L’Autore riporta la sua esperienza di insegnamento in M-DEA/01 con gli studenti delle professioni sanitarie della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II. Con una metodologia etnografica applicata alla pratica di tirocinio in reparto in un semestre dell’anno accademico e il ricorso a teorie e concetti dell’antropologia medica, è possibile, evidenziando limiti e difficoltà del modello biomedico, potenziare le loro capacità umane, relazionali e di cura. Gli studenti sono invitati a osservare come etnografi alcune interazioni cliniche e a trascriverle in protocolli narrativi, discussi poi in aula. Sono così stimolati a riflettere sulla propria dimensione corporea implicita nelle relazioni con i pazienti per tentare la ricomposizione del dualismo mente/corpo del modello biomedico e recuperare la dimensione storica, sociale, politica e culturale della malattia e dei corpi, promuovendo un “saper essere” che va a integrare i loro “sapere” e “saper fare” specifici. La metodologia proposta può risultare utile per il coinvolgimento personale che comporta, mostrando il potenziale formativo e trasformativo che una più ampia lettura di salute e malattia ha per chi si prepara a una professione di cura, anche in termini di pratiche sanitarie, garantendo, attraverso l’elaborazione della propria esperienza corporea, la promozione di un habitus alla relazione, efficace contrappeso alla pervasiva antropopoiesi programmata secondo il modello biomedico.

Osservare per apprendere: il contributo dell'antropologia medica nella (tras)formazione delle professioni sanitarie / Zito, Eugenio. - (2018), pp. 26-26. (Intervento presentato al convegno "Un'antropologia per capire, per agire, per impegnarsi". La lezione di Tullio Seppilli. tenutosi a Università degli Studi di Perugia nel 14-16/06/2018).

Osservare per apprendere: il contributo dell'antropologia medica nella (tras)formazione delle professioni sanitarie

Eugenio Zito
2018

Abstract

L’Autore riporta la sua esperienza di insegnamento in M-DEA/01 con gli studenti delle professioni sanitarie della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II. Con una metodologia etnografica applicata alla pratica di tirocinio in reparto in un semestre dell’anno accademico e il ricorso a teorie e concetti dell’antropologia medica, è possibile, evidenziando limiti e difficoltà del modello biomedico, potenziare le loro capacità umane, relazionali e di cura. Gli studenti sono invitati a osservare come etnografi alcune interazioni cliniche e a trascriverle in protocolli narrativi, discussi poi in aula. Sono così stimolati a riflettere sulla propria dimensione corporea implicita nelle relazioni con i pazienti per tentare la ricomposizione del dualismo mente/corpo del modello biomedico e recuperare la dimensione storica, sociale, politica e culturale della malattia e dei corpi, promuovendo un “saper essere” che va a integrare i loro “sapere” e “saper fare” specifici. La metodologia proposta può risultare utile per il coinvolgimento personale che comporta, mostrando il potenziale formativo e trasformativo che una più ampia lettura di salute e malattia ha per chi si prepara a una professione di cura, anche in termini di pratiche sanitarie, garantendo, attraverso l’elaborazione della propria esperienza corporea, la promozione di un habitus alla relazione, efficace contrappeso alla pervasiva antropopoiesi programmata secondo il modello biomedico.
2018
Osservare per apprendere: il contributo dell'antropologia medica nella (tras)formazione delle professioni sanitarie / Zito, Eugenio. - (2018), pp. 26-26. (Intervento presentato al convegno "Un'antropologia per capire, per agire, per impegnarsi". La lezione di Tullio Seppilli. tenutosi a Università degli Studi di Perugia nel 14-16/06/2018).
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