La tomba di re Roberto d’Angiò, eretta alle spalle dell’altare maggiore della chiesa francescana di Santa Chiara a Napoli tra il 1343 e il 1346 circa, occupa un posto di rilevo nella scultura funeraria europea. Le dimensioni imponenti e la qualità dei rilievi le hanno garantito una fortuna costante nella storiografia artistica, ma l’interesse per il monumento risiede soprattutto sulla sua articolata struttura e complessa iconografia, frutto di un meditato programma figurativo destinato a celebrare le virtù e la sapienza del sovrano. Raccogliendo gli spunti offerti di recente dalla critica, in questo articolo si propone una lettura iconografica dell’opera, in base a testimonianze letterarie e visive che consentono di ricostruirlo in ogni dettaglio, nonostante la quasi totale distruzione in seguito ai bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale. Nella prima parte si esaminano i documenti superstiti, che offrono informazioni sull’organizzazione del cantiere, i costi e la cronologia dei lavori. Nella seconda parte si analizzano la struttura e l’iconografia della tomba. Le virtù cariatidi riprendono un consolidato modello già diffuso a Napoli dallo scultore senese Tino di Camaino. Il rigoroso ordine gerarchico in cui sono disposte rispecchia l’ideologia del potere regale nella trattatistica tardo-medievale, con particolare riferimento al De regimine principum di Egidio Romano. Nel sarcofago, un complesso programma genealogico-dinastico intende ribadire la legittima successione al trono della nipote Giovanna, contro le pretese del ramo ungherese della dinastia. Nella camera funebre è raffigurata la salma del defunto, sepolto col saio francescano, ed è esaltata la sapienza terrena del sovrano, simboleggiata dalle Sette Arti Liberali che ne piangono il feretro, un hapax nell’iconografia funeraria medievale che riprende un soggetto già collegato all’immagine del sovrano, sia nella trattatistica, sia nell’illustrazione libraria. Al centro del monumento, l’immagine di Roberto in trono che riceve l’omaggio dei dignitari ne esalta la regalità, ribadendone l’appartenenza alla beata stirps angioina, simboleggiata dalle immagini dei santi del casato, Ludovico e Luigi IX, re di Francia. Nella Commendatio animae è infine raffigurato il destino ultraterreno del defunto, accompagnato in paradiso dagli angeli e dai santi Francesco e Chiara, fondatori degli ordini da lui favoriti in vita. Il Cristo giudice raffigurato sul timpano e lo stuolo di santi, apostoli e profeti che abitano i pilastri del baldacchino ricordano che il sovrano è già partecipe della salvezza eterna, secondo la teoria della visione beatifica, esposta dallo stesso Roberto in un trattato teologico sull’argomento.

Osservazioni sulla struttura e l’iconografia della tomba di re Roberto d’Angiò in Santa Chiara a Napoli / D'Ovidio, Stefano. - In: HORTUS ARTIUM MEDIEVALIUM. - ISSN 1330-7274. - 21:(2015), pp. 92-112.

Osservazioni sulla struttura e l’iconografia della tomba di re Roberto d’Angiò in Santa Chiara a Napoli

Stefano D'Ovidio
2015

Abstract

La tomba di re Roberto d’Angiò, eretta alle spalle dell’altare maggiore della chiesa francescana di Santa Chiara a Napoli tra il 1343 e il 1346 circa, occupa un posto di rilevo nella scultura funeraria europea. Le dimensioni imponenti e la qualità dei rilievi le hanno garantito una fortuna costante nella storiografia artistica, ma l’interesse per il monumento risiede soprattutto sulla sua articolata struttura e complessa iconografia, frutto di un meditato programma figurativo destinato a celebrare le virtù e la sapienza del sovrano. Raccogliendo gli spunti offerti di recente dalla critica, in questo articolo si propone una lettura iconografica dell’opera, in base a testimonianze letterarie e visive che consentono di ricostruirlo in ogni dettaglio, nonostante la quasi totale distruzione in seguito ai bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale. Nella prima parte si esaminano i documenti superstiti, che offrono informazioni sull’organizzazione del cantiere, i costi e la cronologia dei lavori. Nella seconda parte si analizzano la struttura e l’iconografia della tomba. Le virtù cariatidi riprendono un consolidato modello già diffuso a Napoli dallo scultore senese Tino di Camaino. Il rigoroso ordine gerarchico in cui sono disposte rispecchia l’ideologia del potere regale nella trattatistica tardo-medievale, con particolare riferimento al De regimine principum di Egidio Romano. Nel sarcofago, un complesso programma genealogico-dinastico intende ribadire la legittima successione al trono della nipote Giovanna, contro le pretese del ramo ungherese della dinastia. Nella camera funebre è raffigurata la salma del defunto, sepolto col saio francescano, ed è esaltata la sapienza terrena del sovrano, simboleggiata dalle Sette Arti Liberali che ne piangono il feretro, un hapax nell’iconografia funeraria medievale che riprende un soggetto già collegato all’immagine del sovrano, sia nella trattatistica, sia nell’illustrazione libraria. Al centro del monumento, l’immagine di Roberto in trono che riceve l’omaggio dei dignitari ne esalta la regalità, ribadendone l’appartenenza alla beata stirps angioina, simboleggiata dalle immagini dei santi del casato, Ludovico e Luigi IX, re di Francia. Nella Commendatio animae è infine raffigurato il destino ultraterreno del defunto, accompagnato in paradiso dagli angeli e dai santi Francesco e Chiara, fondatori degli ordini da lui favoriti in vita. Il Cristo giudice raffigurato sul timpano e lo stuolo di santi, apostoli e profeti che abitano i pilastri del baldacchino ricordano che il sovrano è già partecipe della salvezza eterna, secondo la teoria della visione beatifica, esposta dallo stesso Roberto in un trattato teologico sull’argomento.
2015
Osservazioni sulla struttura e l’iconografia della tomba di re Roberto d’Angiò in Santa Chiara a Napoli / D'Ovidio, Stefano. - In: HORTUS ARTIUM MEDIEVALIUM. - ISSN 1330-7274. - 21:(2015), pp. 92-112.
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