le norme esplicitamente dedicate alla libertà di religione e quelle altre norme che, pur non espressamente dedicate ad essa, incidono tuttavia sul suo concreto significato ovverosia sull’effettivo livello di tutela ad essa riservato. Occorre quindi interrogarsi sul rilievo della matrice religiosa nel quadro della criminalizzazione di comportamenti illegittimi e sul significato di neutralità dello Stato e di obiettività della sua azione in materia religiosa.
L’impatto della securitization dei diritti umani sul riconoscimento delle organizzazioni religiose e sull’attività di proselitismo nel quadro della tutela internazionale della libertà di religione / Mazza, Rita. - In: DIRITTO E RELIGIONI. - ISSN 1970-5301. - 2(2018), pp. 104-129.
L’impatto della securitization dei diritti umani sul riconoscimento delle organizzazioni religiose e sull’attività di proselitismo nel quadro della tutela internazionale della libertà di religione
rita mazza
2018
Abstract
Il tema della securitization dei diritti umani, evocato dal Relatore speciale ONU nel suo Report 2017, trova nella dimensione collettiva della libertà religiosa, e soprattutto nell’esercizio della propaganda religiosa, un terreno di confronto particolarmente interessante in quanto immediatamente connesso alla percezione, vera o presunta, della religione quale minaccia per la sicurezza. Si intende qui individuare quali strumenti fornisce il diritto internazionale per arginare le ricadute negative sulla tutela della libertà religiosa che derivano da questa rappresentazione negativa della religione, ed in particolare per evitare che gli ostacoli posti al riconoscimento delle comunità religiose così come il contrasto al proselitismo in sé diventino forme indirette di restrizione della libertà de qua. Per identificare tali strumenti occorre anzitutto un lavoro di interpretazione della normativa internazionale e sovranazionale vigente in materia di religione, compresi significativi atti di soft law, che colleghi le norme esplicitamente dedicate alla libertà di religione e quelle altre norme che, pur non espressamente dedicate ad essa, incidono tuttavia sul suo concreto significato ovverosia sull’effettivo livello di tutela ad essa riservato. Occorre quindi interrogarsi sul rilievo della matrice religiosa nel quadro della criminalizzazione di comportamenti illegittimi e sul significato di neutralità dello Stato e di obiettività della sua azione in materia religiosa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.