L’articolo analizza l’estetica teatrale di Mejerchol’d, fondatore del concetto di regia, che ha attraversato i primi quattro decenni del ‘900 facendo crollare modi e teorie del fare teatro e reinterpretando tutti i generi e gli “stili”. La strategia scenica di Mejerchol’d era fondata sul “grottesco” come principio di frammentazione dell’opera e come tecnica di straniamento. Con lui, tutti gli elementi dello spettacolo venivano smontati all’infinito, per osservarne gli ingranaggi nascosti, e poi liberamente rimontati in una inedita dialettica tra comico e tragico, fantastico e quotidiano, illusione e realtà. Il suo vero strumento di lavoro fu il montaggio e, non a caso, il suo miglior allievo fu Ejzenštejn. Ma dopo aver frammentato testi, musiche e corpo dell’attore, in idea Mejerchol’d smontò anche l’edificio teatrale, ne analizzò ogni parte e si proiettò nel futuro con l’utopica immagine di un teatro dinamico per grandi masse. La più avanzata cultura architettonica di quegli anni precipitò nel suo discorso sulla tipologia teatrale: egli non fu indifferente al fascino di piroscafi, aerei, dirigibili e transatlantici, per cui, proprio come aveva fatto Le Corbusier per l’abitazione, Mejerchol’d adottò il modello della nave per lo spazio del teatro. Su un tale palcoscenico egli fece agire un attore biomeccanico, duramente allenato all’ombra della riflessologia di Pavlov, del taylorismo e del produttivismo. Per Brecht, Mejerchol’d fu tra coloro che avevano “sorprendentemente arricchito le possibilità espressive del teatro”. Certamente egli può essere considerato oggi un grande precorritore e interprete dell’“opera aperta”.
Il Teatro grottesco di Mejerchol’d / Fiorillo, Clara. - In: OP. CIT.. - ISSN 0030-3305. - (2019), pp. 51-60.
Il Teatro grottesco di Mejerchol’d
Clara Fiorillo
2019
Abstract
L’articolo analizza l’estetica teatrale di Mejerchol’d, fondatore del concetto di regia, che ha attraversato i primi quattro decenni del ‘900 facendo crollare modi e teorie del fare teatro e reinterpretando tutti i generi e gli “stili”. La strategia scenica di Mejerchol’d era fondata sul “grottesco” come principio di frammentazione dell’opera e come tecnica di straniamento. Con lui, tutti gli elementi dello spettacolo venivano smontati all’infinito, per osservarne gli ingranaggi nascosti, e poi liberamente rimontati in una inedita dialettica tra comico e tragico, fantastico e quotidiano, illusione e realtà. Il suo vero strumento di lavoro fu il montaggio e, non a caso, il suo miglior allievo fu Ejzenštejn. Ma dopo aver frammentato testi, musiche e corpo dell’attore, in idea Mejerchol’d smontò anche l’edificio teatrale, ne analizzò ogni parte e si proiettò nel futuro con l’utopica immagine di un teatro dinamico per grandi masse. La più avanzata cultura architettonica di quegli anni precipitò nel suo discorso sulla tipologia teatrale: egli non fu indifferente al fascino di piroscafi, aerei, dirigibili e transatlantici, per cui, proprio come aveva fatto Le Corbusier per l’abitazione, Mejerchol’d adottò il modello della nave per lo spazio del teatro. Su un tale palcoscenico egli fece agire un attore biomeccanico, duramente allenato all’ombra della riflessologia di Pavlov, del taylorismo e del produttivismo. Per Brecht, Mejerchol’d fu tra coloro che avevano “sorprendentemente arricchito le possibilità espressive del teatro”. Certamente egli può essere considerato oggi un grande precorritore e interprete dell’“opera aperta”.File | Dimensione | Formato | |
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