Il momento in cui l’uomo smise di essere nomade, un animale migratorio perennemente in marcia alla ricerca di prede e di migliori condizioni ambientali, si identifica con quella che resta una delle sue più straordinarie invenzioni, la città, e con essa del suo alter ego, la memoria dello stato naturale simulato all’interno del costruito nell’orto, nel giardino e poi nel parco urbano. A detta di Gilles Clément, uno dei più famosi paesaggisti mondiali, il primo giardino è quello che l’uomo realizzò proprio quando decise d’interrompere le sue peregrinazioni, trasformandosi in un essere stanziale. Da quel tempo iniziale la composizione degli spazi verdi all’interno della città si è evoluta secondo le stesse dinamiche di qualunque altro spazio pubblico pianificato, descrivendo la complessità e mutabilità del rapporto che l’uomo ha stabilito nel tempo con l’ambiente naturale. Da una volontà di controllo sulla natura, da un addomesticamento spinto sino alla sua antropizzazione, si è passati a un approccio tendenzialmente opposto, d’integrazione nella progettazione del verde urbano di quegli aspetti d’imprevedibilità e spontaneità, che si ritrovano nella ciclicità naturale. E’ una sorta di progressiva presa di consapevolezza della corretta misura dell’uomo nei confronti dell’ambiente, approdata solo recentemente a un ambientalismo che utilizza il paesaggio urbano come un’opportunità educativa esperienziale.
Urban Space as Public Space / Il paesaggio urbano come spazio pubblico / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°161 anno XXIX 2018 novembre / dicembre(2018), pp. II-V.
Urban Space as Public Space / Il paesaggio urbano come spazio pubblico
Morone Alfonso
2018
Abstract
Il momento in cui l’uomo smise di essere nomade, un animale migratorio perennemente in marcia alla ricerca di prede e di migliori condizioni ambientali, si identifica con quella che resta una delle sue più straordinarie invenzioni, la città, e con essa del suo alter ego, la memoria dello stato naturale simulato all’interno del costruito nell’orto, nel giardino e poi nel parco urbano. A detta di Gilles Clément, uno dei più famosi paesaggisti mondiali, il primo giardino è quello che l’uomo realizzò proprio quando decise d’interrompere le sue peregrinazioni, trasformandosi in un essere stanziale. Da quel tempo iniziale la composizione degli spazi verdi all’interno della città si è evoluta secondo le stesse dinamiche di qualunque altro spazio pubblico pianificato, descrivendo la complessità e mutabilità del rapporto che l’uomo ha stabilito nel tempo con l’ambiente naturale. Da una volontà di controllo sulla natura, da un addomesticamento spinto sino alla sua antropizzazione, si è passati a un approccio tendenzialmente opposto, d’integrazione nella progettazione del verde urbano di quegli aspetti d’imprevedibilità e spontaneità, che si ritrovano nella ciclicità naturale. E’ una sorta di progressiva presa di consapevolezza della corretta misura dell’uomo nei confronti dell’ambiente, approdata solo recentemente a un ambientalismo che utilizza il paesaggio urbano come un’opportunità educativa esperienziale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.